FInanza alternativa

Pmi e startup: perché è difficile trovare finanziatori e come risolvere

L’interesse delle istituzioni, degli investitori istituzionali e degli organismi sovranazionali per i nuovi modelli di business e di analisi proposti dal fintech e dalla finanza alternativa è sempre più evidente e i regolatori riconoscono non solo i rischi, ma soprattutto le opportunità di crescita

Pubblicato il 08 Mag 2017

Matteo Tarroni

Co-founder e Ceo workinvoice

man drawing schedule of business growth

Le piccole e medie imprese, soprattutto le start-up, e, in generale, le aziende ad alto tasso di crescita e le imprese innovative, rivestono un ruolo critico nella creazione di posti di lavoro e nella guida della crescita dell’economia europea. Gli imprenditori che sviluppano promettenti business plan hanno la necessità di ottenere un finanziamento per realizzare le loro idee, e le imprese che crescono hanno bisogno di accedere a finanziamenti a condizioni interessanti per finanziare la loro espansione. Il credito bancario è molto più difficile da ottenere da queste società a causa della mancanza di garanzie, dell’incerta redditività futura, ma anche perché il costo del servizio alle micro e piccole imprese eccede i ricavi conseguibili per il sistema bancario.

Su questi temi il 20 marzo scorso Workinvoice è stata invitata a presentare la propria esperienza ad una tavola rotonda organizzata dalla Capital Markets Union, l’organismo della Commissione Europea che si occupa di sviluppare l’accesso alla finanza per le PMI del nostro continente.

La Commissione Europea ha creato nel 2015 la Capital Markets Union con lo scopo di supportare lo sviluppo di forme alternative di finanza, complementari rispetto al finanziamento bancario, incluso venture capital, crowdfunding e marketplaces. Obiettivo della CMU è coerente e competitivo.

Una ricerca pubblicata poche settimane fa dalla Banca d’Italia[1] rappresenta la conferma ufficiale che le piccole imprese hanno maggiori difficoltà di accesso al credito, non soltanto per la loro maggiore fragilità finanziaria, ma anche per un minore interesse del sistema bancario a fornire loro i finanziamenti.

Tuttavia, i canali di finanziamento non bancari rimangono poco sviluppati in Europa, di fronte a numerosi ostacoli alla loro adozione e l’efficacia.

Obiettivo della CMU è proprio favorire lo sviluppo di tali canali di finanziamento alternativi e l’ampliamento della gamma di opzioni di finanziamento per le PMI in tutti gli Stati membri dell’UE.

Infatti i principi della CMU comprendono:

  • Creazione di maggiori opportunità per gli investitori: la CMU dovrebbe contribuire a mobilitare i capitali in Europa e canalizzarli verso le aziende, incluse le PMI, e verso progetti infrastrutturali che ne hanno bisogno per l’espansione e per la creazione di posti di lavoro. Contestualmente dovrebbe fornire agli investitori istituzionali opzioni migliori per soddisfare i propri obiettivi di rendimento, anche nel lungo o lunghissimo termine. Il tema è particolarmente scottante, ad esempio, per i fondi pensione.
  • Collegamento del finanziamento all’economia reale: il CMU è un progetto classico di mercato unico a vantaggio di tutti i 28 Stati membri dell’Unione. Gli Stati membri hanno molto da guadagnare dalla canalizzazione di capitali e investimenti verso i loro progetti.
  • Promuovere un sistema finanziario più forte e più resiliente: aprire una più ampia gamma di fonti di finanziamento e investimenti a più lungo termine, assicurando che i cittadini e le imprese dell’UE non siano più vulnerabili agli shock finanziari così come è accaduto durante le crisi.
  • Integrazione finanziaria ed aumento della concorrenza: la CMU dovrebbe portare a una maggiore condivisione transfrontaliera dei rischi e mercati più liquidi che rendano più profonda l’integrazione finanziaria, riducendo i costi e aumentando la competitività europea.

Nel contesto dei preparativi per la revisione semi annuale nel mese di giugno 2017, la Direzione Generale per la stabilità finanziaria, servizi finanziari e dei mercati dei capitali dell’Unione (DG FISMA) della Commissione Europea ha organizzato a Bruxelles una tavola rotonda focalizzata sulle barriere allo sviluppo di canali di finanziamento non bancari e sui modi per superarli a livello nazionale ed europeo.

Tre i temi principali:

  • gli investimenti in capitale di PMI: come aumentare la sua offerta e diversificare la sua fonti?
  • raccolta di debito per le PMI: come aumentare la sua offerta e diversificare le proprie fonti?
  • le barriere informative tra le PMI e investitori potenziali finanziatori: come facilitare l’accesso delle PMI ai finanziamenti per superare tali barriere informative, anche attraverso l’utilizzo di soluzioni Fintech?

Proprio su quest’ultimo punto siamo stati invitati a condividere la nostra esperienza con le PMI, maturata in più di due anni di gestione del mercato italiano dei crediti commerciali.

La Commissione ha condotto un sondaggio tra gli Stati membri sulle capacità esistenti di sostegno e di consulenza sulla finanza alternativa e poi organizzato nel settembre del 2016 un seminario per presentare informazioni, scambiare opinioni e condividere le migliori pratiche sul supporto consultivo per l’accesso delle PMI alle finanze.

Per progredire in questo settore in modo sistematico e per replicare approcci ed iniziative di successo in tutta l’UE, i servizi della Commissione hanno, inoltre, lanciato una piattaforma collaborativa sull’accesso delle PMI alle finanze nel dicembre 2016.

La sessione a cui abbiamo partecipato era quindi incentrata sulle barriere informative esistenti tra PMI e potenziali investitori e finanziatori, nonché i modi per superarli attraverso iniziative a livello nazionale e comunitario, anche attraverso soluzioni FinTech.

Oltre a Workinvoice erano presenti:

  • Invesdor: una delle più sviluppate piattaforme di crowdfunding del continente. Basata in Finlandia, ma ormai operativa in diversi paesi, ha consentito a centinaia di startup di raccogliere capitali.
  • Eurochambers: l’associazione delle Camere di Commercio continentali che assiste più di 20 milioni di imprese, in maggioranza PMI.
  • ACCIS: l’organizzazione che riunisce più di 40 società di credit scoring in vari paesi d’Europa (Cribis ed Experian in Italia).

Processi innovativi, ottimizzazione delle risorse ed utilizzo “istruito” della tecnologia sono stati i principali temi discussi in sede di Capital Markets Union. La tavola rotonda ha costituito infatti un’opportunità per esplorare le possibili nuove iniziative a livello europeo con operatori del settore, regolatori e legislatori.

Il piano d’azione della CMU individua la forte necessità di aiutare le PMI a diversificare le proprie risorse finanziarie superando le barriere informative che esistono tra PMI e potenziali investitori e finanziatori (ad esempio, mancanza di consapevolezza e conoscenza sulle nuove opportunità di finanziamento, difficoltà nella ricerca ed elaborazione delle informazioni esistenti, mancanza di informazioni finanziarie e di credito sulle PMI).

Le barriere informative tra imprese e investitori e il ruolo del fintech

L’accesso alle informazioni necessarie per la valutazione del rischio di un investimento ed in ultima istanza per il pricing dello stesso è una delle maggiori difficoltà nel collegamento tra investitori ed aziende. Si tratta fondamentalmente di un tema di linguaggio e di standardizzazione.

Il linguaggio tecnico, il “gergo” della finanza, costituisce ancora oggi un impedimento all’avvicinamento tra imprese (non necessariamente di piccole dimensioni) ed investitori istituzionali. Ad esempio, metà delle imprese del Regno Unito hanno difficoltà a comprendere molti dei termini e degli acronimi abitualmente utilizzati dai finanziatori. È quanto risulta dalla ricerca svolta da LDF[2] (un intermediario finanziario specializzato in prestiti e asset-based financing per le PMI) che indica come il 48% delle aziende del campione si trovi di fronte ad una vera e propria barriera linguistica di fronte a termini quali “Capex”, “Ebitda”, “APR”, mentre solo una minoranza delle imprese (circa il 30%) definisce con precisione termini più complessi come “ROCE” o “Cogs”.

Altro tema rilevante per il coinvolgimento degli investitori istituzionali consiste nell’elaborazione di strumenti di partecipazione al rischio che abbiano sufficienti caratteristiche di standardizzazione tali da abbattere i costi operativi e di analisi.

Le aziende del cosiddetto “fintech” hanno un ruolo importante in questo senso; in particolare quelle che sviluppano modelli di marketplace ai quali gli investitori si rivolgono per investire in nuove asset class, così come ormai fanno abitualmente per azioni ed obbligazioni.

Ogni anno centinaia di migliaia di piccole aziende non riescono ad accedere al credito bancario, in Europa infatti secondo i dati più aggiornati della Commissione Europea circa una PMI su tre non ottiene il finanziamento che ha richiesto[3].

Le ragioni sono molteplici e non tutte legate al profilo di rischio delle aziende:

  • Complessità: i prodotti offerti dalle banche in alcuni casi non rispondono alle esigenze delle aziende.
  • Rigidità: i covenants determinano “confini” all’operatività aziendale che a volte ne pregiudicano l’esistenza stessa.
  • Elevata crescita: aziende con elevati tassi di crescita necessitano di risorse crescenti soprattutto per finanziare il circolante.
  • Rapidità: i mercati di approvvigionamento richiedono in alcuni casi l’immediata disponibilità di liquidità per battere la concorrenza ed usufruire di condizioni vantaggiose, a volte soltanto temporanee.
  • Start-up: eccellenti modelli di business innovativi, già declinati in fatturato non trovano risorse finanziarie per l’ovvia assenza di un track-record.

Le banche non sono attrezzate per fornire risorse finanziarie a costi competitivi e con la rapidità e l’efficienza necessarie per soddisfare le esigenze, invero differenziate, delle PMI. Tutto ciò si traduce in opportunità mancate di sviluppo per le aziende e alla fine per il sistema economico nel suo complesso.

La Finanza Alternativa in questi casi può essere di grande aiuto. Infatti, mentre persiste il bisogno di prodotti finanziari standard su ampia scala per le PMI, esiste anche la necessità di prodotti di nicchia e specializzati appositamente studiati per le variegate esigenze delle piccole aziende.

È indubbio infatti che le esigenze finanziarie delle PMI siano complicate e l’erogazione di servizi coerenti non sia sostenibile senza una tecnologia a supporto che ottimizzi i costi operativi.

Sono nate così nel mondo anglosassone e poi si sono diffuse in tutta Europa start-up che coniugano finanza e tecnologia, specializzate in questi segmenti (ma non solo):

  • Prestiti (sia direct lending che peer-to-peer)
  • Invoice Finance (sia nella forma di erogazione diretta che di marketplace)
  • Trade Finance
  • Marketplace Lending (incluso il peer-to-peer)
  • Supply Chain Finance
  • “Challenger” Banks

Ciò che accomuna queste iniziative è l’utilizzo della tecnologia in ottica di ottimizzazione dei processi al fine di individuare il finanziatore giusto per le esigenze specifiche dell’azienda. E poi di fornire il servizio con una modalità intuitiva, rapida e semplice (fondamentalmente online).

In questo ecosistema le banche mantengono il ruolo di fornitori di servizi “mass-market” e di “grossisti”, cioè al servizio delle imprese di più grandi dimensioni. Sarebbe quindi più corretto parlare di finanza “complementare” invece che “alternativa” in considerazione del ruolo centrale che le banche continueranno a mantenere sui servizi più indifferenziati.

Un marketplace per i servizi digitali

Le piattaforme di invoice trading hanno come obiettivo primario quello di trasformare asset illiquidi che risiedono nei bilanci delle aziende (soprattutto PMI) in “valori” negoziabili al fine di ottimizzare la gestione del capitale circolante e proteggere il portafoglio crediti dai mancati pagamenti.

La possibilità di cedere i crediti commerciali a titolo definitivo costituisce un’esigenza particolarmente stringente in sistemi produttivi dove a fronte di tempi di pagamento estremamente lunghi si sperimenta anche una contrazione del tradizionale credito bancario (il cosiddetto “credit crunch”).

La situazione italiana è purtroppo esemplare da questo punto di vista. Una semplice analisi comparata dei tempi di pagamento delle fatture commerciali tra aziende mostra come i fornitori italiani debbano attendere in media 80 giorni per il saldo delle proprie fatture contro i 18 giorni dei loro omologhi tedeschi[4]. Le statistiche della Banca d’Italia poi ci rappresentano una situazione del credito alle imprese che sul segmento a breve termine ha visto una contrazione del 22% tra il 2009 ed il 2016.[5]

Questi due fattori determinano un appesantimento dei bilanci delle aziende, soprattutto di quelle di dimensioni minori che lavorano con grandi clienti: sono le “blue chips” infatti i peggiori pagatori anche secondo recentissime indagini delle aziende di credit scoring ed informazioni commerciali. Il più aggiornato rapporto Cerved riporta infatti come soltanto il 10% delle imprese di grandi dimensioni paghi le fatture rispettando i termini concordati[6].

