Unindustria

Industry 4.0, il ruolo della Scuola per il futuro delle imprese

La scuola deve rappresentare l’ambiente nel quale l’innovazione prende vita, partendo dalla didattica digitale che deve essere diffusa su tutto il territorio, evitando che si creino “periferie”. Ma perché l’Italia accresca la sua capacità competitiva e la sua leadership serve anche l’impegno della politica e delle imprese

Pubblicato il 23 Mar 2018

Francesco D’Angelo

presidente della Sezione Comunicazioni di Unindustria

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I dati del mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni e contenuti) sono in significativa crescita, le previsioni per il triennio 2017-2019 vanno da un +2,3% nel 2017 a un +2,9% nel 2019, sintomo anche che il Piano Nazionale Industria 4.0 si è dimostrato, e si sta dimostrando tutt’ora, una buona occasione di innovazione digitale per il sistema produttivo nazionale. Tutto questo movimento deve cominciare a coinvolgere anche il sistema Scuola.

Trasformazione digitale, cultura d’impresa e nuove skill

Tuttavia, occorre tenere a mente che la trasformazione digitale di un’azienda non è più una questione di “semplice” tecnologia, ma di una nuova cultura di impresa. Adottare nuove tecnologie in modo efficace non significa solo acquisire e mettere in funzione dispositivi o applicativi digitali, ma è necessaria una trasformazione che riguardi in primis i processi aziendali, le risorse interne e le competenze.

Quello che serve alle aziende, in primo luogo, è la disponibilità di nuove skill, delle cosiddette competenze digitali, senza le quali sarebbe del tutto impossibile tenere il passo all’innovazione tecnologica. Nel nuovo paradigma di Industria 4.0, ci sarà sempre più bisogno di figure professionali “digitalmente” preparate e qualificate: analisi dei big data, gestione e controllo dei sistemi informativi, trasmissione dei dati in modo sicuro, cybersecurity, sono soltanto alcune delle digital skill che dovranno essere potenziate e/o sviluppate all’interno dell’azienda. Con un’attenzione anche alle digital capabilities, ossia quelle professionalità in grado di interpretare al meglio le nuove opportunità date dalla trasformazione digitale e, quindi, condurre il cambiamento. Sarebbe impensabile, infatti, che l’avvento di un’era, quella digitale, con effetti dirompenti sul modo di produrre e sul rapporto fra domanda e offerta non implicasse un profondo impatto sulle persone, sul loro modo di lavorare e sulla stessa organizzazione aziendale.

Il ruolo della scuola, politica e imprese nell’era digitale

Alla base di tutto questo processo di trasformazione, non può che rivestire un ruolo fondamentale la formazione, in quanto detiene una funzione strategica che è quella di contribuire a rispondere alla richiesta di elevati livelli di competenze ricercati dalla smart industry.

La scuola, in particolare, deve rappresentare l’ambiente nel quale l’innovazione prende vita, partendo dalla didattica digitale che deve essere diffusa su tutto il territorio, evitando che si creino ‘periferie’ altrimenti destinate ad essere marginalizzate rispetto alla nuova economia digitale.

Scuola digitale” non può essere solo uno slogan, ma diventa il requisito minimo ed indispensabile per il lancio di una strategia complessiva di innovazione per un nuovo posizionamento del sistema educativo nell’era digitale.

Per fare questo, però, serve l’impegno di tutti gli attori coinvolti: da un lato l’impegno della politica che deve creare o favorire le condizioni per sviluppare le iniziative scolastiche locali; dall’altro serve l’impegno sia della scuola che deve garantire una formazione mirata alle nuove skill colmando il gap ancora oggi spesso esistente tra mondo formativo e mondo del lavoro, sia delle imprese che devono garantire l’aggiornamento continuo dei lavoratori già impegnati ed aiutare la scuola a formare gli studenti valorizzando le nuove competenze utili al mondo del lavoro.

Per dirla in altri termini, occorre un ulteriore sforzo per colmare i divari e le lacune esistenti nei vari ambiti, ad esempio: far sì che anche le periferie o i piccoli centri siano dotati di infrastrutture idonee, ambienti innovativi e laboratori digitali. Per questo occorre attuare una politica di investimenti in grado di sviluppare inclusione e competenze idonee, anche e soprattutto dove sinora ciò è avvenuto in modo parziale. Allo stesso tempo, occorre potenziare da un lato i percorsi formativi per gli studenti sviluppando e potenziando quelle competenze digitali ormai imprescindibili in qualsiasi ambito lavorativo, non solo in quelli prettamente tecnologici; dall’altro la formazione sulla “cultura digitale” dei docenti, intesa come capacità di comprendere, e far comprendere, i vantaggi che il digitale può portare nello specifico ambito didattico, e a seguire lavorativo, riferito alle materie letterarie a quelle scientifiche, economiche e tecniche. L’obiettivo deve essere quello di rendere omogeneo il livello di “cultura digitale” e di realizzare parità di accesso alle tecnologie nei vari contesti didattici e geografici. Mi rendo conto che il percorso è tutt’altro che semplice, ma è questa la direzione nella quale puntare, diversamente il rischio sarebbe quello di aumentare, anziché diminuire il digital divide.

Scuola e mondo del lavoro: un esempio di “sinergia bilaterale”

La connessione fra sistema scolastico e mondo del lavoro potrà essere efficace solo se si trasforma in una “sinergia bilaterale”. Scuola e lavoro devono infatti trovare un terreno comune di dialogo per permettere una transizione dall’una all’altro che sia soddisfacente sia per i datori di lavoro sia per i nuovi lavoratori.

Una importante iniziativa, che può rappresentare una ulteriore opportunità di confronto sui temi della trasformazione digitale, è il Digital Innovation Hub nato nel Lazio grazie all’impulso di Unindustria.

Questa realtà rappresenta il punto di incontro tra le aziende del territorio laziale, che devono affrontare la quarta rivoluzione industriale, e le principali Università, i Centri di Ricerca e di eccellenza laziali, italiani ed europei, ovvero dei soggetti che detengono le competenze utili ad indirizzare efficacemente le aziende in un percorso di innovazione digitale. Ebbene in questo ambito possono crearsi momenti di confronto anche con il mondo scolastico per dare vita ad un ecosistema collaborativo che veda coinvolti tutti i player chiamati a dare il loro contributo per affrontare l’economia del futuro.

Vorrei concludere con un’ultima osservazione sull’alternanza scuola-lavoro che si presenta come un utile strumento di dialogo fra i due mondi e che vede attivamente impegnate molte aziende della sezione comunicazione di Unindustria. Del resto, solo attraverso un contatto diretto con le imprese, la scuola riuscirà a identificare le competenze necessarie da fornire agli studenti, rendendoli maggiormente adeguati ad un mercato sempre più evoluto e globalizzato.

I nostri giovani rappresentano i manager e gli imprenditori di domani, cioè la classe dirigente italiana del prossimo futuro. Il successo della nostra economia e del nostro Paese dipenderà da loro: quanto maggiori, solide ed adeguate alla nuova economia digitale saranno le competenze acquisite nella scuola di oggi, tanto più l’Italia potrà aspirare ad accrescere la sua capacità competitiva e la sua leadership tra i paesi più industrializzati a livello europeo e mondiale.

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