Il Piano Industria 4.0, lanciato per la prima volta dal MISE nel novembre 2015, ha dato vita ad una rete infrastrutturale dell’innovazione digitale con l’obiettivo di creare strette interazioni tra ricerca e impresa, formazione e lavoro, innovazione e territori. Questa rete ruota intorno a due soggetti fondamentali:
- i Competence Center, che inizieranno le loro attività alla fine del 2018, rappresentano poli di ricerca e innovazione legati, allo stesso tempo, alle università ed alle imprese e capaci di fornire altissime competenze e “facilities” sulle tecnologie 4.0;
- i Digital Innovation Hub (DIH forniscono servizi alle imprese valorizzando e mettendo in rete i vari attori dell’ecosistema dell’innovazione digitale.
La mappa dei CC e dei DIH in Italia aggiornata a luglio 2018
I Competence Center
I Competence Center costituiscono la spina dorsale di conoscenze e competenze qualificate rispetto ad alcune dimensioni essenziali di Industria 4.0: robotica, additive manufacturing, realtà aumentata, Internet of Things, cloud, big data e analytics, simulazione, cybersecurity. Questi Centri rappresentano poli di innovazione costituiti nella forma di partenariato pubblico-privato da almeno un organismo di ricerca e da una o più imprese. Sono legati a poli universitari, player privati, centri di ricerca pubblici e privati, start up. I Centri di competenza hanno l’obiettivo di fornire l’advisory tecnologica soprattutto alle PMI, favorire la sperimentazione e la produzione di nuove tecnologie, formare i giovani ed accrescere le competenze dei lavoratori attraverso la formazione 4.0.
Il bando per l’istituzione dei CC è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 29 gennaio 2018. Il bando non prevede un numero fisso di Centri ma il loro numero sarà determinato dalle risorse in base ai progetti proposti. La dotazione economica complessiva per i Competence Center è di 40 milioni di euro (Weisz, 2018).
Le proposte per la creazione dei Competence Center sono state avanzate sinora dal Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino; gli atenei veneti capitanati da Padova, l’Alma Mater di Bologna, l’Istituto sant’Anna di Pisa, l’Università Federico II di Napoli, l’Università di Bari. Il Competence Centere del Politecnico di Milano dovrebbe aiutare le aziende ad integrare l’uso di tecnologie come robotica, additive manufacuring, IoT, big data e sensoristica. Il Politecnico di Torino metterebbe a disposizione le sue competenze in tecnologie quali robotica, big data, IoT e si rivolgerà in particolare alle aziende dell’aerospazio, dell’aeronautica e dell’automotive. I Competence Center degli atenei veneti intendono offrire assistenza nei settori industriali di punta del territorio: abbigliamento, arredamento, automazione ed agrifood. Il Centro dell’Alma Mater di Bologna dovrebbe offrire competenze soprattutto nel dominio dei big data e rivolgersi a filiere regionali quali la meccatronica, la motoristica ed il biomedicale. Il CC di Pisa punterà essenzialmente sulla robotica collaborativa e sugli ambienti virtuali, ma riguarderà anche il digital manufacturing, l’ergonomia e le scienze della vita. Il Centro della Federico II di Napoli sarà specializzato nella robotica e nei materiali innovativi. Il Centro del Politecnico di Bari offrirà competenze nei domini dell’aerospazio, dell’automotive e dell’agricoltura 4.0.
Con l’istituzione dei Competence Center, sottolinea Carlo Calenda, vogliamo attrezzare il Paese di poli di eccellenza tesi a valorizzare le competenze di università e imprese (Meta, 2018). La quarta rivoluzione digitale introduce essenziali trasformazioni nel mercato del lavoro ed investe su percorsi formativi virtuosi capaci di dar vita a nuove competenze. La circolare del MISE su Industria 4.0 del 30/03/2017 sottolinea al riguardo che “… il Piano prevede la diffusione di una cultura 4.0 lungo l’intero ciclo formativo, dalla scuola all’università, dagli istituti tecnici superiori ai corsi di dottorato” (Agenzia delle Entrate e MISE, 2017). Si prevede in particolare una crescita degli studenti universitari di 200.000 unità, un raddoppio degli iscritti agli istituti tecnici superiori, 1400 dottorati di ricerca, 3000 manager specializzati sui temi 4.0.