Credit crunch e comportamenti di pagamento sono la causa principale dell’accumularsi di crediti commerciali sui bilanci delle aziende. Una “montagna” di crediti, di durata non brevissima, che l’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano ha stimato in più di 500 miliardi di euro e dei quali soltanto circa un quarto è finanziato dal sistema bancario tradizionale[7].

Una piattaforma di invoice trading (come Workinvoice in Italia o il leader europeo Marketinvoice in UK) è quindi una vera e propria Borsa dove è possibile cedere i crediti commerciali ad investitori che apprezzano le caratteristiche di quest’asset class (principalmente decorrelazione, diversificazione e stretto legame con l’economia reale) attraverso contratti standardizzati che vengono negoziati interamente online.

Le decisioni di investimento vengono prese dagli investitori attraverso modelli di analisi proprietari che sfruttano in primis le caratteristiche dell’asset class, in particolare la sua “polverizzazione”. È possibile infatti includere in un portafoglio di piccole dimensioni una miriade di rischi (le fatture hanno importi singoli fino a 10.000 euro) riducendo quindi il rischio idiosincratico di portafoglio (cioè il rischio di ogni singola fattura e del relativo mancato pagamento da parte dell’azienda debitrice).

Questa modellizzazione è possibile soltanto se gli asset investibili sono classificati secondo parametri condivisi che consentano appunto di superare le barriere informative tra aziende ed investitori.

Parte del lavoro di Workinvoice consiste nel “tradurre” informazioni quantitative e qualitative che si trovano in azienda in parametri che consentano agli investitori di valutare il rischio principale relativo ad un investimento in “trade receivables” e cioè la solidità della relazione commerciale ed industriale tra l’azienda fornitrice (il cedente del credito) ed i suoi clienti (i debitori delle fatture).

Il nostro modello di analisi elabora per ogni fornitore e per i sui clienti un “WIT Score” che ci consente di sintetizzare in un unico indice:

  • informazioni elaborate da terze parti (ad esempio agenzie di credit scoring)
  • informazioni finanziarie pubbliche (bilanci)
  • informazioni specifiche sul rapporto di fornitura (rilevate da documenti e questionari)
  • dati storici generati dalle transazioni sul mercato

Il modello seleziona poi sulla base dello scoring le coppie di fornitori/debitori che necessitano di ulteriori indagini o di specifiche approvazioni da parte della nostra Risk Unit prima di essere ammesse sul mercato. L’algoritmo di selezione ha quindi una duplice valenza: da un lato rende più efficiente il lavoro del Risk Manager, concentrando la sua esperienza e la sua capacità di giudizio (che va oltre gli algoritmi) dove è più necessaria, dall’altro determina una vera e propria selezione all’ingresso per asset ritenuti troppo rischiosi.

Il WIT Score viene utilizzato in due fasi del processo complessivo di risk management:

  • Onboarding delle coppie Emittente-Debitore: come strumento di pre-filtraggio e per dimensionare la necessità di indagini manuali
  • Ammissione di fatture alle aste: come strumento di filtraggio, valutazione e pricing.

L’utilizzo di un modello di punteggio coerente durante l’onboarding e ad ogni ammissione di fatture consente di monitorare l’evoluzione del rischio di credito delle coppie Emittente-Debitore nel tempo, come richiesto dalla corretta gestione del mercato organizzato da Workinvoice.

Mentre le dimensioni individuali di punteggio sono le stesse per le due applicazioni del modello, le voci di dati disponibili e utilizzate nonché i relativi pesi sono diversi.

Ad esempio, per quanto riguarda l’Onboarding, viene considerata la media della duration delle fatture dichiarata dall’Emittente, mentre all’Admission si tiene conto della durata della fattura effettiva. Il peso relativo della dimensione del limite di credito relativo e le misure qualitative della relazione Emittente-Debitore sono più alte in caso di Onboarding che all’Ammissione. Dall’altro lato, il numero di operazioni di successo passate con la stessa coppia di emittenti e debitori dovrebbe essere disponibile e tenuto conto solo all’Ammissione.

