L'approfondimento

Manifattura 4.0, come la fabbrica digitale può supportare il rilancio del Paese

La pandemia ha accelerato il percorso di trasformazione digitale delle imprese manifatturiere, portando alla consapevolezza di come l’innovazione delle operation e le tecnologie 4.0 siano priorità per mantenersi competitivi

Pubblicato il 10 Mag 2021

Andrea Muggetti

Industrial Products & Construction Sector Leader Deloitte Italia

voucher consulenza innovazione

La pandemia ha agito da amplificatore e catalizzatore per la trasformazione digitale delle aziende manifatturiere, incidendo anche sulla mentalità e l’approccio delle stesse. Prima le imprese di questo settore ricercavano l’uso della tecnologia e le soluzioni di Transizione 4.0 principalmente per convenienza, invece oggi avere operation digitali è una condizione imprescindibile sulla strada verso la nuova normalità. Le tecnologie 4.0, abilitando il paradigma della fabbrica digitale, rappresentano una delle leve più importanti e potenti che i leader aziendali devono considerare per superare questo momento e recuperare competitività.

Ci sarà una selezione imponente verso le imprese che non hanno investito nella digitalizzazione delle operation. Infatti, le tecnologie 4.0 non solo consentono di ottimizzare la top-line, ma forniscono anche strumenti e supporto per lo sviluppo dei modelli di business. Sia nel breve sia nel medio e lungo termine, con un contributo ancora maggiore se verranno superati i silos organizzativi interni e si aprirà l’azienda al paradigma dell’open innovation e degli ecosistemi.

NextGen UE e manifattura 4.0, lo scenario

Il programma Next Generation EU rappresenta uno stimolo per le riforme, ma anche la possibilità di accelerare la trasformazione digitale delle aziende manifatturiere italiane. Nella definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza da parte dell’attuale Esecutivo in carica sarà centrale adottare un processo di modernizzazione strutturale attraverso una strategia organica, che porti investimenti nelle tecnologie emergenti e sostegno allo sviluppo tecnologico. Nel percorso verso la ripresa sarà fondamentale il supporto del Governo Italiano attraverso la predisposizione di opportuni stimoli fiscali e la canalizzazione dei fondi europei del programma Next Generation EU.

Il piano del Governo dovrà cercare di favorire la trasformazione digitale delle aziende (specialmente PMI, di cui in nostro tessuto produttivo è ricco), creando condizioni favorevoli agli investimenti innovativi e limitando i costi d’implementazione. È solo attraverso la diffusione dell’innovazione, l’aggiornamento di tecnologie produttive ormai obsolete ed un maggiore supporto all’imprenditorialità che le aziende manifatturiere italiane potranno non solo recuperare terreno in termini di produttività e competitività verso i loro competitor stranieri, ma anche agire da volano per il rilancio dell’economia italiana.

Transizione 4.0 nel manifatturiero, i dati

Dal report di Deloitte “L’importanza di un approccio ecosistemico alle iniziative di Industry 4.0 – Una fotografia del settore manifatturiero italiano” è emerso che durante la pandemia il 63% delle aziende manifatturiere indagate, conscio dell’importanza strategica di queste iniziative, non solo non ha interrotto i flussi di capitali a supporto dei progetti di produzione intelligente, ma li sta accelerando dedicando in media il più di un terzo del proprio “factory budget”.

PNRR e la sfida di Transizione 4.0: innovare per il rilancio del Paese

Nello specifico le organizzazioni italiane sono alla ricerca principalmente di “quick win” rispetto a progetti trasformativi di più ampio respiro, soprattutto nelle attività business critical. In media, 7 organizzazioni su 10 hanno dichiarato di aver investito nei più rilevanti casi d’uso di smart-manufacturing con almeno dei progetti pilota. Se da un lato, le aziende italiane si confermano molto ricettive rispetto alle singole iniziative di smart-manufacturing, dall’altro lato solo il 27% del campione è riuscito a superare la “trappola” della fase pilota, mentre il restante 73% continua a condurre tali progetti con una logica sperimentale di tipo “spot”, che non va oltre il perimetro dell’impianto produttivo.

I tre ambiti d’eccellenza

Per quanto riguarda il nostro Paese sono emersi tre ambiti specifici dove le aziende italiane eccellono, riuscendo a gestire su ampia scala le iniziative di Industry 4.0 e dimostrando un livello di maturità maggiore anche rispetto ad altre geografie:

  • Smart warehouse (57%),
  • Quality sensing and detecting (53%)
  • Smart connected product (40%).

