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Lega: “Un ministero dell’innovazione più efficace per rilanciare l’Italia”

Meno burocrazia e più investimenti tecnologici per combattere la crisi. Ma attenzione anche alla sovranità tecnologica e al problema delle ingerenze straniere e della cyber. Questa l’idea della Lega al Governo

Pubblicato il 13 Set 2022

Marco Dreosto

Senatore della Repubblica, Segretario dell'Ufficio di Presidenza della Commissione esteri e difesa - Coordinatore Lega FVG

Cos'è il PIAO, il Piano integrato di attività e di organizzazione

Con il Covid-19 prima e con la guerra in Ucraina dopo, la necessità di avere un’autonomia sulla produzione di beni considerati strategici si è imposta nel dibattito politico con forza. Tutti ci ricordiamo come vi sia stata una rottura della catena di approvvigionamento durante la crisi pandemica.

La carenza di mascherine, la mancanza di apparecchiature medicali fondamentali per le terapie intensive e successivamente i microchip, i semiconduttori, e tutti quei prodotti essenziali per la continuazione del funzionamento dei nostri sistemi produttivi e della nostra vita di tutti i giorni, erano venuti meno provocando speculazioni, aumento di prezzi, crisi industriali, stop a sistemi produttivi e tutto quello che ne consegue.

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L’importanza della sovranità tecnologica

Per un partito, come la Lega, che ha nel perseguimento dell’interesse nazionale la propria priorità, è fondamentale ribadire che la sovranità non può essere veramente esercitata fino a che vi sia una dipendenza dall’estero, e in particolar modo da Paesi che durante le due crisi più importanti degli ultimi decenni si sono rivelati inaffidabili e ostili.

La questione energetica è sotto gli occhi di tutti e la necessità della differenziazione degli approvvigionamenti energetici è un qualcosa che ormai raccoglie il consenso unanime di tutte le forze politiche. E come nel caso energetico, un’unanimità deve essere anche trovata per arrivare a quella sovranità tecnologica che deve essere considerata una priorità e un’urgenza alla quale dare risposte immediate. Bisognerà investire per ottenere un’autonomia tecnologica e produttiva – in collaborazione ovviamente con i partner europei – in settori strategici come quello digitale, energetico, di difesa e sicurezza e delle telecomunicazioni per non dipendere così da Pechino o da altri Stati ostili. Non dobbiamo fare l’errore di cadere da una dipendenza dalla Russia per il gas a una dipendenza dalla Cina per la tecnologia. Necessario per cui avere lungimiranza e, in considerazione della collocazione geopolitica dell’Italia, muoversi di conseguenza.

Aziende 4.0 e meno burocrazia

Per fare questo è necessario investire sull’innovazione tecnologica delle imprese italiane. Ma oltre agli investimenti, lo Stato deve anche permettere alle aziende di poter lavorare e innovarsi, sburocratizzando procedimenti ormai vetusti, digitalizzando il proprio apparato, e cercando di non intralciare il lavoro libero, serio e rivolto alla produttività degli imprenditori italiani.

Un nuovo ministero dell’innovazione

Per questo, l’idea della Lega è quella di avere un efficace Ministero dell’Innovazione tecnologica che abbia una struttura e un approccio per favorire le imprese e non per osteggiarle, che crei quelle sinergie con le attività produttive, in particolare con quelle piccole e medie, per coadiuvarle a crescere e non a bloccarle.

Un Ministero che comprenda diverse competenze: innovazione, intelligenza artificiale, digitalizzazione. Come proposto dal segretario della Lega Matteo Salvini, il Ministero potrebbe avere la propria sede a Milano, città simbolo dell’innovazione e della ricerca e dove sarebbe pronta già una struttura come il ‘Mind – Milan Innovation District’ per ospitare il Ministero.

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Rilanciare la cybersecurity nazionale

Inoltre, sempre in tema di tecnologia e sicurezza, è impossibile non soffermarsi sull’importanza degli spazi cibernetici al giorno d’oggi.

Parlare di cybersecurity non solo è interessante e appassionante ma è fondamentale. Parlare di cybersecurity significa anche parlare di sicurezza nazionale, di tutela degli asset strategici, di salvaguardia degli interessi nazionali, di investimenti in tecnologia e innovazione e di un settore in continua crescita. In sintesi, parlare di cybersecurity significa parlare di futuro.

La politica italiana non può e non deve trattare questo tema come una tematica secondaria. La cybersecurity deve entrare nel dibattito pubblico italiano ed è necessario che le forze politiche collaborino per rafforzare e innalzare le difese cyber a tutela delle infrastrutture critiche e asset strategici nazionali.

Alleanza occidentale contro le ingerenze straniere

Come membro della Commissione al Parlamento europeo INGE sulle ingerenze straniere nei processi democratici dell’Ue, abbiamo più volte analizzato come altri Paesi Ue e extra Ue investano in questo settore in maniera lungimirante e propedeutica alla propria sicurezza interna. Come Europarlamentare ho partecipato alla prima storica visita del Parlamento europeo a Taiwan dove abbiamo discusso delle tecniche di resilienza di Taipei contro le interferenze e attacchi cyber provenienti dalla Cina; sono stato a Washington, alla Casa Bianca e nei principali think tank statunitensi, per discutere con i nostri principali alleati le tecniche e possibili sinergie per rafforzare la collaborazione dei Paesi occidentali dagli attacchi che provengono da attori ostili statuali – come Cina, Russia e Iran – o anche da attori non statuali.

Con la guerra in Ucraina è cambiato il mondo e nuove sfide ci attendono. Se pensiamo che una volta terminata la guerra – auspicabilmente presto – i cyberattacchi cesseranno, sbagliamo. Non dobbiamo illuderci, gli attacchi informatici sono destinati a incrementare.

Futuri attacchi cibernetici russi anche fuori dai confini ucraini sono un possibile sviluppo del conflitto e questi attacchi non cesseranno ma verranno incrementati una volta raggiunta una pace sul terreno. Inoltre è necessario non dimenticarci che, oltre alla Russia, vi è un altro attore ostile come la Cina e l’Iran. Lo stiamo vedendo in questi mesi: cyberattacchi contro Paesi dell’Alleanza Atlantica, dal Portogallo all’Albania, stanno mettendo a dura prova le strutture alleate.

Da qui una mia proposta che da tempo cerco di portare avanti:  la creazione di un fronte occidentale, in cui i Paesi europei, l’Ue, la Nato, gli Stati Uniti, il Regno Unito ma anche Israele, Paese all’avanguardia in questo settore, possano collaborare e creare un sistema resiliente in opposizione a queste minacce ibride.

E proprio Israele può diventare un importante valore aggiunto, in particolare qualora certi attacchi vengano condotti dall’Iran, come nell’ultimo caso dell’attacco contro l’Albania. Una triangolazione tra Washington, Europa e Tel Aviv, potrebbe efficacemente portare a quel rafforzamento del fronte occidentale per aumentare le proprie difese cyber in maniera significativa.

Sovranità tecnologica, innovazione, cybersecurity: investire ora per un’Italia del futuro. Non c’è più tempo da perdere.

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