L'approfondimento

Come avvicinare le PMI all’innovazione: il caso 4.0 del Veneto-Alto Adige-Tirolo

Creare nuovi ecosistemi dell’innovazione è una leva individuata dal PNRR per favorire il trasferimento tecnologico e la cooperazione tra diverse realtà sul territorio, con l’obiettivo futuro di favorire la digitalizzazione delle PMI: interessante approfondire in questo scenario il progetto A21Digital Tyrol Veneto

Pubblicato il 15 Giu 2022

Dominik Matt

Libera Università di Bolzano

Margherita Molinaro

Libera Università di Bolzano

Guido Orzes

Libera Università di Bolzano

Giulio Pedrini

Università “Kore” di Enna

industria 4.0

Il PNRR ha scommesso sulla creazione di nuovi ecosistemi dell’innovazione fondati sulla collaborazione tra università, centri di ricerca, aziende private e istituzioni territoriali, e orientati a favorire l’integrazione tra ricerca di base, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, nonché il trasferimento tecnologico tra i diversi attori coinvolti. L’auspicio è che a tale iniziale trasferimento tecnologico segua, nel tempo, una crescente digitalizzazione delle imprese operanti nei territori interessati, in particolare delle PMI.

Centri per il trasferimento tecnologico, perché per le PMI sono una chiave di volta

Tra le tecnologie incluse, rientrano a pieno titolo quelle riconducibili all’Industria 4.0 (es. industrial internet, additive manufacturing, e robotica collaborativa), grazie alle quali è possibile integrare tra loro diversi spazi produttivi, siano essi singoli impianti o intere catene del valore. Per l’ampiezza e la complessità delle tecnologie coinvolte, nonché per la pervasività del loro impatto, l’approccio ecosistemico ben si presta ad essere utilizzato nell’individuazione delle azioni che possano supportare la diffusione dell’ Industria 4.0 (Benitez et al., 2020). L’assunzione sottesa all’applicazione dell’approccio ecosistemico territoriale all’Industria 4.0 è, pertanto, che lo sviluppo dell’Industria 4.0 richieda il coinvolgimento di un insieme diversificato di attori locali che interagiscano tra loro collaborando per lo sfruttamento di una o più tecnologie (Reynolds e Uygun, 2018).

L’analisi dell’ecosistema e le dimensioni rilevanti

La letteratura scientifica ha individuato sei dimensioni utili per categorizzare le azioni volte a promuovere l’adozione dell’Industria 4.0. La prima è la dimensione delle Risorse, che riguardano sia le infrastrutture sia gli asset finanziari. Gli attori dell’ecosistema, infatti, hanno bisogno non solo di condizioni fisiche e tecniche adeguate a innescare l’innovazione, ma anche di un adeguato accesso al capitale. La seconda dimensione riguarda le Politiche pubbliche, che possono supportare l’innovazione digitale con opportuni aggiornamenti delle legislazioni e regolamentazioni, a livello locale, nazionale e internazionale (es. Europeo).. La terza dimensione è quella del Know-how, in quanto il processo di innovazione, per essere efficace, richiede necessariamente il potenziamento del capitale umano.

La creazione e la diffusione della conoscenza sono fondamentali non solo per costruire un ecosistema dell’innovazione, ma anche per preservarlo e creare le condizioni per sfruttare le opportunità future che potrebbero emergere. La quarta dimensione riguarda le Attività di Ricerca & Sviluppo (R&S), ossia quelle azioni e iniziative basate sull’innovazione che rappresentano le componenti fondamentali della definizione stessa di ecosistema. Le iniziative di R&S sono per lo più intraprese dal settore privato e rappresentano l’aspetto più critico, soprattutto per le PMI. La quinta dimensione è la Cultura: affinché il processo di innovazione abbia successo, è necessario promuovere un atteggiamento mentale aperto e positivo nei confronti delle sfide tecnologiche future. L’ultima dimensione riguarda le Interazioni tra gli attori. Le interazioni si riferiscono a tutte le connessioni interne e alle interdipendenze che supportano la realizzazione della proposta di valore dell’ecosistema e lo sviluppo di collaborazioni tra imprese, università, e/o centri di ricerca. Questi sei aspetti rappresentano un valido punto di partenza per guidare l’analisi delle principali azioni necessarie per sostenere l’adozione dell’Industria 4.0, sia a livello individuale che di ecosistema.

