manifattura intelligenti

Industry 4.0 nella Legge di Stabilità: tutto può cambiare adesso

Le premesse per la nuova rivoluzione industriale italiana ci sono e spieghiamo perché. Ora solo aspettiamo fiduciosi che la manovra, condivisa tra tutte le parti politiche, diventi effettiva in tempi ragionevoli

Pubblicato il 17 Ott 2016

Il Piano Nazionale Industria 4.0, presentato lo scorso settembre dal ministro Carlo Calenda, è una tappa fondamentale di un percorso condiviso con numerosi stakeholders del mondo delle startup e delle imprese, nel cammino per il rilancio della crescita e dell’innovazione nel nostro Paese.

Secondo quanto riferito dal ministro il 16 ottobre, il Piano sarebbe stato interamente recepito nella Legge di Stabilità 2017 che il 15 sera ha ottenuto il via libera dal Consiglio dei Ministri: finalmente si è consapevoli che solo attraverso un piano condiviso e strategico si possa tornare ad essere competitivi nel mondo e si stanziano risorse su direttive fondamentali come ricerca, innovazione, investimenti e produttività.

Il percorso è iniziato con i risultati della “Indagine conoscitiva Industria 4.0” condotta dalla X Commissione della Camera dei Deputati, nel primo semestre 2016, che insieme ai protagonisti del mondo imprenditoriale e più in particolare del mondo dell’innovazione hanno messo in luce alcune criticità, tra cui la scarsa gestione manageriale, le difficoltà di accesso al finanziamento, la limitata diffusione del mercato alternativo dei capitali e la sottocapitalizzazione delle imprese.

Finalmente la suddetta consapevolezza ha portato ad un piano onnicomprensivo del Ministero dello Sviluppo Economico, con l’istituzione di una cabina di regia a livello governativo di diversi Ministeri e sinergie pubblico/privato, che attraversa e cerca di risolvere tutti i diversi aspetti, dagli investimenti, alle competenze, alle infrastrutture abilitanti ed infine agli strumenti pubblici di supporto, fino all’indispensabile campagna di sensibilizzazione sull’importanza dell’Industria 4.0. Confidiamo che tutti questi aspetti diventino effettivi in tempi brevi in modo tale da non rimanere troppo indietro.

Recentemente, dal punto di vista delle competenze, si è cercato di implementare, in modo sperimentale, una combinazione tra scuola e lavoro che, secondo quanto sostiene il Ministro dell’Istruzione Giannini – Ministero peraltro coinvolto dalla cabina di regia governativa – si congiungerà strutturalmente all’esame di maturità al fine di rendere esplicito il legame tra formazione scolastica e mondo del lavoro. Ad ottobre sarà anche lanciato un progetto nazionale che coinvolgerà 12 aziende molto conosciute a livello nazionale ed oltre 20mila giovani.

Questo potrà consentire anche il raggiungimento di competenze digitali, manageriali ed imprenditoriali. Fondamentale sarà la formazione dei giovani e la loro immissione nel mondo del lavoro, senza dimenticare l’elevato tasso di disoccupazione, registrato negli ultimi anni, a seguito della crisi economica, che ha colpito anche figure professionali altamente qualificate che in precedenza ricoprivano posizioni apicali. Auspichiamo quindi che i percorsi universitari dedicati a sviluppare competenze relative all’ “Indagine conoscitiva Industria 4.0” previsti dal piano possano da un lato coinvolgere persone molto giovani che si approcciano al mondo lavorativo e dall’altro rivelarsi un’opportunità qualificata e qualificante di ricollocamento per coloro i quali vogliono reinserirsi nel mondo attivo del lavoro.

Altro aspetto fondamentale è l’aver riconosciuto startup e PMI innovative non solo come nuova imprenditoria fondamentale per il rilancio del paese ma anche come leva per la innovazione delle imprese tradizionali e del Paese tutto. Affinché tutto questo possa avere ripercussioni sull’incremento dell’occupazione e della competitività delle imprese, occorrerà effettuare numerosi investimenti pubblici e privati. In particolare, si prevede di mobilitare investimenti privati per 10 miliardi di euro, con un impegno pubblico di 13 miliardi. Sono cifre che sicuramente generano forte ottimismo, anche se molto dipenderà dalla flessibilità che verrà concessa all’Italia all’atto della presentazione della bozza delle legge di Stabilità. Confidiamo che questo significativo investimento di risorse finanziarie possa andare a favorire l’ormai improrogabile sviluppo del settore digitale. Infatti il focus non è rappresentato solo da quante risorse verranno messe a disposizione, bensì come queste verranno investite.

Sia l’indagine che il Governo hanno infatti focalizzato l’attenzione sui seguenti pilastri: governance del processo; infrastrutture abilitanti; sviluppo di competenze digitali; ricerca; innovazione open; investimenti. Se le risorse pubbliche saranno veicolate lungo queste direttrici, come il Piano sembra prevedere, potrebbero essere davvero sufficienti per attuare, o quantomeno incentivare, la rivoluzione industriale.

Altri aspetti positivi sono rappresentati, senza dubbio, dal rafforzamento del fondo di garanzia attraverso cui lo Stato garantisce fino all’80% del finanziamento bancario erogato, l’incremento delle detrazioni fiscali, la creazione di fondi di co-investimento e l’impulso allo sviluppo del venture capital. Come però si ripete da anni, la crescita verrebbe stimolata anche solo rimuovendo ostacoli di natura burocratica all’imprenditorialità, che rendono particolarmente ed ulteriormente ostico lo svolgimento dell’attività di impresa. Quindi quando il ministro Calenda fa riferimento agli “Incentivi automatici alle imprese”, si punta ad una semplificazione effettiva, che permetterà di concentrarsi sulle soluzioni più redditizie per far fruttare l’incentivo concesso all’impresa, ed evitare perdite di tempo per la ricerca del bando migliore e attendere per lungo tempo risposte in un contesto imprenditoriale in cui la capacità di decidere e agire rapidamente fa la differenza tra il successo o il fallimento di un’impresa.

Occorre, infine, segnare l’importanza del Piano nazionale di comunicazione, posto in essere per informare e quindi sensibilizzare le imprese tradizionali sulle tematiche “Industria 4.0” e più in generale sui temi relativi all’innovazione digitale.

Le premesse ci sono. Ora aspettiamo fiduciosi che la manovra, condivisa tra tutte le parti politiche, diventi effettiva in tempi ragionevoli. Rimanendo a disposizione per fornire un contributo concreto e specialistico, nel chiaro interesse della res publica.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati