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Supply chain, misurare le prestazioni: si fa troppo poco in Italia



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La crescente complessità delle supply chain richiede la misurazione delle prestazioni per migliorare l’efficienza. Solo l’11% delle aziende italiane ha sistemi avanzati per tracciarle, mentre la maggior parte si affida a metodi reattivi, affrontando problemi post-fatto

Pubblicato il 19 dic 2024

Nataliia Roskladka

Ricercatrice dell'Osservatorio Supply Chain Planning del Politecnico di Milano



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Supply Chain Management concept transportation and logistic suppliers, import export and transport industry. network distribution growth. container cargo ship and trucks of industrial cargo freight

L’evoluzione sempre più complessa delle catene di approvvigionamento e distribuzione globali, comunemente conosciute come supply chain, richiede alle imprese un approccio strategico e operativo per la misurazione e il controllo delle prestazioni lungo tutto il processo.

L’80% delle imprese end-user applica specifici KPI per la valutazione delle prestazioni della propria supply chain ma solo l’11% dimostra un grado elevato di maturità con un sistema dedicato e in grado di tracciare efficacemente tutti i segnali.

Sfide e adattamenti nelle supply chain globali

Gli eventi degli ultimi anni, come la pandemia, l’invasione Russa in Ucraina, l’aggravarsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente hanno cambiato profondamente la concezione tradizionale di una Supply Chain globale unica. Questa trasformazione ha inaugurato una nuova fase, in cui le aziende devono non solo sorvegliare costantemente le loro catene del valore, ma anche adattarle periodicamente per rispondere a un contesto in rapido mutamento.

Di conseguenza, le imprese si trovano ad affrontare sfide complesse per mantenere livelli di efficienza e continuità. Il bisogno di avere dati precisi e aggiornati diventa fondamentale per prevenire interruzioni, ottimizzare i processi e rispondere rapidamente a imprevisti che possono verificarsi lungo la filiera. Le situazioni derivanti dalle suddette crisi come l’instabilità dei mercati delle materie prime o l’improvvisa indisponibilità di fornitori strategici rendono necessario un monitoraggio costante delle prestazioni della filiera e una pronta risposta ai cambiamenti rilevati.

Il monitoraggio insufficiente delle performance nelle aziende italiane

In questo contesto risultano preoccupanti i dati rilevati dall’Osservatorio Supply Chain Planning del Politecnico di Milano. In particolare, l’osservatorio ha dichiarato che quasi un’azienda su cinque (il 18%) non ha ancora implementato un sistema strutturato per monitorare e valutare le prestazioni della propria supply chain, ma si tiene traccia solo dei principali disservizi arrecati.

In pratica, queste aziende non adottano metodi sistematici per raccogliere e analizzare dati lungo la filiera produttiva e distributiva. In mancanza di un processo formale, l’unico metodo di controllo rimane una gestione reattiva dei disservizi, ossia la registrazione e il monitoraggio degli errori e dei problemi solo quando questi si riflettono negativamente sui clienti, siano essi interni (altri reparti o funzioni aziendali) o esterni (clienti finali). Questo approccio comporta che le aziende agiscono “a posteriori”: attendono che si verifichi un problema, lo registrano e successivamente intervengono per risolverlo o prevenirlo in futuro.

Focus sui parametri tecnici nelle supply chain italiane

La metà del campione delle aziende manifatturiere operanti in Italia analizzato dall’osservatorio monitora solo un numero limitato di indicatori di performance, e che questi sono principalmente di tipo tecnico. Gli indicatori su cui si concentrano includono aspetti operativi specifici, come:

  • Puntualità: misura se le consegne vengono effettuate entro i tempi previsti. Questo indicatore è fondamentale perché i ritardi possono compromettere la fiducia dei clienti e creare disservizi nella catena di distribuzione.
  • Completezza: valuta se le consegne rispettano l’intero ordine richiesto, senza mancanze o errori. La completezza è un altro elemento cruciale perché garantisce che il cliente riceva esattamente ciò che ha richiesto.

Queste aziende, quindi, scelgono di concentrarsi principalmente su pochi parametri specifici, ignorando altre possibili aree di miglioramento della supply chain, come l’efficienza, la sostenibilità o la soddisfazione complessiva del cliente. Il motivo principale di questa scelta è che tali parametri sono spesso inclusi come clausole negli accordi contrattuali con i clienti. Di conseguenza, rispettare questi parametri tecnici è necessario per evitare penalità contrattuali, mantenere la fiducia dei clienti e assicurarsi il rinnovo dei contratti.

In pratica, queste aziende adottano un approccio mirato, migliorando solo gli aspetti che hanno un impatto diretto sugli impegni presi formalmente con i clienti. Questo comportamento, se da un lato garantisce che le aziende rispettino gli obblighi contrattuali, dall’altro limita il miglioramento complessivo della supply chain. Focalizzarsi solo su alcuni indicatori tecnici rischia di tralasciare aspetti strategici, come la gestione del rischio, l’efficienza operativa o la qualità complessiva del servizio, che possono essere altrettanto importanti per il successo a lungo termine e per la competitività dell’azienda.

L‘adozione limitata di tecnologie digitali nelle supply chain

Non sorprende quindi che poche aziende italiane stanno implementando sistemi di gestione della supply chain basati su tecnologie digitali come l’Internet of Things (IoT) e l’Intelligenza Artificiale (AI). Il 72% delle aziende non dispone di un sistema avanzato basato sulle tecnologie digitali per il tracciamento dei movimenti delle merci lungo la supply chain. Di conseguenza, il monitoraggio dei flussi, sia a monte (proveniente dai fornitori) sia a valle (verso i clienti finali), si basa unicamente sui sistemi transazionali, come i software di gestione ordini o contabilità, che registrano operazioni specifiche. In pratica, senza un sistema di tracking in tempo reale, queste aziende si affidano ai dati generati solo al momento della conferma del ricevimento delle merci.

A monte, quindi quando un fornitore spedisce materie prime o componenti, il sistema aziendale non monitora continuamente dove si trovano durante il trasporto. Solo una volta che le merci vengono effettivamente consegnate e ricevute, l’azienda aggiorna i dati. Prima di questo momento, non ha visibilità sulle fasi intermedie (ad esempio, se il carico è in ritardo o se ci sono stati problemi durante il trasporto). Lo stesso accade a valle quando l’azienda invia i prodotti ai clienti. Il sistema aziendale registra la spedizione e l’avvenuta consegna, ma non fornisce aggiornamenti intermedi. Questo significa che, fino a quando il cliente non conferma il ricevimento delle merci, l’azienda non ha informazioni sullo stato di avanzamento della consegna.

Una azienda su dieci ha un sistema di tracciamento relativamente avanzato, ma con alcune limitazioni. Ovvero le aziende sono in grado di monitorare in tempo reale sia i prodotti finiti che inviano ai clienti, sia i materiali che devono ricevere dai fornitori, e di conoscere la posizione esatta di queste merci lungo la supply chain. Tuttavia, questa tracciatura si applica solo al flusso immediatamente precedente o successivo nella filiera. Vuol dire che l’azienda traccia in tempo reale la spedizione fino al primo punto di destinazione, che potrebbe essere un magazzino o un centro di distribuzione del cliente, ma non monitora ulteriormente la movimentazione del prodotto oltre questo punto. Quando un fornitore “1st tier” (il primo fornitore diretto dell’azienda) spedisce materiali o componenti, l’azienda può monitorare lo stato e la posizione di questi materiali fino a quando non arrivano a destinazione. Tuttavia, questo tracciamento non si estende a eventuali fornitori successivi della filiera del fornitore (per esempio, se i fornitori a loro volta dipendono da altri fornitori più a monte nella supply chain).