Il WIT Score è la media ponderata di 10 punteggi, valutata tra 0 e 100 e modellando aspetti diversi del rischio di credito della coppia Debitore-Emittente, del loro rapporto d’affari e delle caratteristiche della fattura. I pesi, diversi per Onboarding e Admission, definiscono la relativa pertinenza dei fattori.

In Onboarding, il fattore più rilevante è il limite di credito relativo e il numero e la qualita’ delle transazioni storiche sulla piattaforma sono assunti come non disponibili. Al momento dell’ammissione, invece, il numero dei rapporti passati è molto rilevante, mentre la valutazione qualitativa della relazione debitore-emittente ha un peso inferiore.

Il modello che determina la qualità dell’informazione disponibile ha anche un’altra valenza fondamentale, quella di determinare un’ipotesi di fair value e quindi di pricing preliminare per gli asset scambiati sul mercato.

Il WIT Fair Rate si basa sugli stessi elementi quali-quantitativi dell’algoritmo del WIT Score ma tiene conto della distribuzione dei tassi di sconto effettivamente realizzati sul mercato. Anche in questo caso punteggi più alti indicano fatture meno rischiose e quindi tassi di sconto “fair” inferiori.

Due sono quindi le caratteristiche fondamentali della “digitalizzazione dell’informazione” svolta dal modello:

  • Innanzitutto un’efficiente allocazione delle risorse della Risk Unit. A Workinvoice siamo convinti infatti che la tecnologia sia uno straordinario facilitatore nel rendere più efficiente l’analisi di credito, ma che non possa sostituire lo “human touch”, cioè la capacità del risk officer di riconoscere i segnali di allerta sulla base dell’esperienza maturata in anni di lavoro sul campo.
  • E poi l’utilizzo continuo dei dati generati dalla piattaforma. Si tratta di informazioni multiple (non solo statistiche di default, ma anche ritardi di pagamento, pagamenti parziali, tempi di recupero, etc.) che alimentano il processo di feedback, utile per la determinazione del pricing più corretto dei rischi.

La digitalizzazione delle informazioni economiche e finanziarie d’azienda è un ulteriore passo nella direzione di un modo innovativo ed efficiente di gestione aziendale. Il punto d’arrivo sarà la completa digitalizzazione della funzione finanza anche per le PMI.

Le aziende si stanno muovendo infatti verso un sistema integrato che ha già portato alcune funzioni “online”, quali ad esempio comunicazione, vendite e più recentemente (e per le aziende più innovative) contabilità e fatturazione. Le prossime frontiere saranno appunto finanza integrata e la compliance nelle sue varie declinazioni (contratti, governance, etc.).

È indubbio che le aziende nelle loro interazioni siano in cammino verso un ecosistema digitale che consente alle imprese di cercare clienti e fornitori e scambiare con loro interamente online.

Il caso Amazon Business a questo proposito è impressionante. La piattaforma di e-commerce B2B gestita dal gigante di Seattle è stata lanciata negli Stati Uniti nell’aprile 2015. Nel suo primo anno, aveva superato 1 miliardo di dollari di vendite e a maggio 2016 aveva più di 300.000 acquisti effettuati sulla piattaforma da 30.000 aziende e in quella data ha anche dichiarato che gli acquisti da clienti stavano crescendo a circa il 20 per cento ogni mese.

Il 4 gennaio di quest’anno, la società ha dichiarato che il numero di clienti era cresciuto a più di 45.000 venditori diversi e più di 400.000 clienti totali – raddoppiando il conteggio dichiarato un anno prima. Nel complesso, Amazon Business ha aggiunto circa 100.000 clienti per trimestre, ma non si è fermata. Tre mesi dopo aver annunciato la sua prima espansione all’estero in Germania e in India, Amazon Business ha annunciato il 4 aprile il lancio nel Regno Unito, ulteriore prova del successo per il segmento B2B di Amazon.

Oltre a marketing e commercializzazione, l’ecosistema B2B integra fornitori di servizi ausiliari che supportano un modo completamente digitale di gestione aziendale: gestione identità e reputazione, gestione contratti, gestione documentazione e comunicazione, pianificazione e gestione logistica, fatturazione, pagamenti, servizi FX, credito e finanziamenti, etc.