Proprio le strette interconnessioni tra università e imprese, tra pubblico e privato, tra diritto all’istruzione e formazione alle competenze 4.0 può dar vita alla fabbrica del futuro in versione “research factory” distribuita, per trasformarla in un luogo che va oltre i suoi confini fisici, dove manifattura e ricerca si uniscono. Si tratta di valorizzare “…l’artigianalità del tessuto imprenditoriale italiano, grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali, fornite dai grandi player e rese fruibili alle PMI dalle università” (Spadoni, 2017), come premessa per la realizzazione di quell’importante progetto di politica industriale che è Impresa 4.0. La sfida italiana di Industria 4.0 deve passare dalle PMI e queste imprese possono puntare all’innovazione imparando anche la programmazione al computer, la stampa in 3D, l’utilizzo dei big data. “…un tornitore può diventare così un addetto alla modellizzazione. Prima stava sul tornio, adesso sta sul pc, genera il pezzo e controlla che esca” (Spadoni, 2017). Egualmente importante è l’impatto dei big data, della sensoristica: anche le piccole imprese possono trarre importanti vantaggi dall’uso e dal trattamento dei dati e dai rinnovati rapporti tra conoscenze, tecnologie e lavoro.
La sfida di Industria 4.0 è far si che la manifattura, rilanciata dalla trasformazione digitale, passi dall’attuale 15% di contributo al PIL ad almeno il 20% trainando verso la crescita l’intera economia.
I digital innovation hub
All’interno di questa prospettiva, i Digital Innovation Hub costituiscono la vera e propria “porta” di accesso per le imprese al mondo di Industria 4.0 nella misura in cui mettono a loro disposizione servizi per introdurre tecnologie 4.0, sviluppare progetti di trasformazione digitale, accedere all’ecosistema dell’innovazione a livello regionale, nazionale ed europeo. Specificamente, nella visione di Confindustria, i DIH dovrebbero attivare un network degli “attori territoriali dell’innovazione” composto da Università, Competence Center, Cluster, Player industriali, Centri di ricerca, Parchi scientifici e tecnologici, Incubatori di Start-up, FabLab, Investitori, Enti locali. I Digital Innovation Hub, nodi essenziali di queste reti, dovrebbero entrare anche nelle reti di livello nazionale ed europeo configurandosi come vere e proprie cinghie di trasmissione dell’innovazione.
I DIH hanno una dimensione regionale o interregionale e per la loro costituzione non sono previsti finanziamenti pubblici nazionali. Fondamentale, ai fini della riuscita della loro mission, è la partecipazione di soggetti istituzionali come gli Enti locali e potenziali finanziatori dei progetti di innovazione aziendale come le banche, venture capitalist e fondazioni.
Nel maggio 2018, sono operativi in Italia 21 DIH ed uno in fase di avvio in Abruzzo. In tutte le regioni italiane, ad eccezione del Molise, è presente un Digital Innovation Hub. Specificamente, in Lombardia, Bergamo e Brescia hanno costituito ‘Antenne territoriali’ che operano in sinergia con il DIH regionale. Il Veneto – con Verona e Belluno – ed il Friuli-Venezia Giulia – con Pordenone e Udine – hanno accordi territoriali attraverso i quali realizzano il coordinamento regionale dei DIH presenti sul territorio.
Il “Coordinamento Nazionale” dei DIH
Nel giugno 2018 è stato istituito il “Coordinamento Nazionale” dei DIH, composto dai referenti politici e tecnici, con l’obiettivo di creare una vera e propria rete dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. Quasi allo stesso tempo, ha preso avvio il “DIH Executive Team”, composto dai responsabili dei DIH e volto a definire le traiettorie di sviluppo della rete, ad evidenziare ed a condividere le best practices attuate nei territori (Confindustria, 2018). Si è infine predisposto un accordo tra la rete dei DIH e Confindustria. In virtù di questo accordo, da un lato, Confindustria acquisisce la rappresentanza della rete nelle sedi istituzionali e nei confronti dei diversi interlocutori pubblici e privati, dall’altro lato, i DIH si impegnano ad assicurare una reciproca collaborazione nell’interesse della rete stessa (Confindustria, 2018, PP. 3 -4). La creazione della rete nazionale dei DIH rappresenta un obiettivo chiave per Confindustria: costituire un network di DIH, radicato nel sistema Confindustria, capace di consentire lo scambio di esperienze, conoscenze e competenze da mettere a servizio delle imprese.
