nuovo Governo

Industria 4.0: manca un piano per le PMI

Il 2016 si chiude con l’auspicio che il nuovo Governo a guida Gentiloni prosegua nel tentativo di implementare e diffondere l’Industria 4.0. E il primo nodo sono le PMI, di cui la maggior parte non ha interesse a investire in innovazione

Pubblicato il 14 Dic 2016

Giacomo Bandini

Competere

Il 2016 si chiude con l’auspicio che il nuovo Governo a guida Gentiloni prosegua nel tentativo di implementare e diffondere l’Industria 4.0.

Al ministro Calenda va riconosciuto il merito di aver dato concretezza ad un progetto in fase di stallo, rimettendolo al centro dell’agenda industriale governativa. Tuttavia, è il Parlamento che per una volta è stato degno protagonista di quello che dovrebbe essere il suo ruolo, promuovendo l’automazione della nostra industria, studiandola, e favorendo un piano che il Governo ha poi sintetizzato con una serie di importanti provvedimenti nella legge di Bilancio 2017. Le due tipologie di super-ammortamento che il Governo ha introdotto è un passo avanti rispetto a quanto fatto fino a qui e mira alla risoluzione di due problemi cronici che affliggono da anni il settore manifatturiero italiano: il parco macchinari e la scarsa intraprendenza negli investimenti digitali.

Come rilevato infatti dalla ricerca UCIMU 2015 la quota di macchinari considerati “tradizionali” è ancora del 74% e il livello di automazione generale dei macchinari è cresciuto nel decennio 2005-2015 meno che in quello precedente. Così tra il 2005 e il 2015 le macchine automatizzate sono passate dal 31% del totale al 32%.

Se si considerano poi gli investimenti nel digitale la situazione non è più rosea: le imprese italiane destinano mediamente l’1,37% del proprio fatturato in investimenti alla digitalizzazione dei processi e dei sistemi produttivi mentre la media europea è del 3.6%. Uno scarto considerevole che deve stimolare riflessioni sulla competitività della nostra industria e sul suo livello di innovazione.

Gli ammortamenti, che coinvolgono macchinari, hardware e software sono stati ben accolti dall’universo industriale e perlomeno testimoniano un certo impegno nel supporto alla digitalizzazione del paese. Tuttavia la manovra presenta alcune criticità.

Il primo nodo da affrontare riguarda le PMI che rappresentano all’incirca il 95% dell’industria italiana di cui il 4,6% è costituito da piccole imprese (tra 10 e 50 dipendenti) e lo 0,5% da medie imprese (tra 50 e 250 dipendenti). Posto che nel migliore dei casi tutte le aziende cercheranno di sfruttare il vantaggio fiscale acquistando macchine rispondenti ai requisiti e integrando il parco già presente, non vi è alcuna certezza che a livello culturale, manageriale e occupazionale le PMI siano stimolate ad accogliere pienamente i nuovi paradigmi di produzione 4.0.

La realtà ci dice che la maggior parte delle aziende ha smesso di investire nell’innovazione da tempo e non ha interesse a farlo nel breve periodo. Perlomeno finché gli strascichi della crisi economica si protrarranno e rappresenteranno un forte deterrente all’utilizzo di budget per investimenti “non tradizionali” considerati onerosi e rischiosi.

Il secondo punto fondamentale, strettamente connesso al primo, riguarda l’implementazione della strategia Manifattura 4.0. Manca ancora un piano preciso che accompagni le imprese, soprattutto quelle di dimensioni minori, verso il cambiamento.

Per creare un vero ecosistema favorevole ai nuovi modelli di produzioni è necessario pianificare in modo dettagliato la strategia da seguire. Non è solo l’industria a dover subire una rivoluzione. Questo cambiamento coinvolge anche l’educazione, la creazione di nuove competenze e il mercato del lavoro che in Italia fatica ad accogliere e adattarsi ai mutamenti in corso. Occorre poi monitorare l’evoluzione del piano, studiarne a fondo i risvolti e informare in modo adeguato tutti gli attori del mercato.

Le soluzioni, da questo punto di vista, sembrano ancora poco consistenti. La legge di Bilancio stabilisce una linea programmatica sull’allocazione di fondi e risorse nei diversi settori, ma non è in grado di comunicare la strategia di fondo. Per questo motivo sarà compito del nuovo governo di concerto con tutti i diretti interessati indicare la strada e porre i paletti per il vero cambio di marcia. Il rischio è di vanificare gli sforzi fatti e i soldi spesi.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati