legge di bilancio

Industria 4.0, perché il Governo rischia di scoraggiare gli investimenti

Il combinato disposto tra i controlli dell’agenzia delle entrate sui progetti 4.0 e gli inasprimenti delle sanzioni penali per i grandi evasori con l’abbassamento delle soglie rischia di trasformare una buona misura per la crescita in un incentivo alla descrescita. Vediamo perché

Pubblicato il 09 Dic 2019

Alvise Biffi

consigliere della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi

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Il giusto tentativo del governo di rianimare industria 4.0 con un apprezzabile “mea culpa” e attraverso il lifting del credito d’imposta nasconde alcune insidie tecniche e soprattutto ha il suo più grande nemico direttamente in “famiglia”.

Credito d’imposta e (in)certezza delle regole

Ma partiamo dall’inizio. Dopo anni di posizioni antimpresa e una pressione fiscale diretta superiore al 40% cui si aggiunge una tassa “occulta” pari al 4% del fatturato per le PMI (dati osservatorio sulla semplificazione Assolombarda) che si chiama tempo dedicato dalle imprese per assolvere procedure legate alla burocrazia, finalmente – con il Piano Industria 4.0 – si era vista una misura coraggiosa di politica industriale e sostegno all’innovazione. E infatti le imprese hanno risposto con importanti investimenti.

Passare al credito d’imposta sicuramente aiuta per rapidità e semplicità di utilizzo le PMI ed è molto più appealing a chi ha difficoltà di cassa perché diventa una misura immediatamente compensabile con le uscite fiscali in F24 piuttosto che una misura a bilancio, tuttavia è l’ennesima dimostrazione che in Italia la vita per le imprese è molto dura, perché le regole cambiano ogni anno e l’incertezza resta il nemico numero uno per chi vuole investire e realizzare i propri progetti di sviluppo e innovazione.

Inoltre a credito d’imposta ci sono già la ricerca e sviluppo e la formazione. Questa forma di supporto può essere efficace anche per sostenere industria 4.0, sempre che non tolga la cumulabilità dei vantaggi. I vantaggi derivanti dal credito di imposta su ricerca e sviluppo incidono infatti sull’assorbimento del “de minimis” che per vincolo europeo non può superare i 200 mila euro.

Quindi se il de minimis viene sostanzialmente assorbito interamente da questi crediti significa non poter attingere alle opportunità previste dalle misure di finanziamento ad esso soggetti andando a togliere un’altra fonte importante di sostegno. In sintesi dietro un’idea “nobile” di avvicinamento della misura verso le imprese più piccole e con maggiori difficoltà di cassa, senza le dovute attenzioni tecniche si rischia di passare da 2 pozzi a cui attingere risorse a 1 solo… tra l’altro quello con meno acqua dei due. Attenzione.

 Il “nemico in famiglia”

Arriviamo infine al “nemico in famiglia” sopracitato, che è il problema principale perché toglie completamente la fiducia nelle imprese: è il combinato disposto tra i controlli dell’agenzia delle entrate sui progetti 4.0 e gli inasprimenti delle sanzioni penali per i grandi evasori con l’abbassamento delle soglie.

Nella logica di principio sono misure auspicabili contro chi delinque, nei fatti però il risultato, allo stato attuale delle proposte, è che anche una contestazione di agenzia delle entrate per un problema burocratico (quindi senza dolo) nelle procedure di iper o super ammortamento fa facilmente scattare la sanzione penale, per gli amministratori dell’impresa. Questi ultimi e gli imprenditori saranno quindi tutt’altro che incentivati ad investire se poi rischiano il carcere per vizi di forma!

Bisogna fare grande attenzione quindi a non trasformare una buona misura per la crescita, in un incentivo alla descrescita.

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