“Il successo dei DIH è strettamente legato alla loro capacità di svolgere la funzione di ‘mentor e broker tecnologico’ per le imprese e di supportare così la loro trasformazione 4.0” (Confindustria, 2018, p. 22). Tale ruolo potrà essere svolto sia avvalendosi di risorse e competenze proprie sia favorendo i contatti tra le imprese con la collaborazione di incubatori di start up quali fornitori di soluzioni innovative. Oltre ad aiutare le imprese nell’individuazione delle tecnologie Industria 4.0 più adeguate ai loro obiettivi, i DIH dovranno promuovere azioni di divulgazione e informazione sul paradigma Industria 4.0 e sui trend tecnologici con l’obiettivo di favorirne la conoscenza e l’applicazione. “Infine, fondamentale sarà la raccolta continua e condivisa tra i DIH di best practice e esempi di trasformazione digitale organizzati per settori/tecnologie/modelli di business utili a far comprendere alle imprese i vantaggi della digitalizzazione” (Confindustria, 2018, p. 22).
Nei primi mesi di operatività le attività dei DIH si sono concentrate su:
- Sensibilizzazione e formazione, attraverso la realizzazione di seminari e incontri one to one con le imprese (in media 80 imprese per ogni DIH) per un totale di 155 seminari/incontri formativi, 35 visite studio.
- Accompagnamento delle imprese nell’utilizzo del test di autovalutazione della loro maturità digitale.
- Orientamento verso l’ecosistema dell’innovazione. I DIH sono specificamente impegnati nella mappatura dei soggetti che offrono innovazione sul territorio di riferimento con l’obiettivo conoscere l’ecosistema e indirizzare le PMI verso le soluzioni tecnologiche.
Industry 4.0, piano e attuazione: tutto ciò che c’è da sapere
Bibliografia
Confindustria, Digital Innovation Hub. Un ponte tra impresa, ricerca e finanza, testo accessibile al sito http://preparatialfuturo.confindustria.it/digital-innovation-hub/cosa-sono/
Agenzia delle Entrate e MISE, 2017, Circolare N.4/E del 30/03/2017 Industria 4.0, testo accessibile al sito: http://www.camera.it/temiap/allegati/2017/03/31/OCD177-2828.pdf
Meta F., 2018, “Competence Center, si parte: online il bando. Calenda: Strumento strategico per Industria 4.0”, CorCom, 30 Gennaio, testo accessibile al sito www.corrierecomunicazioni.it/industria-4-0/competence-center-si-parte-online-bando-calenda-strumento-strategico-industria-4-0/
Spadoni E., 2017, “È già ora di parlare di Industria 5.0”, Agi Blog Scienze, 6 aprile, testo accessibile al sito: https://www.agi.it/blog-italia/scienza/e_gi_ora_di_parlare_di_industria_5_0-1657359/news/2017-04-06/
Weisz B., 2016, “Ecco la mappa dell’innovazione italiana che nutrirà l’Industry 4.0”, AgendaDigitale.eu, 27 settembre, testo accessibile al sito: www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/ecco-la-mappa-dell-innovazione-italiana-che-nutrira-l-industry-40/
Weisz B., 2017, “Industry 4.0. Che succede ai Competence Center: ci sarà un bando”, Agenda Digitale.eu, 27 febbraio, testo accessibile al sito: www.agendadigitale.eu/industry-4-0/industry-4-0-che-succede-ai-competence-center-ci-sara-un-bando/
Weisz B., 2018, “Industry 4.0, come saranno i competences center: tutti i dettagli”, AgendaDigitale.eu, 29 gennaio, testo accessibile al sito: www.agendadigitale.eu/industry-4-0/industry-4-0-saranno-competence-center/