Quando nel settembre 2016 il Governo ha presentato le linee guida del Piano nazionale “Industria 4.0” (poi rinominato “Impresa 4.0”), molti erano rimasti colpiti perché questo ambizioso piano, finalizzato a supportare la transizione produttiva al paradigma della quarta rivoluzione industriale, si presentava innovativo sia per le tipologie di agevolazione alle imprese previste che per le modalità di accesso, prevedendo quasi esclusivamente incentivi fiscali di tipo automatico.
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Oggi, a distanza di oltre un anno, possiamo ricavare un primo parziale quadro sull’impatto dei principali strumenti agevolativi, in particolare di quelli che avevano come obiettivo quello di stimolare la ripresa degli investimenti, in termini sia quantitativi sia qualitativi, dopo anni di pesante crisi nel corso dei quali le imprese avevano invece distrutto parte del proprio capitale.
Le misure di incentivo all’acquisto di beni strumentali materiali nuovi sono state introdotte con la Manovra 2016, prorogate in quella successiva, e confermate, con alcune modifiche, anche nell’ultima legge di bilancio 2018.
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Nell’ultimo anno gli investimenti innovativi sono cresciuti in linea con le aspettative del Governo: superammortamento, iperammortamento in primis e anche la Nuova Sabatini, hanno ben stimolato la crescita degli investimenti privati in beni strumentali funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale in chiave 4.0.
Il trend degli ordinativi interni di beni 4.0 è molto incoraggiante e lascia intravedere prospettive positive anche per il 2018: nei primi dieci mesi del 2017, rispetto allo stesso periodo del 2016, la crescita media della domanda è stata pari al 10,8%, con un picco del 12,6% per la domanda di macchinari e altri apparecchi.
Anche il fatturato della fabbricazione di beni 4.0 proveniente dalla domanda interna, fra gennaio e ottobre, cresce in misura sostenuta: le vendite registrano un +6,2% rispetto al 2016 (+6,8% per macchinari e altri apparecchi).
Inoltre, le vendite nel mercato interno dell’industria italiana di macchinari negli ultimi due anni vanno molto meglio rispetto all’industria tedesca: le nostre imprese sono state capaci di recuperare quasi dieci punti percentuali ai competitor.
Dati molto positivi si registrano sul fronte delle importazioni dall’estero di beni 4.0 in aumento nel periodo gennaio-ottobre del 7,6% su base annua.
Secondo le stime di UCIMU, l’industria italiana delle macchine utensili nel 2017 ha segnato il nuovo record in valore assoluto, la produzione è cresciuta a 6,1 miliardi di euro, segnando un incremento del 10,1% rispetto all’anno precedente.
Le statistiche relative al tiraggio della Nuova Sabatini mostrano il forte trend di crescita delle prenotazioni al contributo del Ministero dello Sviluppo Economico che ha raggiunto a fine 2017 la cifra di 867 milioni di euro, in relazione a 10,7 miliardi di euro di finanziamenti previsti a favore di PMI, in buona parte per l’acquisto beni strumentali riconducibili alle nuove tecnologie.
Il settore del leasing ha beneficiato delle misure governative. Poco meno di 158mila contratti per circa 6,7 miliardi di euro sono stati stipulati dalle società di leasing per finanziare l’acquisizione di beni strumentali da gennaio a ottobre 2017, il 31,7% dei contratti riguarda investimenti 4.0. La crescita annua è rispettivamente del +11,7% in numero e del +10% in valore. Relativamente ai beni IT, la regione che ha maggiormente investito in leasing è la Lombardia con una quota del 41,6%, seguono a grande distanza il Lazio (12,2%), la Toscana (8,5%), il Veneto (7,9%), il Piemonte (7,5%) e l’Emilia-Romagna (7%).
I dati precedenti mostrano, quindi, che le imprese italiane sono finalmente tornate ad accumulare capitale e a dotarsi delle tecnologie abilitanti l’Industria 4.0. La trasformazione produttiva però è appena avviata ed era importante assicurare continuità a questo processo in un momento cruciale per l’adeguamento delle nostre imprese agli standard di competitività richiesti dal mercato globale. Per questo motivo, il Governo ha deciso di prolungare l’operatività delle agevolazioni al 2018.
In merito al superammortamento, grazie alla disponibilità di dati fiscali per il 2015, l’Istat ha recentemente presentato una prima evidenza dei risultati effettivi della misura. Va precisato che l’anno di imposta 2015 è il primo anno in cui le imprese hanno potuto usufruire della maggiorazione del 40% degli ammortamenti, seppure per un periodo molto limitato (2 mesi e mezzo).
Utilizzando i dati fiscali sulle società di capitali è possibile ottenere la seguente prima immagine dei beneficiari del provvedimento.
Nel 2015, quasi 77 mila imprese sono risultate beneficiarie dell’agevolazione (al lordo delle incapienze). Il beneficio si concentra soprattutto nei servizi (43,3% del totale) a bassa intensità di conoscenza. In particolare le società di noleggio e leasing operativo; tra gli altri settori economici che hanno registrato un significativo utilizzo dell’incentivo figurano le telecomunicazioni (6,2%) e il commercio all’ingrosso (6,3%).
L’analisi dell’Istat sottolinea che l’agevolazione non privilegia in modo evidente le imprese a più alta intensità tecnologica e di conoscenza, ma tuttavia, nel periodo 2014-2015, le società beneficiare del superammortamento hanno registrato una crescita più elevata dell’occupazione rispetto a quella riferita alle altre società di capitali osservate (rispettivamente +4,7% e +2,2%).
Il superammortamento aiuta quindi le imprese a crescere, anche se pare non premiare in modo prevalente quelle più innovative, cioè quelle con il più grande bagaglio di tecnologia e conoscenza. D’altronde, come è noto, tale beneficio fiscale è connesso all’acquisto di beni strumentali materiali nuovi, inclusi gli autoveicoli aziendali, a prescindere che siano o meno beni abilitanti il nuovo paradigma produttivo.
Si attende un impatto molto differente dalla misura dell’iperammortamento che, invece, verte esclusivamente sulle macchine intelligenti, interconnesse e collegate ad internet, sui dispositivi per la connessione tra sistemi fisici e digitali, sui dispositivi per le analisi complesse attraverso Big Data e per gli adattamenti real-time del processo produttivo.