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Piano Mattei, cosa dice la nuova legge sulla partnership Italia-Paesi africani



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L’obiettivo è promuovere lo sviluppo dei Paesi africani attraverso investimenti, digitalizzazione, sostegno all’imprenditoria e molti altri fronti: ecco i dettagli della partnership

Pubblicato il 13 feb 2024

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



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Il Parlamento ha approvato la conversione in legge, con modifiche sostanziali, del decreto-legge emesso il 15 novembre 2023, numero 161. Questo atto legislativo introduce misure immediate per l’attuazione del “Piano Mattei”, un’ambiziosa iniziativa volta a promuovere lo sviluppo economico e sociale in diversi Paesi del continente africano. Le modifiche apportate durante il processo di conversione mirano a ottimizzare l’efficacia delle disposizioni iniziali, assicurando che il “Piano Mattei” possa effettivamente contribuire al progresso e alla stabilità dei Paesi partner in Africa.

Il governo ha introdotto un provvedimento articolato, guardiamolo nel dettaglio.

Cos’è il Piano Mattei

L’articolo 1 specifica le aree di intervento e le priorità d’azione, evidenziando l’impegno dell’Italia nel promuovere un progresso condiviso. Inoltre, il piano sarà formalizzato mediante un Decreto del Presidente del Consiglio, dietro consultazione e approvazione delle Commissioni parlamentari preposte, segnando un importante passo avanti nella cooperazione italo-africana. Il “Piano Mattei”, quadriennale e aggiornabile, mira a promuovere sviluppo attraverso cooperazione, investimenti, educazione, innovazione, salute, gestione sostenibile delle risorse, tutela ambientale, digitalizzazione, sostegno all’imprenditoria, occupazione, turismo, cultura, e gestione dei flussi migratori. Include strategie specifiche per aree africane designate ma non prevede che si possano generare oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche.

La cabina di regia

Viene istituita una Cabina di regia per il Piano Mattei, guidata dal Presidente del Consiglio e composta da ministri, rappresentanti di agenzie, società statali, università, ricerca, società civile e terzo settore, per coordinare l’implementazione del piano senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Il Vicepresidente può convocare e presiedere su delega. Non sono previsti compensi per i partecipanti, e il segretariato è fornito da una struttura di missione specifica.

Compiti della cabina di regia

Le funzioni della Cabina di regia spaziano dal coordinamento delle attività fino alla promozione delle relazioni tra l’Italia e i Paesi africani. Tra i suoi compiti principali, figura la finalizzazione e l’aggiornamento periodico del Piano, garantendo che le azioni intraprese restino pertinenti e impattanti. La Cabina di regia tiene sotto costante osservazione il progresso del Piano, valutandone l’efficacia e individuando aree di miglioramento producendo un rapporto annuale destinato al Parlamento. Infine, la ricerca di finanziamenti europei e internazionali rappresenta un altro aspetto vitale per utilizzare ogni opportunità di supporto finanziario per il Piano.

Struttura di missione

A partire dal primo dicembre 2023, è stata creata una specifica struttura di missione all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri per facilitare l’esecuzione del Piano Mattei. Questa struttura, guidata da un coordinatore scelto tra i diplomatici, è organizzata in quattro uffici, due di livello dirigenziale generale e due di livello non generale, supportati da personale non dirigenziale selezionato tra vari enti pubblici. Ha il compito di assistere il Presidente del Consiglio e la Cabina di regia, gestire il segretariato della Cabina, e redigere rapporti annuali. Prevede un budget specifico per il 2023 e anni successivi, senza generare oneri extra per la finanza pubblica.

Relazione annuale con il parlamento

In una mossa trasparente e di rendicontazione, il Governo si impegna a fornire un aggiornamento annuale sul progresso del Piano Mattei, inviando alle Camere entro il 30 giugno di ogni anno una relazione dettagliata, dopo l’approvazione della Cabina di regia. Questo documento non solo riflette lo stato di avanzamento del Piano ma propone anche strategie per ottimizzare l’efficacia e raggiungere gli obiettivi prefissati. Questo processo di valutazione e miglioramento, pur essendo rigorosamente istituzionale, non implicherà ulteriori oneri finanziari per lo Stato, garantendo una gestione oculata delle risorse pubbliche.