Il caso della macro-regione Veneto-Alto Adige-Tirolo

Facendo leva su tali dimensioni, un recente studio – basato sul progetto A21Digital Tyrol Veneto finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e Interreg V-A Italia Austria 2014-2020 – ha suggerito alcune azioni e best practice attivabili all’interno degli ecosistemi dell’innovazione per supportare l’adozione delle tecnologie di Industria 4.0 da parte del tessuto produttivo (Matt et al., 2021). Lo studio si è focalizzato sulla la macro-regione transfrontaliera Veneto-Alto Adige-Tirolo e basato su interviste a 52 stakeholder appartenenti a diverse categorie: imprese, istituzioni educative e formative, centri di ricerca, pubblica amministrazione, e public utilities. Le azioni individuate dagli intervistati sono state classificate in 8 macro-aree di intervento:

  • Fornire incentivi e risorse finanziarie per sostenere le attività di R&S mirate alle tecnologie di Industria 4.0, incentivare la formazione dei lavoratori su tali tematiche, contrastare la fuga dei cervelli e ad attrarre lavoratori qualificati nella regione.
  • Sviluppare infrastrutture ICT adeguate, quali il 5G, anche nelle aree rurali e periferiche.
  • Riformare la regolamentazione esistente adattandola al nuovo paradigma tecnologico, ed introducendo, ad esempio, un’opportuna legislazione sulla cybersecurity che incentivi le aziende e le organizzazioni a proteggere i propri dati e sistemi. A questo, potrebbe affiancarsi l’implementazione di progetti pilota sulla tecnologia blockchain, che, secondo la letteratura scientifica, ha un notevole potenziale per la fornitura di servizi pubblici locali.
  • Effettuare una revisione dei programmi dei corsi di formazione professionale e terziaria, orientandoli all’apprendimento di tre specifiche tecnologie: l’Internet of Things, i Big Data, e l’intelligenza Artificiale. Per quanto riguarda la formazione professionale, essa dovrebbe essere incentivata a tutti i livelli, da quello operativo, per diffondere una maggior consapevolezza delle potenzialità dell’Industria 4.0, a quello dirigenziale, per ottimizzare le scelte strategiche in campo tecnologico. Per quanto riguarda invece la formazione scolastica, oltre allo sviluppo di nuovi programmi legati all’IT, sarebbe opportuno offrire agli studenti la possibilità di testare sul campo le nuove tecnologie 4.0, ad esempio tramite la creazione di piccoli laboratori di fabbrica intelligente negli istituti tecnici superiori, con l’inclusione di stampanti 3D, robot collaborativi e simulatori.
  • Formare il personale docente, non solo sulle materie tecniche, ma anche sulle opportunità offerte dagli strumenti didattici digitali (ad esempio le piattaforme di e-learning).
  • Ristrutturare l’organizzazione delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, valutando, ad esempio, la possibilità di introdurre nuovi ruoli come la figura del “manager dell’innovazione”.
  • Promuovere una cultura dell’innovazione sul territorio che consenta di comprendere al meglio le esigenze delle PMI e sostenerle adeguatamente nei loro sforzi di transizione tecnologica.
  • Creare reti di collaborazione a livello locale, nazionale e internazionale. Le università presenti sul territorio, in particolare, possono svolgere un ruolo chiave nel supportare la transizione tecnologica delle PMI e nel promuovere un nuovo pensiero manageriale. Tra le specifiche azioni, troviamo lo sviluppo di partnership strategiche volte a trovare soluzioni relative a esigenze specifiche (ad esempio, lo sviluppo di soluzioni cloud). Le aziende dovrebbero invece collaborare tra loro per integrare e ricombinare le diverse competenze che già possiedono (ad esempio hardware, software, dati o competenze di intelligenza artificiale), oltre che condividere dati e informazioni su prodotti o macchinari comuni mediante l’implementazione di piattaforme condivise. Le future reti, infine, potrebbero essere anche interne all’università, coinvolgendo diverse facoltà e ambiti disciplinari nelle attività progettuali in modo da favorire l’emergere di nuove idee e intuizioni.

Benché le azioni individuate non siano nuove, esse contengono alcuni elementi di originalità che meritano di essere sottolineati. Emerge ad esempio, come l’introduzione di incentivi e sgravi fiscali per sostenere la digitalizzazione debba essere coordinata con schemi finanziari volti a contrastare la fuga dei cervelli e ad attrarre lavoratori altamente qualificati nella regione. Infatti, date le competenze complesse e avanzate richieste per l’implementazione delle nuove tecnologie, un ecosistema innovativo dovrebbe essere in grado di attrarre lavoratori qualificati ed evitare, in parallelo, il rischio che una parte consistente della forza lavoro formata lasci la regione.

