Il concetto di Corporate Governance ha vissuto negli anni una profonda trasformazione, evolvendosi da un sistema orientato principalmente alla protezione degli investitori a un modello che incorpora la sostenibilità, la resilienza e il coinvolgimento più attivo di una pluralità di stakeholder.
Gli obiettivi principali della corporate governance
Questo nuovo paradigma riflette la crescente consapevolezza che le imprese, in quanto attori chiave della società, hanno responsabilità che vanno oltre la semplice generazione di rendimenti finanziari. Esse sono chiamate a contribuire attivamente al benessere delle comunità, alla tutela dell’ambiente e alla promozione dei diritti umani, pur in un contesto spesso caratterizzato da visioni contrapposte e posizioni divergenti (Smith, 2023).
I Principi OCSE di Corporate Governance, aggiornati di recente, rappresentano una guida fondamentale per orientare le imprese in questa direzione. Tra gli obiettivi principali emerge la necessità di costruire sistemi di governance in grado di anticipare e gestire i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG), integrando resilienza e sostenibilità.
Per affrontare queste trasformazioni, emergono tre nuovi pilastri fondamentali della corporate governance moderna e digitale: Dati, Disclosure, Dialogo
La nuova centralità dei dati nella corporate governance
I dati rappresentano il cuore pulsante delle decisioni aziendali. Non è più sufficiente affidarsi ai tradizionali indicatori finanziari; le imprese, piccole o grandi che siano, devono integrare nelle loro strategie un’ampia gamma di metriche non finanziarie, in particolare quelle legate agli indicatori ambientali, sociali e di governance.
L’integrazione dei criteri ESG
L’integrazione dei criteri ESG L’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle strategie aziendali non è un semplice obbligo normativo, ma una scelta strategica per costruire valore sostenibile. Investire in ESG significa dotarsi di una bussola per navigare le sfide globali, migliorare la resilienza aziendale e attirare investitori sempre più attenti alla sostenibilità. I dati ESG, se gestiti con trasparenza e affidabilità, non solo riducono i rischi, ma diventano un vantaggio competitivo, influenzando le decisioni aziendali e aumentando la fiducia degli stakeholder. L’ESG è dunque molto più di un costo: è un’assicurazione per il futuro.
Le sfide dei dati ESG: trasparenza e affidabilità
I rating ESG, sempre più utilizzati dagli investitori per valutare le performance sostenibili delle aziende, presentano tuttavia alcune criticità che ne complicano l’uso. Tra i problemi principali emergono le divergenze nelle metodologie (Berg et al., 2022):
- Divergenza di ambito: alcune agenzie includono fattori come il lobbying, mentre altre li escludono, portando a valutazioni differenti.
- Divergenza di misurazione: lo stesso indicatore, come il turnover dei dipendenti, può essere valutato con metodologie diverse, generando risultati non confrontabili.
- Divergenza di peso: l’importanza attribuita ai vari indicatori varia, creando discrepanze nei punteggi finali.
Queste incoerenze minano la fiducia degli investitori e limitano l’efficacia dei rating come strumenti decisionali. Per affrontare tali criticità, è fondamentale che i fornitori di rating adottino metodologie chiare, trasparenti e condivise, eliminando possibili conflitti di interesse. Questo è particolarmente importante poiché i rating ESG giocano un ruolo cruciale nel funzionamento dei mercati dei capitali, influenzando la percezione degli investitori e il successo dei prodotti di investimento sostenibile.
Rating ESG e nuove normative Ue
Le nuove normative europee mirano a migliorare la trasparenza, l’affidabilità e l’integrità dei rating ESG. In particolare, i fornitori di rating ESG stabiliti nell’Unione Europea dovranno ottenere l’autorizzazione dall’Autorità Europea degli Strumenti Finanziari e dei Mercati (ESMA), essere sottoposti alla sua vigilanza e rispettare rigorosi obblighi di trasparenza. Questi includono la divulgazione della metodologia utilizzata e delle fonti di informazione impiegate. Inoltre, i fornitori di rating ESG devono garantire rating indipendenti, imparziali, sistematici e di qualità, adottando requisiti organizzativi per prevenire e gestire conflitti di interesse.
