prossimo decreto

I nuovi incentivi 4.0 all’industria, cosa bolle nella pentola di Draghi

In arrivo un decreto che risponde alle richieste dell’Europa e rivede Transizione 4.0 limitando gli incentivi sui macchinari, favorendo con aliquote più alte gli incentivi tecnologici. Ecco perché e i chiarimenti che le aziende attendono

Pubblicato il 26 Feb 2021

Gianni Potti

Presidente Fondazione Comunica e founder DIGITALmeet

industria industry

Con tutti i condizionali del caso serve, urgente, da parte del Governo appena insediatosi una correzione pesante al piano degli incentivi presentati dall’Italia con Transizione 4.0. E in effetti una correzione sarebbe già in arrivo, secondo alcune indiscrezioni del settore.

La direzione ce la dà l’Europa.

Che ci chiede l’Europa su Industria 4.0

L’Europa dice che vanno limitati e ridotti gli incentivi ai macchinari tradizionali, e viceversa introdotte aliquote più alte per quelli tecnologici. Concetto che la Commissione UE sostiene da sempre, che noi sosteniamo fin dall’inizio del 4.0, ma che con visione della vecchia ferriera, tipicamente italica spinge l’Italia, il Governo, la stessa Confindustria a non capire come il 4.0 sia imperniato sul digitale, integrato con i macchinari, per intervenire nel processo produttivo dell’impresa. Ma quello che fa la differenza è l’investimento nel digitale e non sui macchinari.

Salvo alcune figure illuminate vallo a spiegare ai nostri metalmeccanici…

La nuova visione da 6,7 miliardi

Per fortuna c’è l’Europa che ci obbliga a definire determinati parametri e quindi Transizione Digitale 4.0, arriverebbe alle modifiche nel decreto ristori (in approvazione in Consiglio dei Ministri la prossima settimana?) con pacchetto da 6,7 miliardi.

Pertanto, su precisa richiesta della Commissione UE, cambierebbe lo schema degli incentivi. Si parla di circa 6,7 miliardi di euro da correggere: limitando gli incentivi sui macchinari, favorendo con aliquote più alte gli incentivi tecnologici. Staremo a vedere nelle prossime ore questo cambio in corsa da Stefano Patuanelli a Giancarlo Giorgetti cosa produrrà. Quel che trapela dal MISE è che l’intervento deve essere fatto in fretta, perché si tratta di stanziamento messo in legge di bilancio e tra l’altro da chiarire alcune interpretazioni sul funzionamento delle stesse agevolazioni previste.

I nuovi incentivi 4.0

Sempre secondo i rumors di Palazzo, come dicevamo, sostanzialmente cambierebbero il peso e le proporzioni dei vari incentivi per il 4.0.

Il Sole 24 ore ipotizza: “Il credito d’imposta per i beni strumentali digitali dovrebbe vedere confermata la maggiorazione al 50% anche nel 2022 allo schema della legge di bilancio, e la differenza da colmare sarebbe adesso di circa 6,7 miliardi. In linea con le richieste della Commissione europea, cala sensibilmente la quota assegnata ai beni strumentali tradizionali (l’ex superammortamento), più che a compensare l’aumento delle aliquote che agevolano invece i beni tecnologicamente avanzati (ex iperammortamento).

Le modifiche dovrebbero avere carattere retroattivo, coprendo anche investimenti effettuati a partire dal 16 novembre 2020, data in cui scattava il piano previsto dalla legge 4,1 bilagekio. Il credito d’imposta del lo% per i beni strumentali tradizionali dovrebbe essere rinnovato solo per il 2021 e non più anche per il 2022. Di contro, il credito d’imposta per i beni strumentali materiali digitali dovrebbe vedere confermata la maggiorazione al 5o% anche nel 2022.

Tra le altre novità: per i software 4.0 aliquota che sale dal 20% dal 25%, per i software tradizionali invece dal 10 al 15% al pari dei dispositivi per lo smart working.

I chiarimenti attesi

Nel decreto sarà probabilmente chiarito il perimetro di applicazione delle norme inserite nella legge di bilancio: riguarderebbero infatti solo investimenti effettuati dal 16 novembre 2020 fino al 31 dicembre 2022 (con coda al 30 giugno 2023 se c’è un acconto pari ad almeno il 20%).

Ma se l’investimento è stato programmato prima del 16 novembre 2020, con ordine accettato e versamento di un acconto pari ad almeno il 20%, valgono le vecchie aliquote della legge 160/19.

Chiarimenti sono attesi nel provvedimento anche per quanto riguarda l’importo massimo di beneficio annuo per il credito d’imposta sui software e in relazione ai beni che rientrano nell’agevolazione maggiorata per processi di smart working”

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