Il trend di crescita del mercato dell’Intelligenza Artificiale era già chiaro da tempo, ma ultimamente stiamo assistendo ad un’accelerazione davvero notevole. Assintel Report, infatti, stimava un valore complessivo di circa 860 milioni di euro nel 2021, proiettato a 1,4 miliardi di euro nel 2023. Ma tutto ciò prima dell’esplosione di ChatGPT.
D’altronde l’innovazione è fatta così: si parte da una sparuta enclave di sperimentatori, per poi far scoppiare la frenesia nel momento in cui sul mercato compaiono soluzioni che danno davvero un valore aggiunto. Siamo già alla quarta release di ChatGPT, mentre il sistema delle startup innovative sta macinando sistemi ancora più performanti e mentre le big tech stesse stanno correndo ai ripari. Ciò cosa significa?
L’IA generativa farà bene a professionisti e pmi? Entusiasti contro cauti
L’accelerazione dell’AI in Italia
Che il mercato dell’offerta è in piena accelerazione; e che le aziende della domanda stanno metabolizzando l’esistenza di una nuova tecnologia che potrebbe incidere davvero e in modo non previsto sui loro processi.
Ecco perché le previsioni di qualche mese fa sono verosimilmente molto più conservative di quello che ci aspetta nel breve. L’Intelligenza Artificiale si è rapidamente “democratizzata” e allo stesso tempo semplificata, per cui ad oggi anche chi non ha specifiche competenze tecniche può approcciarla e utilizzarla per efficientare determinati processi aziendali fuori dalle stanze dell’IT.
Ovviamente, questi dati devono servire a spronare un miglioramento sempre maggiore; l’intelligenza artificiale può rappresentare una grande opportunità, in questo senso, essendo un sistema in grado di migliorare l’efficienza e la produttività delle imprese e di generare nuove opportunità di business. Tuttavia, l’uso dell’AI in Italia è ancora relativamente limitato, soprattutto per le micro, piccole e medie imprese: solo circa il 5% delle aziende in Italia ha attivato o pianificato un investimento nelle nuove piattaforme, con un sostanziale orientamento da parte del segmento delle grandi imprese, dove la percentuale si avvicina al 30%. Vedremo nei prossimi mesi come varieranno questi valori e in che modo incideranno le scelte delle PMI.
Punti d’attenzione: competenze, bilanciamento “etico”, normativa
Il primo vero ostacolo, oggi, a un’ulteriore accelerazione del processo non è la tecnologia ma il mindset e le competenze. Bisogna formare le persone on-the-job in questo momento, nell’immediato, mentre università e centri di ricerca devono saper adattare i percorsi formativi per le nuove figure professionali essenziali oggi e nel prossimo futuro, mentre le istituzioni o i potenziali committenti, aziende ma anche istituzioni pubbliche, devono adeguarsi e rendersi disponibili a supportare la formazione dei nuovi ruoli.
Il secondo ostacolo, invece, riguarda il “lato oscuro” dell’AI, che così come qualunque tecnologia esiste laddove incide su aspetti legati alle persone. Qui si aprono temi etici ed operativi allo stesso modo. Ad esempio: come correggere i bias culturali impliciti nell’apprendimento di una AI attraverso dati storici?
Ed infine, a cappello di tutto troviamo anche l’aspetto normativo, al quale l’Unione Europea ha dato un’accelerazione attraverso l’AI Act, che nasce proprio per creare un framework sicuro entro cui muoversi.
I vantaggi dell’Intelligenza Artificiale per le PMI
In anni così densi di trasformazioni – ecologica, economica e sociale – il risparmio di risorse, di tempo, di spazio, di materie prime, è un imperativo categorico che accomuna aziende di ogni dimensione, trasversalmente per settore.
L’intelligenza artificiale può offrire diverse opportunità alle piccole e medie imprese proprio nell’ottica di migliorare la loro efficienza, produttività e competitività, ad esempio:
- Automatizzando i processi, quelli più ripetitivi, per ridurne l’onere sul personale. Ad esempio, l’automazione dei processi di produzione, di elaborazione dei dati e di gestione della logistica può consentire alle PMI di risparmiare tempo e risorse preziose;
- Analisi dei dati, consentendo di agire su grandi quantità di informazioni per fornire insight utili e azionabili. Ad esempio, le PMI possono utilizzare l’AI per analizzare i dati sui clienti e sulle vendite per identificare tendenze e opportunità di mercato;
- Personalizzazione dell’esperienza del cliente, ricollegandosi al punto precedente, analizzare i dati dei clienti può essere cruciale per fornire raccomandazioni personalizzate basate sui loro interessi e comportamenti;
- Ottimizzazione dei processi di marketing, dato che le PMI possono utilizzare l’AI per identificare i canali di marketing più efficaci e migliorare la loro strategia, ottimizzando budget e risultati;
- Gestione del magazzino e della logistica, tanto per e-commerce quanto per realtà specializzate nel trasporto, i modelli di AI possono servire a ottimizzare lo stoccaggio delle merci, la pianificazione dei trasporti e i costi di spedizione.
Urgenza di innovare: il ruolo delle piccole imprese dell’offerta
Se l’AI sta uscendo dalle retrovie dei reparti R&D e diventa pratica, a maggior ragione si fa sentire l’urgenza di innovare, sia per le large corporate sia per le PMI, per mantenersi al passo con i tempi e riuscire a porsi come player competitivi su un mercato dinamico. Qui si aprono due temi importanti, uno di tipo culturale, l’altro di business.
Il tema culturale parla alle aziende della domanda: come Assintel sentiamo di avere un ruolo anche di “business translator”, di semplificatori di messaggi, per rendere le tecnologie accessibili anche ai non-tecnici e farne comprendere la reale utilità per il business delle imprese. Questo sforzo va fatto in primis dalle aziende dell’Offerta, tradizionalmente centrate sulla tecnologia, che ancor di più devono imparare a parlare un linguaggio vicino a quello dei clienti, spostando l’accento sui bisogni e i risultati di business che abilitano nei loro clienti.
Il tema di business parte invece dagli Operatori ICT. Come sappiamo, il nostro tessuto imprenditoriale è costituito per la maggior parte da piccole imprese, e questo vale ancor di più per le tecnologie d’avanguardia. Se è vero che spesso le innovazioni arrivano da loro, è altrettanto vero che il loro successo è correlato con la capacità di fare rete. Le startup innovative sono in qualche modo una R&D per le mPMI, e le mPMI fra di loro sono una rete che funge da antidoto al servaggio verso il predominio delle big tech. È proprio qui che entra in gioco il ruolo di Assintel come associazione imprenditoriale: attraverso i suoi Gruppi di Lavoro, mette in contatto gli Operatori – di tutte le dimensioni – sotto il più grande ombrello associativo, creando quegli ecosistemi tematici che abilitano sinergie, attivano progetti, catalizzano investimenti.
Questi diventano volano anche per poter partecipare a contesti più vasti: a livello europeo, ci sono progetti finanziati (i cosiddetti EDIH) che uniscono centri universitari, aziende e utenti finali, creando collaborazioni e filiere sul territorio, al fine di generare un valore che esula dal fatturato della singola impresa e si amplia ad un afflato collettivo, in cui l’Intelligenza Artificiale contribuisce al miglioramento della società tutta.