Lavoro

Per innovare la pubblica amministrazione serve lo smart working: ecco perché

La digitalizzazione non passa solo attraverso le tecnologie, ci vogliono modelli organizzativi flessibili e produttivi: lo smart working è un’opportunità per la pubblica amministrazione anche come stimolo per il sistema paese.

Pubblicato il 03 Ago 2018

Silvia Barbieri

Tavolo Sanità PA Social

Franco Segata

Direttore Organizzazione e Risorse Umane Informatica Trentina S.p.A. e Coordinatore “HR Club” Assinter Italia

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La rete delle Società ICT in house guarda allo smart working come ad un’opportunità da cogliere per accelerare la trasformazione digitale in atto nel settore pubblico. Lo smart working nella PA può contribuire a renderla 4.0.

Lo smart working rappresenta, infatti, una “nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

Ci sono più fattori abilitanti che consentono un profondo cambio di paradigma nel lavoro, impattando su comportamenti, aspirazioni e bisogni delle persone, e consentendo alle aziende di attivare percorsi virtuosi di coinvolgimento, di attivazione di nuove energie in altrettanto nuovi schemi organizzativi, necessari e più consoni alle necessità della trasformazione digitale in atto:

  • Una Pubblica Amministrazione 4.0, in grado di combinare un patrimonio di conoscenze, regolamentazioni, consapevolezza di fabbisogni che sappiano sfruttare al massimo le opportunità offerte dalla tecnologia.
  • I big data per predire e indirizzare l’azione amministrativa.
  • I social per favorire l’interazione e la collaborazione con i cittadini.
  • L’intelligenza artificiale (cosi come prospettato nel libro bianco sulla intelligenza artificiale di AGID) o l’ IoT, ad esempio, per il controllo del territorio, ecc.

Nuove tecnologie, nuovi paradigmi, e soprattutto, nuove competenze chiave. Le competenze digitali sono lo sfondo di un complesso di azioni che Assinter sta sviluppando da tempo, con la consapevolezza della loro centralità per tutte le Società ICT in house e della loro importanza per il successo dei processi di trasformazione digitale.

L’attenzione è ora sui modelli organizzativi e sulle condizioni che consentano alle risorse umane, scontato dirlo ma sempre meglio ripeterlo, di svolgere il ruolo di fattore chiave nell’agire delle proprie imprese.

Lo Smart working

Lo studio e la definizione di un regolamento associativo sullo smart working ne è una concreta e immediata risposta, che siamo certi consentirà di abilitare l’introduzione nelle società della rete di Assinter Italia di pratiche di organizzazione del lavoro di tipo “agile”, proiettate verso un cambiamento radicale dei principi sulla cui base è costruito il rapporto tra risorse umane ed azienda.

Collaborazione e comunicazione (anziché gerarchia), responsabilizzazione ed empowerment (anziché obbedienza e subordinazione), personalizzazione e flessibilità (anziché regole e procedure), valorizzazione talenti e innovazione (anziché formalizzazione).

Sono questi i capisaldi intorno ai quali promuovere non solo forme innovative di organizzazione del lavoro, ma una visione rinnovata del modo di agire ed operare al passo con la trasformazione digitale, che di questa sia ad un tempo fattore abilitante e risultato conseguito con impatti e benefici per il settore pubblico nel suo complesso.

Questo nella convinzione che laddove anche la Pubblica Amministrazione faccia propri nuovi approcci ed orientamenti, i benefici che ne derivano potranno essere riverberati positivamente, in chiave quasi osmotica, come esempio di condotta positivo negli altri settori della società, accelerandone la propensione al cambiamento.

Inseguire o innovare

La trasformazione digitale è pressoché trasversale a tutti gli ambiti economici e produttivi, e la Pubblica Amministrazione ne è fortemente impattata, anche se, spesso, non ha saputo coglierne fino in fondo le opportunità, sfruttandone i fattori critici di successo. I motivi sono i più vari, ma uno fra tutti può essere imputato alla necessaria ed ampia multidisciplinarietà propria della trasformazione digitale: la sua abilitazione passa non solo attraverso, va da sé, la tecnologia, ma anche e soprattutto attraverso rinnovati paradigmi organizzativi, nuove competenze, discipline sin qui non sperimentate. In altre parole, attraverso un nuovo modo di “vedere le cose” superando l’approccio della frammentazione e della specializzazione.

L’approccio che ne può conseguire è probabilmente duplice: quello di “inseguire” il cambiamento ed i nuovi modelli di funzionamento “spinta” dalle imprese o dai cittadini che interagiscono con la PA stessa, oppure cogliere questo epocale momento per innovare profondamente i propri servizi e le modalità di interazione con tutta la propria utenza.

È proprio su questo secondo profilo che la rete delle Società ICT in house riunite in Assinter Italia sta lavorando su più fronti, affinché queste aziende, come soggetti pubblici demandati nella stragrande maggioranza dei territori all’implementazione delle strategie di Digital Transformation, rafforzino il proprio ruolo di agenti del cambiamento del settore pubblico.

L’importanza dell’azione della Pubblica Amministrazione e la sua strutturale missione di regolamentazione dei servizi per i cittadini e per le imprese impone, infatti, come necessario ripensare la PA come un attore primario nella trasformazione digitale, per una “rivoluzione” nel proprio operato capace di concepire nuovi servizi, nuovi modelli di erogazione, nuovi ambiti di azione, per la crescita e la trasformazione del Paese.

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