L’istanza di riforma del sistema formativo

Anche l’istanza di riforma del sistema formativo è un’azione che presenta aspetti peculiari. Oltre alle questioni già evidenziate da altri studi, come l’utilizzo di approcci innovativi per la formazione degli studenti, e la necessità di riformare il sistema educativo, lo studio mette in risalto l’esigenza di formare anche il personale docente, spesso non sufficientemente preparato sui nuovi trend tecnologici. Il secondo aspetto è legato all’adozione dell’approccio learning-by-doing in base al quale lo studente acquisisce un ruolo più attivo nei propri percorsi di apprendimento, partecipando direttamente alla realizzazione di quelle mansioni non routinarie che non saranno automatizzate nei prossimi anni.

Per quanto concerne la creazione di reti di collaborazione emerge infine una chiara distinzione tra cooperazione a livello locale e interregionale. La domanda di relazioni interregionali suggerisce che l’ecosistema non può prescindere da capacità e competenze esterne. Inoltre, le attività di cooperazione non devono limitarsi a interventi sulle singole tecnologie, ma devono essere orientate anche allo sviluppo di abilità e competenze trasversali all’intero set di tecnologie digitali o comunque a una quota significativa di esse.

È interessante anche riflettere sugli attori dell’ecosistema che dovrebbero prendersi carico delle azioni sopra descritte. Secondo gli intervistati dello studio, alcune azioni sono di responsabilità di specifici attori. Ad esempio, finanziare, regolamentare e sviluppare infrastrutture adeguate sono azioni di pertinenza delle istituzioni. Altre azioni sono invece associate a più attori, anche se a ciascuno di essi sono solitamente attribuite responsabilità diverse. Ad esempio, la cultura dell’innovazione deve essere promossa sia dalle imprese, nei confronti dei loro dipendenti, sia dalle istituzioni locali, con i politici e la società come destinatari. Per quanto riguarda la formazione professionale, le imprese sono principalmente responsabili dell’aggiornamento delle competenze tecniche, mentre il sistema scolastico e formativo dovrebbe creare consapevolezza sulle nuove tecnologie e sui loro rischi, oltre che garantire lo sviluppo delle competenze cognitive e orizzontali.

Conclusione

Nel complesso, lo studio presentato in questo articolo conferma l’utilità di utilizzare la dimensione ecosistemica per descrivere le dinamiche di adozione dell’Industria 4.0 e per favorirne l’accelerazione. Le istituzioni locali devono essere consapevoli di svolgere un ruolo chiave per l’adozione dell’Industria 4.0 e devono essere pronte a farsi carico di un’ampia gamma di azioni. Di conseguenza, le politiche industriali che si rivolgono ancora a un insieme limitato di aree di potenziale vantaggio comparativo dovrebbero ampliare il loro campo d’azione e i soggetti interessati, rivolgendosi all’intero ecosistema e riconoscendo che la necessità di migliorare la qualità della governance e di promuovere una cultura dell’innovazione può diventare un pilastro delle politiche future. Questa prospettiva potrebbe arricchirsi ulteriormente qualora l’analisi venisse ampliata a specifiche sotto-categorie di attori, quali le start-up o gli incubatori d’impresa.

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Bibliografia

Benitez, G.B., Ayala, N.F., Frank, A.G. (2020), Industry 4.0 innovation ecosystems: an evolutionary

perspective on value cocreation, International Journal of Production Economics, Vol. 228, 107735.

Matt, D. T., Molinaro, M., Orzes, G., Pedrini, G. (2021). The role of innovation ecosystems in Industry 4.0 adoption. Journal of Manufacturing Technology Management, Vol. 32 No. 9, pp. 369-395

Reynolds, E.B. and Uygun, Y. (2018), Strengthening advanced manufacturing innovation ecosystems:

the case of Massachusetts, Technological Forecasting and Social Change, Vol. 136, pp. 178-191.

Dominik Matt (Libera Università di Bolzano)

Margherita Molinaro (Libera Università di Bolzano)

Guido Orzes (Libera Università di Bolzano)

Giulio Pedrini (Università “Kore” di Enna)

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