Disposizione finanziaria

In un’operazione di bilancio mirata alla sostenibilità finanziaria, il Governo ha delineato un piano per coprire i costi legati all’attuazione dell’articolo 4 del Piano Mattei, stimati in 235.077 euro per il 2023 e 2.820.903 euro annui a partire dal 2024. Questi oneri saranno finanziati attraverso una riduzione equivalente delle spese precedentemente autorizzate dalla legge del 23 dicembre 2014. Inoltre, per garantire flessibilità e adeguamento alle necessità emergenti, il Ministro dell’Economia e delle Finanze è stato investito del potere di effettuare le necessarie variazioni di bilancio attraverso decreti specifici, assicurando così un’attenta gestione delle risorse pubbliche nel contesto del Piano Mattei.

L’impatto del Piano Mattei sulle imprese

Alla conferenza Italia-Africa a Roma, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato il “Piano Mattei”, ispirato all’omonimo progetto degli anni ’60 di Enrico Mattei, con focus sul settore energetico. Questa iniziativa mira a rafforzare la cooperazione tra Italia e paesi africani, sfruttando le risorse naturali africane con le competenze italiane, distanziandosi dai precedenti modelli coloniali per favorire una partnership equa. Il lancio del Piano, avvenuto in presenza del Presidente Sergio Mattarella e leader africani, ha sollevato dibattiti sulla sua implementazione e impatto.

Gli obiettivi

Il “Piano Mattei” mira a rafforzare la cooperazione Italia-Africa, coordinando iniziative esistenti e lanciando nuovi progetti. Tra questi, spiccano la creazione di un centro per le energie rinnovabili in Marocco con il supporto di Enel e Intesa Sanpaolo, lo sviluppo di impianti di depurazione in Tunisia da Eni, e accordi energetici con l’Algeria per l’approvvigionamento di gas, consolidando le relazioni italo-africane nel settore energetico. Il piano è un ambizioso programma volto allo sviluppo socio-economico e industriale, con un focus sui settori dell’energia tradizionale e rinnovabile, essenziali per la crescita e la stabilità economica delle nazioni africane.

Il “nation branding”

Criticare un’iniziativa solo per il suo ruolo aggregativo di progetti preesistenti può essere unfair, è cruciale valutare l’importanza data alla cooperazione internazionale dai paesi beneficiari. Esperti nel campo, come Alessia Amighini, Professore associato di Politica economica all’Università del Piemonte Orientale e Associate Senior Research Fellow per il programma Asia presso l’ISPI, sottolineano che per più di dieci anni la Cina ha seguito una strategia efficace di nation branding, cercando di presentarsi come un benefattore unico in Africa. Attraverso la cooperazione bilaterale e iniziative plurilaterali quali il Forum Cina-Africa (Focac) e la Belt and Road Initiative, la Cina non solo ha migliorato la propria immagine in Africa ma ha anche avuto un impatto notevole sulle alleanze internazionali. Ciò è evidente dall’allineamento dei voti dei paesi africani con quelli della Cina nelle sessioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una cornice complessiva che metta in luce l’insieme delle attività di cooperazione italiane in Africa può assumere un rilevante significato politico.

I fondi

Il governo prevede di finanziare nuove iniziative riallocando oltre 5,5 miliardi di euro da altri fondi, inclusi il Fondo italiano per il clima e risorse per la cooperazione allo sviluppo. Nonostante la significativa dotazione, non ci sarà un incremento degli stanziamenti totali, che si mantengono a 4,5 miliardi annui, lo 0,29% del PIL, ancora lontano dall’obiettivo dello 0,7% dell’OCSE, standard raggiunto solo da nazioni quali Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia e Lussemburgo. Last but not least, il Piano sottolinea l’importanza politica e geostrategica dell’Italia nel Mediterraneo per l’Unione europea, evidenziando una rivendicazione di ruolo a seguito di iniziative precedenti come il Processo di Barcellona del 1995, la Politica europea di vicinato del 2004 e l’Unione per il Mediterraneo del 2008, le quali non hanno pienamente raggiunto i loro obiettivi.

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