Affinché si possa registrare un ulteriore aumento del grado di maturità delle aziende nel prossimo futuro, data la complessità di questi progetti ed i loro impatti su tutta la struttura aziendale, i leader dovranno adottare un approccio olistico all’Industry 4.0, che vada oltre la sola tecnologia e tenga conto anche del modello di business e delle trasformazioni organizzative sottostanti.

L’importanza degli ecosistemi

Inoltre per estrarre il massimo valore dalle iniziative di smart-manufacturing e riuscire a scalarle agevolmente, Deloitte ritiene fondamentale la strutturazione e l’adozione di un approccio strategico fondato sugli ecosistemi. Data la composizione del tessuto produttivo italiano, caratterizzato da una quota notevole di micro e piccole imprese, il ruolo degli ecosistemi è quanto mai centrale in quanto aiutano ad ottimizzare i processi innovativi, facendo leva sia sulla ricerca condotta internamente all’azienda sia sui processi di trasferimento tecnologico con enti terzi, con cui si condividono obiettivi e sfide.

A livello globale, tra le altre cose, è emerso che le aziende manifatturiere più inclini a guardare oltre i propri confini per la realizzazione di iniziative di smart-manufacturing hanno il doppio della probabilità di generare valore e migliorare la propria performance. Le aziende manifatturiere italiane si dimostrano essere particolarmente recettive dei nuovi approcci all’innovazione e sono sempre più consce ed interessate alle potenzialità e al ruolo degli ecosistemi: più di 9 organizzazioni su 10 ritengono importante partecipare ad uno o più ecosistemi.

Tuttavia, esiste un notevole gap fra le intenzioni dichiarate e l’effettivo livello di maturità delle organizzazioni, decisamente inferiore rispetto a quello di altre regioni, Nord America su tutte. Infatti, se il 60% delle aziende ha quantomeno avviato un processo di creazione di un network di alleanze, solo il 7% – meno della metà della media globale – ha già adottato su larga scala un approccio di ecosistema per la gestione delle iniziative di Industry 4.0. Il modesto livello di maturità delle aziende manifatturiere italiane si riflette anche nella tipologia di ecosistemi che si vanno creando e diffondendosi. Ad oggi, il 93% delle aziende in Italia ha dichiarato di concentrarsi sullo sviluppo di ecosistemi produttivi, cioè quelli il cui fine ultimo è garantire attraverso l’adozione di opportune soluzioni tecnologiche un ottimale utilizzo della capacità produttiva installata. Altri ecosistemi, fra cui quelli riconducibili alla supply-chain (33%) e ai talenti (27%) sono oggi solo meno ricercati, non meno importanti.

Manifattura 4.0 e cyber security

Uno degli ostacoli maggiori nel creare un ecosistema a supporto di iniziative di produzione intelligente è rappresentato dalla sicurezza informatica, come evidenziato da un’azienda manifatturiera italiana su quattro tra quelle interpellate. A causa della crescente interconnessione fra le tecnologie di smart-manufacturing e i sistemi informativi aziendali, si è assistito ad una proliferazione di potenziali vulnerabilità e sofisticazione a diversi livelli (ad es. MES ed engineering workstation) che possono essere sfruttate da hacker e altri malintenzionati.

Oggi le aziende non solo sono sempre più esposte a rischi connessi all’appropriazione di segreti industriali o know-how, al furto di tecnologie produttive o alla manomissione di macchinari e impianti (fino al loro spegnimento), ma sono anche il mezzo attraverso cui propagare gli effetti dell’attacco a terzi soggetti a causa della loro partecipazione agli ecosistemi di smart-manufacturing. Tali attacchi limitano la collaborazione all’interno dell’ecosistema e hanno un impatto diretto sulla reputazione aziendale e sulla performance dell’organizzazione con un danno finanziario medio stimato da Deloitte in 330 mila dollari. In un tale contesto, le organizzazioni sono chiamate a diventare cyber-resilienti, attraverso l’adozione di strategie “security by design” che si caratterizzino per un approccio olistico, proattivo, organico, integrato e strutturale; trascendano i confini aziendali e proteggano anche i propri partner dell’ecosistema; prendano in considerazione non solo il lato IT ma anche quello OT.

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