Ogni innovazione ha resistenze. È illusione pensare che non ce ne siano per un’innovazione disruptive come industry 4.0. Al tempo dell’indagine conoscitiva per il piano Industry 4.0 avevamo identificato cinque pilastri: governance, infrastrutture abilitanti competenze, network, open innovation. I cinque pilastri ora li vedo con criticità, resistenze, tipiche di ogni organizzazione complessa che ha una storia. Tale è il nostro Paese.
In questo periodo si lavora alla Legge di Stabilità, per prorogare di un anno gli incentivi al piano Industry 4.0, colmare qualche lacuna, aggiungere un supporto alla formazione (con un credito d’imposta) e incentivi specifici per attirare capitali su startup e pmi innovativi.
Però bisogna dire che gli strumenti del Governo non bastano, serve un cambiamento culturale. Con una visione di lungo periodo: la sola che può davvero portare il Paese nel futuro. Vediamo per esempio i competence center: avevamo chiesto che fossero pochi, profondi. Qui la resistenza è formata da coloro che si candidano come competence center per avere fondi e onore, non per mettersi al servizio del Paese. Quindi non è utile avere tanti competence center, uno per ogni territorio, ma pochi e quelli che servono.
Idem per l’open innovation, fondamentale per lo sviluppo delle pmi: anche qui ci sono resistenze, per interessi anche legittimi, ma dobbiamo contrastarli.
E’ insomma giusto in questa fare il bilancio su cosa ha funzionato e cosa no, nel piano Industry, che valuto positivamente. Ma adesso dobbiamo anche riuscire a superare le resistenze in atto. Con la forza e la convinzione di stare andando nella direzione giusta.