L’intelligenza artificiale nella governance
L’Intelligenza Artificiale (AI) sta rivoluzionando la Corporate Governance, offrendo strumenti avanzati per affrontare la crescente complessità del contesto aziendale. Come sostenuto in recenti articoli, l’AI consente di analizzare grandi quantità di dati in modo rapido e preciso, trasformando il processo decisionale da reattivo a proattivo. Grazie alle sue capacità predittive, l’AI aiuta i consigli di amministrazione a identificare trend e rischi futuri, come cambiamenti economici, normativi o di mercato, consentendo interventi tempestivi e strategici. Non solo. Automatizzando attività ripetitive come la gestione documentale e la redazione di report, l’AI libera tempo prezioso per i membri del consiglio, permettendo loro di concentrarsi su decisioni strategiche.
Inoltre, i sistemi di analisi documentale basati sull’AI migliorano la qualità delle decisioni, garantendo al contempo la conformità normativa e l’accesso immediato alle informazioni chiave.
Sfide etiche nell’adozione dell’IA
L’adozione dell’AI porta con sé non solo opportunità, ma anche importanti sfide etiche. La crescente autonomia dell’AI nei processi decisionali solleva questioni di trasparenza, responsabilità e possibili pregiudizi nei dati o negli algoritmi. È essenziale sviluppare linee guida che garantiscano un utilizzo etico dell’AI, mantenendo il controllo umano centrale e assicurando che queste tecnologie siano allineate ai valori sociali e agli obiettivi aziendali. Sempre più imprese riconoscono che l’uso dell’IA potrebbe comportare rischi reputazionali e sollevare questioni etiche. Queste preoccupazioni si aggiungono a quelle già esistenti relative alla sicurezza dei dati, alla privacy e alla conformità normativa (Deloitte e USC Marshall School of Business Peter Arkley Institute for Risk Management, 2023).
Il capitale umano: opportunità da non trascurare
Accanto alle tecnologie, le competenze umane restano un elemento cruciale per sfruttare al meglio l’AI. Nel rapporto CFO Signals di Deloitte, il 60% dei Chief Financial Officer ha sottolineato l’importanza di attrarre talenti con competenze in Generative AI nei prossimi due anni. Tuttavia, sono ancora poche le ricerche che stanno affrontando attivamente questa sfida e c’è un forte rischio legato alla difficoltà di attrarre e trattenere personale qualificato in questo ambito. Quasi la metà (48%) dei CFO intervistati considera l’adozione dell’AI Generativa come una delle principali minacce interne, in linea con preoccupazioni legate alla carenza di competenze e ai rischi di esecuzione.
Disclosure: la trasparenza al centro della governance
La trasparenza rappresenta uno dei pilastri fondamentali della governance aziendale, e l’introduzione di normative come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) ne sottolinea ulteriormente l’importanza. Le aziende sono chiamate a comunicare con chiarezza e comparabilità gli impatti ambientali, sociali e di governance, ma per rispondere pienamente a questa sfida il reporting non può essere ridotto a un semplice obbligo normativo. Deve diventare uno strumento strategico che rifletta i valori aziendali e fornisca una visione coerente delle strategie e delle performance, costruendo fiducia e credibilità nei confronti degli stakeholder.
Per raggiungere questo obiettivo, è cruciale che le imprese adottino strumenti tecnologici avanzati, in grado di automatizzare e semplificare il processo di gestione e rendicontazione dei dati ESG, garantendo al contempo la conformità agli standard normativi. Al tempo stesso, è necessario sviluppare un sistema integrato per raccogliere, consolidare e armonizzare i dati ESG provenienti da diverse fonti interne ed esterne, assicurandone la coerenza, la tracciabilità e la trasparenza.
Il rischio di ESG washing
Senza però incorrere in rischi e fenomeni di “washing” (greenwashing, pinkwashing, rainbow washing) o di ESG Washing, che descrive le pratiche aziendali volte a presentare un’adesione apparente ai valori ambientali, sociali e di governance senza un reale impegno concreto. Questo fenomeno rappresenta un rischio significativo nel contesto della sostenibilità aziendale, poiché può fuorviare gli stakeholder e compromettere la fiducia nel sistema economico.
L’ESG Washing si manifesta in modo complesso e sfaccettato, rendendo difficile per i consumatori, gli investitori e le autorità regolatorie distinguere tra pratiche autentiche e operazioni di facciata. Come evidenziato dalla letteratura (Lagasio, 2024), il contrasto a questo fenomeno richiede un’attenzione costante, valutazioni rigorose e un monitoraggio continuo.
Per allontanarsi dall’ESG Washing, le imprese devono adottare una comunicazione trasparente e supportata da dati verificabili. Ciò include:
- Fornire informazioni complete e bilanciate, includendo anche eventuali criticità.
- Rilasciare report certificati e verificati da organismi indipendenti.
- Evitare claim generici, concentrandosi su risultati misurabili e concreti.
- Investire in azioni rilevanti che affrontino i problemi sistemici, piuttosto che limitarsi a interventi marginali.
Dialogo: il cuore della governance responsabile
Il dialogo tra imprese e azionisti è diventato un elemento cruciale, riconosciuto come una best practice nelle moderne strategie di corporate governance. Questo processo di engagement rappresenta un pilastro fondamentale per comprendere le esigenze e le aspettative degli stakeholder, contribuendo a promuovere il successo sostenibile dell’impresa (Cucari, 2018; Esposito De Falco et al., 2018).
Gli investitori istituzionali, sempre più consapevoli delle sfide globali, chiedono trasparenza e azioni concrete per affrontare temi cruciali come la sostenibilità ambientale, il rispetto dei diritti umani e la diversità. Allo stesso tempo, dipendenti, clienti e comunità locali esigono che le aziende assumano un ruolo attivo nel generare impatti positivi e nel rispondere a questioni che vanno oltre la sfera strettamente economica.
Un dialogo efficace, tuttavia, non può essere lasciato al caso: richiede strutture, strategie e processi chiari. Iniziative come quelle promosse da SHARE, che supporta investitori istituzionali nella gestione responsabile dei loro asset, dimostrano che un engagement ben pianificato non solo rafforza la fiducia, ma contribuisce anche a risultati concreti per la sostenibilità. La Investor Alliance for Human Rights è una piattaforma globale di azione collettiva che mira a promuovere pratiche di investimento responsabili, basate sul rispetto dei diritti umani fondamentali.
Questa iniziativa no-profit, supportata da oltre 240 membri tra investitori istituzionali, fondi pensione, fondazioni, organizzazioni religiose e gestori patrimoniali, rappresenta un patrimonio gestito complessivo superiore a 14 trilioni di dollari in 21 paesi. La missione della piattaforma è duplice: da un lato, rafforzare il ruolo degli investitori come attori responsabili nel panorama globale; dall’altro, guidare le aziende verso condotte che rispettino i diritti umani e promuovano la sostenibilità a lungo termine. Attraverso il dialogo e il coordinamento, l’Alleanza rappresenta un punto di riferimento per creare un ecosistema più equo nel rapporto tra business e società.
I tre fronti principali della Investor Alliance for Human Rights
La Investor Alliance for Human Rights agisce su tre fronti principali:
- Supporto agli investitori: fornisce strumenti e risorse pratiche per integrare standard di sostenibilità e responsabilità lungo tutto il ciclo di investimento.
- Engagement con le aziende: facilita il dialogo diretto con le società in portafoglio per migliorare le loro pratiche in ambito di diritti umani.
- Advocacy e politiche pubbliche: collabora con regolatori e organismi di standardizzazione per promuovere normative che incentivino comportamenti aziendali responsabili.
Per le imprese, soprattutto quotate, questo tipo di dialogo rappresenta un’opportunità per costruire relazioni solide con gli investitori e per consolidare la propria reputazione. La capacità di ascoltare e rispondere in modo mirato alle preoccupazioni degli stakeholder permette di prevenire rischi reputazionali e di anticipare criticità che potrebbero avere un impatto significativo sulla performance aziendale. Non si tratta solo di reagire alle richieste degli investitori, ma di instaurare un canale di comunicazione aperto e continuo, in grado di integrare le aspettative di una molteplicità di stakeholder nelle strategie aziendali.
L’efficacia di questo processo si basa su due elementi fondamentali: una chiara definizione delle priorità e un approccio personalizzato. Per le imprese, è essenziale identificare gli shareholder e stakeholder strategici, che possono includere i principali azionisti per dimensione della partecipazione, ma anche quelli più vocali su tematiche ESG. Non è raro che un investitore apparentemente secondario eserciti un’influenza rilevante su questioni chiave, mobilitando anche altri attori e attirando l’attenzione mediatica. L’impresa deve quindi essere pronta ad ascoltare e, soprattutto, a rispondere con azioni concrete che dimostrino coerenza rispetto agli impegni presi.
