Con le misure governative per il covid-19 si aprono alcune importanti finestre di opportunità legate alla rivalutazione dei beni aziendali, che permetteranno alle imprese di incrementare la loro patrimonializzazione con tutti i vantaggi connessi.
Opportunità in vista per le imprese
Parliamo della rivalutazione dei beni aziendali, i cui termini sono stati riaperti dal Decreto Agosto (Art. 110 del D. L. 104/2020).
Quest’ultimo ha disposto, nello specifico, che possono essere oggetto di rivalutazione:
- le immobilizzazioni materiali;
- le immobilizzazioni immateriali;
- le partecipazioni di controllo e di collegamento in altre società (il riferimento è all’art 2359 del Codice civile per ciò che concerne la definizione di controllo e di collegamento).
Tutto ciò si evince proprio dall’art. 110 del citato decreto che dispone: “I soggetti indicati nell’articolo 73, comma 1, lettere a) e b), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, che non adottano i principi contabili internazionali nella redazione del bilancio, possono, anche in deroga all’articolo 2426 del codice civile e a ogni altra disposizione di legge vigente in materia, rivalutare i beni d’impresa e le partecipazioni di cui alla sezione II del capo I della legge 21 novembre 2000, n. 342, a esclusione degli immobili alla cui produzione o al cui scambio è diretta l’attività di impresa, risultanti dal bilancio dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2019”.
In particolare, merita approfondimento la rivalutazione dei beni immateriali, consistenti in beni giuridicamente tutelati, quali ad esempio software, know-how, marchi e altri diritti simili iscritti nell’attivo del bilancio o, ancorché non più iscritti in quanto interamente ammortizzati, che siano ancora tutelati ai sensi delle vigenti disposizioni normative.
I vantaggi della rivalutazione sono essenzialmente due:
- consente di accrescere il patrimonio netto di quest’ultima a beneficio del rating bancario dell’impresa medesima;
- riconoscimento del valore a livello fiscale a fronte del pagamento di una imposta sostitutiva del 3% sul maggior valore del bene rivalutato.
L’importanza del know-how
Il know-how, nello specifico, assume una particolare rilevanza tra i beni immateriali considerati. Quest’ultimo, infatti, ha un ruolo fondamentale all’interno della società, in quanto rappresenta un insieme ampio e variegato di conoscenze e abilità operative necessarie per svolgere determinate attività, all’interno di settori industriali e commerciali.
Nel nostro Paese sono molte, soprattutto nelle realtà aziendali di medie e grandi dimensioni, le società che dispongono di un know-how strutturato e particolareggiato e con tale norma, nei limiti di quanto stabilito dalle normative vigenti, hanno la possibilità di rivalutarlo contribuendo all’incremento della patrimonializzazione di impresa.
Ai fini della rivalutazione, rientrano nella nozione di know-how le informazioni aziendali e le esperienze tecnico industriali, comprese quelle commerciali che siano soggette al legittimo controllo del detentore, maturate e accresciute all’interno della società secondo quanto disposto dal Regolamento CE 772/2004 così come richiamato nella Circolare n.11/E (07.04.2016) dell’Agenzia delle Entrate, in cui tali informazioni siano segrete, abbiano un valore economico e siano sottoposte, in ragione del controllo del detentore, a misure di sicurezza adeguate a mantenerle riservate. Se vengono rispettati i requisiti di cui sopra, allora il know-how in oggetto potrebbe essere oggetto di rivalutazione.
Infine, sempre l’Agenzia delle Entrate con risposta a interpello dell’8 aprile 2021, n.956-343-2021, ha disposto che il know-how possa essere rivalutato anche se, come nel caso dell’interpello in oggetto, i costi necessari alla formazione del predetto patrimonio aziendale siano sempre stati spesati in conto economico, sottolineando che: “deve ritenersi che può costituire oggetto di rivalutazione anche il know how sviluppato della Società, purché ancora tutelato giuridicamente alla data di chiusura del bilancio in cui è effettuata la rivalutazione, anche se i relativi costi, seppur capitalizzabili nello stato patrimoniale, sono stati imputati interamente a conto economico”. Tale risposta a interpello apre una ulteriore porta alla rivalutazione di know-how interni all’azienda ma mai valorizzati in quanto spesati unicamente nel conto economico della società.
Il know-how, dunque, in funzione di quanto già detto in precedenza, rappresenta quindi non soltanto una grandissima opportunità per le imprese di incrementare la loro patrimonializzazione con tutti i benefici che ne derivano, ma anche la possibilità di far emergere un valore intrinseco della società che, nel caso si fosse sempre proceduto con l’imputazione a conto economico dei costi sostenuti, sarebbe del tutto sommerso.
Effetti della crisi e impatto sul tessuto produttivo
Le misure di emergenza implementate per far fronte alla crisi pandemica non sono state in grado, sebbene gli sforzi profusi da parte del Governo, di garantire alle imprese la liquidità sufficiente alla prosecuzione delle attività.
Questo ha causato una drastica riduzione dei flussi di cassa e dei profitti, praticamente azzerati soprattutto in alcuni settori particolarmente colpiti.
In ragione di tale carenza di liquidità, vi è stato un rilevante aumento dell’indebitamento delle imprese che ha aumentato per molte di queste il rischio di insolvenza.
Nello specifico, uno studio condotto da Bankitalia ha rivelato che nell’anno 2020 si sarebbe registrato un fabbisogno di liquidità complessivo pari a 48 miliardi per un campione di circa 142.000 imprese e una netta contrazione degli utili, che avrebbe reso sotto-patrimonializzate circa 100mila imprese del campione analizzato. In virtù dei supporti governativi (soprattutto cig e contributi a fondo perduto) circa un terzo delle imprese considerate nel campione oggetto di studio (42mila su 142mila) potrebbero soddisfare il proprio fabbisogno di liquidità, mentre quello delle rimanenti 100.000 si ridurrebbe a circa 33 miliardi.