In pratica, la visibilità in tempo reale si ferma allo stadio contiguo della filiera. Ciò significa che, pur disponendo di informazioni aggiornate sui movimenti più prossimi, l’azienda non ha accesso diretto alla tracciatura completa lungo l’intera supply chain, né può monitorare in modo continuo ciò che accade oltre i propri fornitori o clienti immediati.

Supply chain control tower: una soluzione poco sfruttata

Uno strumento di grande importanza per il monitoraggio delle performance delle supply chain è il Supply Chain Control Tower. Si tratta di un sistema centralizzato che raccoglie dati da tutta la filiera estesa anche a stadi successivi (fornitori dei fornitori, clienti dei clienti), applicata su quasi totalità dei flussi, che permette una visione completa, migliorando la visibilità su ogni singolo passaggio e offrendo capacità di risposta immediata agli imprevisti. Questa soluzione è particolarmente utile per le aziende che gestiscono operazioni su larga scala, garantendo un controllo totale su fornitori e trasporti. Tuttavia, Supply Chain Control Tower vengono adottate solo da una minoranza (1%) delle aziende italiane.

Le le best practice del monitoraggio avanzato

Tornando all’approccio del monitoraggio delle prestazioni, poco più di un’azienda su dieci (11%) in Italia adotta un sistema di monitoraggio completo e dedicato che copre sia le prestazioni tecniche sia quelle economiche della supply chain. Queste aziende non si limitano a registrare i problemi più evidenti, ma hanno implementato una serie di pratiche strutturate per ottenere una visione completa e migliorare continuamente i loro processi. Ecco alcuni dettagli sulle pratiche adottate da queste aziende:

  • Monitoraggio esaustivo delle prestazioni: queste aziende misurano in modo completo non solo le performance tecniche (come puntualità, precisione nelle consegne, e qualità del prodotto) ma anche le prestazioni economiche (costi di approvvigionamento, efficienza e risparmio). Questo approccio permette di avere una visione integrata e completa della supply chain, bilanciando obiettivi operativi con quelli finanziari.
  • Sistema di misura dedicato: per gestire e conservare tutti questi dati, le aziende utilizzano un sistema informatico dedicato, che registra e storicizza (ossia archivia nel tempo) tutte le informazioni sulle performance. Questo sistema centralizzato consente di analizzare i dati nel tempo, identificare tendenze e confrontare le prestazioni attuali con quelle passate, ottenendo una visione chiara dei progressi e delle aree critiche.
  • Cantieri di miglioramento continui e multidisciplinari: le aziende non si limitano a risolvere i problemi più urgenti; piuttosto, istituiscono “cantieri di miglioramento”, ovvero gruppi di lavoro continuativi che si dedicano all’analisi delle prestazioni e all’individuazione di iniziative di miglioramento. Questi gruppi includono rappresentanti di varie funzioni aziendali: acquisti, produzione e commerciale. In questo modo, il miglioramento della supply chain viene affrontato da diverse prospettive, assicurando che tutte le parti interessate possano contribuire.
  • Attenzione ai segnali deboli: oltre a risolvere i problemi urgenti, queste aziende sono sensibili ai segnali deboli. Si tratta di indizi meno evidenti ma potenzialmente problematici, come ad esempio un trend di performance leggermente in calo o un’area che mostra un peggioramento lento ma costante. Considerare anche questi segnali permette alle aziende di intervenire preventivamente, prima che i piccoli problemi diventino critici.

Riassumendo, il monitoraggio delle prestazioni della propria supply chain in Italia ha ancora molta strada da fare per diventare strutturata, digitale e completa. Questo però può favorire la capacità di adattamento delle aziende al contesto altamente dinamico e incerto. Le aziende che riescono a modificare con flessibilità i propri canali di fornitura e distribuzione, sfruttando nuove tecnologie e fonti di dati avanzate, possono non solo minimizzare i rischi, ma anche cogliere opportunità di crescita in mercati emergenti. Questo approccio permette alle imprese di mantenere un vantaggio competitivo e di garantire una maggiore resilienza in un panorama economico globale sempre più incerto e complesso.

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