Un ulteriore aspetto cruciale riguarda la capacità di adattarsi alle esigenze specifiche di ogni interlocutore. Ogni investitore ha priorità diverse, così come modalità preferite per il dialogo. Alcuni potrebbero richiedere incontri periodici e aggiornamenti dettagliati, altri potrebbero preferire un’interazione più flessibile o informale. Per questo motivo, è importante che l’azienda sviluppi una strategia di engagement su misura, capace di rispondere sia alle aspettative degli investitori istituzionali, sia a quelle di stakeholder meno attivi ma comunque rilevanti.
La chiave del successo di un buon dialogo
Tanto per le imprese quanto per gli investitori, la chiave del successo di un buon dialogo risiede nell’approccio organizzato e sistematico. È fondamentale definire regole interne per gestire il dialogo, creando procedure che favoriscano il coordinamento tra funzioni aziendali, top management e quando necessario direttamente i membri del consiglio di amministrazione. Questo approccio garantisce che il dialogo non sia solo un esercizio di facciata, ma un elemento strategico che influisce positivamente sulle decisioni aziendali.
Benefici tangibili di un engagement strutturato
Un engagement strutturato offre benefici tangibili per tutte le parti coinvolte. Da un lato, gli investitori possono monitorare le azioni dell’azienda e promuovere pratiche sostenibili, rafforzando la propria fiducia nella capacità della società di generare valore nel lungo termine. Dall’altro, le imprese possono migliorare la propria reputazione, ridurre i rischi e allineare le proprie strategie alle aspettative di un mercato sempre più attento alla responsabilità sociale e ambientale. In un mondo in cui le sfide globali richiedono soluzioni condivise, il dialogo tra imprese e stakeholder non è solo una scelta, ma un imperativo strategico.
Evoluzione dei Cda: tre principi alla base della corporate governance del futuro
I membri del consiglio di amministrazione dovrebbero agire in maniera pienamente informata, in buona fede, con la dovuta diligenza e attenzione, e nell’interesse della società e degli azionisti, tenendo conto degli interessi degli stakeholder. Questo principio enuncia due elementi chiave del dovere fiduciario dei membri del consiglio: il dovere di cura e il dovere di lealtà. Il dovere di cura richiede che i membri del consiglio agiscano in maniera pienamente informata, in buona fede, con la dovuta diligenza e attenzione. Il dovere di lealtà è di fondamentale importanza, poiché sostiene l’efficace implementazione di altri principi relativi, ad esempio, al trattamento equo degli azionisti, al monitoraggio delle operazioni con parti correlate e alla definizione della politica di remunerazione per i dirigenti chiave e i membri del consiglio di amministrazione.
Tuttavia, la loro interpretazione deve evolvere per abbracciare le complessità odierne. Non basta più agire in buona fede e con diligenza: i membri del consiglio devono anche acquisire competenze specifiche, come quelle relative ai rischi ESG e alla governance digitale. La trasparenza nelle decisioni, supportata da un utilizzo etico dei dati e delle tecnologie, è altrettanto essenziale per mantenere la fiducia degli stakeholder.
Ecco, dunque, tre principi che potranno guidare la corporate governance del futuro:
Governance digitale come analisi predittiva
Una governance digitale basata sui dati si fonda su un’architettura robusta che garantisca sicurezza, qualità e accessibilità delle informazioni in tempo reale, consentendo decisioni rapide e informate. Attraverso l’analisi avanzata e predittiva, i dati vengono trasformati in insight concreti per individuare rischi e opportunità. Integrandoli nei processi decisionali a tutti i livelli, l’azienda può gestire in modo proattivo e strategico le sfide dell’era digitale, rafforzando resilienza e valore.
Composizione del Consiglio e competenze digitali
Il consiglio deve includere competenze specifiche in tecnologia, cybersecurity e gestione digitale, integrate con quelle tradizionali. È fondamentale che le imprese si impegnino in una disclosure chiara e trasparente riguardo le competenze digitali dei membri del consiglio. Questo tipo di trasparenza non solo aiuta a rafforzare la fiducia degli stakeholder, ma assicura anche che l’azienda possieda le competenze necessarie per affrontare le sfide della trasformazione digitale e le minacce emergenti
Personalizzare la comunicazione in base alle preferenze degli azionisti
La tecnologia offre strumenti avanzati per instaurare un dialogo costante e personalizzato con gli azionisti, andando oltre il tradizionale scambio annuale. Attraverso piattaforme digitali interattive, come portali sicuri e applicazioni dedicate, è possibile fornire aggiornamenti in tempo reale, integrare contenuti multimediali e offrire un’esperienza di voto semplice e intuitiva.