Nell’era di Industria 4.0 e della realtà virtuale, il Metaverso industriale prende forma. Abilitato dall’intelligenza artificiale promuove la tecnologia digital twin, il gemello digitale sempre già diffuso nel settore manifatturiero, per aiutare i decision-maker a prendere tempestivamente decisioni informate.
A spingere la declinazione industriale del Metaverso, arriva la partnership fra Siemens e Nvidia, siglata nei giorni scorsi. Segno che il mercato è orientato a trasformare economia ed industria.
Infatti, “il successo dell’industrial Metaverse“, commenta Carolina Milanesi (Creative Strategies), “dipenderà molto dai dati che vengono trasmessi dai sensori installati nel mondo reale. Di sicuro, dopo la partnership fra Siemens e Nvidia, vedremo altri brand muoversi in questo campo industriale, ma il vantaggio di muoversi in anticipo non va mai sottovalutato”.
Il settore manifatturiero necessita di un mondo virtuale dove risolvere i problemi dell’industria reale, risparmiando tempo e adottando un approccio data-driven.
Metaverso industriale: che cos’è
Ricordiamo le basi. Il Metaverso è uno spazio virtuale immersivo e interattivo in cui le persone di tutto il mondo interagiscono mediante i loro avatar. Ad assicurare e aumentare l’engagement è il realismo del mondo digitale 3D, mentre a rendere l’esperienza più digitale sono gli algoritmi che governano gli ambienti digitali.
In particolare, poi, l’industrial Metaverse: un particolare metaverso che si applica al mondo della fabbrica, della logistica, industriale.
In grado di sfruttare Realtà aumentata (AR) e Internet of Things (IoT), in cui sfumano i confini fra mondo fisico e virtuale per migliorare efficienza, produttività del lavoro.
Inoltre, il Metaverso industriale consente di svolgere in parallelo quelle attività che in genere richiedevano un’esecuzione in sequenza: progettare, sviluppare e controllare in fase di revisione.
In questo scenario, è ovvio che l’industrial Metaverse ridefinisce la collaborazione portandola a un nuovo livello di engagement, fondendo fisico e virtuale. Inoltre migliora i flussi di lavoro ibridi sotto vari punti di vista: onboarding e formazione; sviluppo prodotti; presentazione e vendita, resi più coinvolgenti attraverso esperienze virtuali condivisi.
Un primo grande esempio di Metaverso Industriale: Siemens-Nvidia
A dare maggiore concretezza al Metaverso è l’alleanza fra Siemens e Nvidia. Il primo passo di questa partnership, trasversale fra i settori (compreso quello energetico), consiste nel connettere Siemens Xcelerator, la piattaforma di open digital business, con Nvidia Omniverse, piattaforma dedicata a 3D-design e collaboration.
Nel dettaglio, la piattaforma Siemens Xcelerator connette settore meccanico, elettrico e software attraverso prodotti e processi produttivi, abilitando la convergenza di IT (Information technology) e OT (Operational technology). Nvidia Omniverse è infatti un motore di mondo virtuale, abilitato dall’intelligenza artificiale (AI), simulato fisicamente e su scala industriale che dà vita ai digital twin. L’idea è quella di rendere il Metaverso un mondo virtuale pronto a risolvere i problemi dell’industria reale.
“Un gemello digitale foto-realistico e basato sulla fisica, integra il digital twin nell’industrial metaverse, offrendo un potenziale per trasformare economie ed industrie in un mondo virtuale in cui le persone potranno interagire e collaborare”, afferma Roland Busch, president and CEO, Siemens AG: “Per le aziende di tutte le dimensioni, la partnership offre soluzioni virtuali a problemi reali. Un Metaverso in real-time e immersivo che connette l’hardware di Nvidia e il software, dall’edge al cloud con i rich data di Siemens, diventa qualcosa di molto concreto”. Si apre dunque una prospettiva per il Metaverso, oltre a una nuova opportunità per la trasformazione digitale dell’industria.
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Le sinergie industriali per il Metaverso
L’accordo fra Siemens e Nvidia rappresenta un passo avanti per il Metaverso. “Nell’ottobre del 2021 Zuckerberg ha creato Meta, rifocalizzando la missione di Facebook dall’advertising online a qualcosa che ancora deve essere del tutto chiarito (con un grande coraggio da parte degli investitori istituzionali nel sostenere questa nuova sfida)”, spiega Vercellino: “Accordi come quello tra Siemens e Nvidia, rientrano nel contesto dell’esplorazione di nuove potenziali sinergie industriali tra le Big Tech dell’IT e attori provenienti da altri contesti (si pensi ad esempio al deal tra Microsoft e Activision Blizzard nel gennaio 2022): la grande speranza è la possibilità di (ri)combinare l’innovazione tecnologica proveniente da contesti diversi per trovare quella ‘killer application o quel ‘killer product’ che possa finalmente dare un contenuto chiaro, definitivo e indiscusso al concetto di Metaverso”.
“La sensazione diffusa presso il management delle imprese tecnologiche e dei fondi di investimento”, sottolinea Gianluca Vercellino, di IDC Italia “è che tutti i tasselli tecnologici ormai abbiano raggiunto un sufficiente livello di maturazione e che il prossimo passo sia legato alla capacità di mettere insieme i pezzi in modo intelligente per fare un poderoso balzo in avanzi (sotto certi aspetti, la stessa operazione che fece Steve Jobs con l’iPhone e l’iPad, un’operazione di design basato su uno stato dell’arte chiaramente giunto a maturazione su tutte le componenti di base). La convinzione di molti è che oggi il Metaverso sia in cerca, più che di una tecnologia specifica, di uno Steve Jobs capace di disegnare un prodotto vincente“.
Il mercato dei metaversi: lo studio BCG
Secondo lo studio BCG The Corporate Hitchhiker’s Guide to the Metaverse per il mercato dei metaversi si stima un valore economico tra i 250 e i 400 miliardi di dollari già entro il 2025.
Questo nuovo mercato è principalmente composto da 4 elementi: l’economia degli asset virtuali, per cui un numero crescente di beni sarà creato da singoli utenti e scambiato tra utenti e aziende – il valore delle transazioni per gli asset virtuali, data la loro volatilità, sarà compreso tra 150 e 300 miliardi di dollari entro il 2025; il mercato di hardware e software di realtà aumentata, virtuale e mista (AR/VR/MR) che vale quasi 50 miliardi di dollari ed entro il 2025 sarà equamente suddiviso tra acquirenti consumer e entreprise, a testimonianza dei vantaggi in termini di produttività derivanti dall’aumento dell’AR/VR; infine, dall’infrastruttura di rete e cloud, e dalle infrastrutture informatiche e di comunicazione.
Vantaggi e opportunità del metaverso industriale: la convergenza fra IT e OT
Il Digital Twin va a braccetto con il metaverso industriale. È infatti una rappresentazione virtuale di un oggetto o di un sistema reale che riceve un aggiornamento attraverso i dati rilasciati in real-time.
Il gemello digitale realizza dunque la replica perfetta di un oggetto fisico, perché è un modello virtuale ad elevata complessità che sfrutta l’apprendimento automatico, la simulazione e il ragionamento per promuovere il processo decisionale.
Un digital twin favorisce, inoltre, la realtà virtuale, ma il gemello digitale può superare i nostri limiti fisici e fisiologici, trovando la strada giusta per aiutarci ad adattarci alla sfida di raddoppiare le conoscenze in sempre meno tempo. L’uso dei digital twin promette di aumentare la produttività e di migliorare processi nella manifattura e nel ciclo di vita dei prodotti.
“Molto più concreto è contestualizzare il Metaverso nell’ambito dei Digital Twin“, mette in evidenza Vercellino: “La convergenza tra IT e OT sta portando la digitalizzazione sempre più in profondità dentro i processi industriali, ovviamente come strumento di simulazione, e in alcuni casi, anche di monitoraggio e controllo“.
“La possibilità di ricreare modelli digitali di impianti e processi industriali”, continua Vercellino, “impiegando forme di simulazione più sofisticate sia per anticipare eventuali dinamiche dei processi sia per progettare nuovi processi produttivi, rappresenta una possibilità ancora più concreta per impiegate le Information Technology come strumenti per ridisegnare e reinventare le Operational technologies”.
Digital Twins e Metaverso
Vediamo cosa ha a che fare il Metaverso in un contesto industriale. “La domanda è lecita”, sottolinea Vercellino: “Ci muoviamo su un terreno che non c’entra nulla con le distopie fantascientifiche, qui stiamo guardando all’integrazione tra modelli di simulazione e visualizzazione su 3 dimensioni, introducendo modi di interazione sempre più immediati e intuitivi con modelli matematici complessi che descrivono il comportamento di un processo produttivo“.
“Il Digital Twin di un processo produttivo o di un centro di produzione o di un sito di estrazione”, infatti, secondo Vercellino, “consentono di capire in che modo progettare e gestire al meglio un sito produttivo ancora prima di fare gli ingenti investimenti richiesti per intraprendente una nuova linea di produzione: in questo contesto, l’impiego della parola Metaverso semplicemente mette in evidenza che si crea un ‘layer di astrazione digitale’ che consente di interagire con oggetti e asset di un processo produttivo, e sotto molto aspetti rappresenta una buzzword assolutamente superflua, se non per cercare di intercettare quell’hype della comunicazione e marketing che può catalizzare l’attenzione degli investitori“, conclude Vercellino.
Il rischio: il Metaverso industriale potrebbe diventare un gioco esclusivo
Gli esperti dunque ci mettono in guardia sul rischio di creare un monopolio chiuso e proprietario, se le Big Tech non renderanno le tecnologie interconnesse e interoperabili.
Infatti, “la spinta della tecnologia crea oggi un progressivo avanzamento che potrà cambiare le nostre vite e le
nostre esperienze di consumo anche in tempi molto brevi”, concludono Antonio Faraldi e Alessio Cavallini: “Allo stesso tempo, si impone la necessità per la tecnologia di non rispondere solo a se stessa e alla sua naturale propensione al futuro, pena il rischio di diventare un gioco esclusivo, appannaggio dei pochi che vi avranno accesso”.
Mille metaversi in cerca d’autore
Metaverso, creatura multiforme ed evanescente. “Parliamo di una cosa che non esiste – dice Giancarlo Vercellino di IDC – uno spazio generale in cui convergono soluzioni e tecnologie diverse (e magari anche ben note, come l’Augmented/ Virtual Reality) che andrebbero a ricollocarsi in scenari d’uso che prevedono una radicale trasformazione delle forme/ modalità di interazione sociale (attraverso un web decentralizzato di terza generazione fatto di oggetti intelligenti che comunicano tra loro e aprono lo spazio a forme più sofisticate di automazione)”.
“Basta soffermarsi un attimo su questo aspetto per cogliere la profondità della contraddizione e quanto in realtà siamo davvero ancora lontani da qualsiasi rivoluzione (utopica o distopica, fate voi): sono le tecnologie che definiscono le prassi dell’interazione sociale oppure la società che adegua le proprie prassi verso forme più evolute? Domanda soltanto in parte oziosa (nasce prima l’uovo o la gallina?), perché nel nostro caso manca chiarezza su entrambi i fronti, sia sulle tecnologie che sulle esigenze“.
Al momento, sembra che il Metaverso sia un attore pirandelliano in cerca di autore: più che una tecnologia mirata, “cerca il suo Steve Jobs”, afferma Vercellino.
“Dietro la parola Metaverso, in molti casi, si nasconde la necessità di rivitalizzare gli investimenti di lungo termine nelle ICT, in un momento in cui forse il settore nel suo complesso soffre una certa carenza di idee nuove oppure ha raggiunto un punto di saturazione in molti segmenti di mercato. Quindi, il Metaverso diventa l’opportunità di rinsaldare un patto con gli investitori e puntare su una nuova fase di digitalizzazione della società“, aggiunge.
Dunque, “è per questo motivo che comitati di standardizzazione come il Metaverse Standards Forum hanno oltre 650 membri”, continua Vercellino, “l’obiettivo cruciale è definire standard di interoperabilità che garantiranno ad ogni operatore di salvaguardare e valorizzare gli investimenti tecnologici realizzati fino a questo momento.
Però è altrettanto chiaro a tutti che la differenza tra un ‘metaverso aperto e interoperabile’ e un ‘ecosistema di metaversi diversi’ (ammesso e non concesso che gli operatori si chiariscano le idee su cosa intendono per ‘metaverso’) diventa una questione di sfumature linguistiche. Oggi parlare di Metaverso significa soltanto rinnovare la comunicazione e il marketing tecnologico delle Big Tech per i prossimi cinque anni, cercando di tenere buoni gli investitori“, sottolinea Vercellino.
Anche Antonio Faraldi, Managing Director e Partner di BCG, e Alessio Cavallini, Partner di BCG, si soffermano sull’assenza di una definizione condivisa del concetto di Metaverso che anche Boston Consulting Group declina senpre al plurale: “Definire precisamente il Metaverso resta un’impresa particolarmente complessa benché si tratti di una parola ampiamente diffusa e di un’idea di cui vediamo i prodromi rimandare chiaramente ad un futuro raggiungibile, seppure in tempi indefiniti. Alcuni affermano che si tratti della prossima generazione di internet: della sua naturale evoluzione in una realtà virtuale, interconnessa e immersiva, che estende senza soluzione di continuità il nostro mondo “reale”. Certo è che, perché ciò accada, tutte le componenti da cui nasce il metaverso dovranno risultare tra loro non solo interconnesse, ma anche interoperabili”.
Le tre componenti chiave
“Può essere utile partire dal considerare che i Metaversi nascono dalla convergenza di tre componenti”, ci spiegano Antonio Faraldi e Alessio Cavallini:
- “i Mondi Metaverso o anche m-worlds, in cui si ritrovano centinaia di milioni di utenti;
- gli strumenti necessari per vivere l’esperienza immersiva della realtà aumentata (AR, VR e MR);
- e gli asset virtuali ovvero gli oggetti da acquisire e scambiare”.
“La grande attenzione verso i metaversi attualmente è dovuta agli importanti investimenti che questa nuova tecnologia attrae e alla progressiva diffusione che sta avendo, ciò unito ai progressi tecnologici in termini di AR, VR e MR, e all’espansione dell’utilizzo di asset Web3 abilitati alla blockchain, porta molte aziende a una prima familiarizzazione con questa nuova realtà che, dal canto suo, propone un esteso ventaglio di opportunità commerciali in settori differenti”.