Cloud Accounting e servizi ERP sono la naturale evoluzione di questa tendenza. Le PMI, in particolare, sono collegate all’ecosistema B2B attraverso una varietà di fornitori di servizi on-line o locali, ad es. Fornitori di sistemi di contabilità e ERP, fornitori di sistemi di archiviazione e di elaborazione dei documenti, consulenti contabili e fiscali ecc.

Workinvoice è, prima di tutto, un mercato primario per il finanziamento delle fatture e si qualifica quindi come componente naturale di questo ecosistema. Ogni transazione fatturata è potenzialmente finanziabile tramite la piattaforma.

La missione Workinvoice è la gestione ottimale del mercato e, con la crescita della nostra esperienza e il monitoraggio delle transazioni eseguite, l’implementazione di servizi ausiliari, tra cui credit scoring e valutazione dei flussi di fatturazione per la rilevazione di frodi.

In quest’ottica l’integrazione di un certo numero di componenti e servizi dell’ecosistema B2B può aggiunge valore significativo all’attività e alle operazioni di Workinvoice. Gli esempi includono:

  • Interagire con emittenti e debitori “identificati”, attraverso i record di scambio commerciale e l’accesso ai dettagli dell’offerta di prodotti / servizi, può ridurre al minimo il rischio di frodi;
  • Interfacciando coerentemente diversi servizi di pagamento concorrenti può semplificare notevolmente il flusso di lavoro dell’emittente e del debitore;
  • Sfruttare i servizi di tracciabilità e di audit (basati sulla tecnologia blockchain) può collegare direttamente i contratti all’offerta e ai pagamenti effettivi, minimizzando le inefficienze, gli errori e le potenziali frodi;
  • Gli stessi servizi derivati dalla blcokchain possono creare un efficiente mercato secondario per le fatture finanziate o per la loro versione “sintetica”.
  • I servizi di gestione dei documenti e dei contratti digitali possono migliorare la trasparenza sulla fornitura di prodotti / servizi associati alle fatture finanziate;
  • L’utilizzo della tecnologia di sicurezza adottata dagli altri componenti dell’ecosistema, in una struttura open source, migliora la fiducia degli operatori di mercato;
  • Infine, l’integrazione con la fatturazione elettronica sarà il fattore chiave per rendere lo sconto delle fatture una delle opzioni standard, integrate, per qualsiasi transazione digitale B2B. Soprattutto in sistemi economici afflitti da lunghi tempi di pagamento o rischi di default.

I tre pilastri della finanza d’azienda digitale

Tre sono i pilastri su cui si basa l’innovazione in ambito di gestione della finanza aziendale per portare anche questa funzione “online”.

  • Fatturazione elettronica
  • Servizi di pagamento concorrenziali
  • Tecnologia blockchain

La fatturazione elettronica è una delle componenti fondamentali dell’ecosistema digitale B2B. L’accesso al sistema centralizzato è il prerequisito fondamentale per un mercato digitale di finanziamento del capitale circolante e può contribuire a ridurre al minimo il rischio di frode.

In Italia, la fatturazione elettronica è già obbligatoria per i fornitori della pubblica amministrazione. L’adozione nelle imprese private B2B è attualmente incentivata dalla legge ed è previsto che diventi obbligatoria entro il 2020. Le infrastrutture e protocolli prescritti sono consolidati e comuni per la fatturazione elettronica alla Pubblica Amministrazione e alle imprese private.

Non dipendere da un servizio di pagamento specifico (nella maggior parte dei casi rappresentato oggi da una banca) può semplificare notevolmente i flussi di lavoro sia per le aziende che per i loro clienti.

La tecnologia blockchain, cioè la tracciabilità e la revisione sicura e distribuita delle transazioni, avrà un impatto significativo sulla gestione della finanza aziendale con particolare riferimento alla filiera. In particolare a Workinvoice abbiamo individuato le seguenti aree di sviluppo:

  • Tokenizzazione delle fatture e supporto per il trading secondario;
  • Esecuzione dei termini contrattuali e assegnazione dei diritti,
  • Integrazione con contratti di fornitura;
  • Esecuzione dei pagamenti ausiliari (ad esempio spese e provvigioni);
  • Supporto strutturato alle catene di approvvigionamento.

Anche sull’altro lato del mercato dell’invoice financing la digitalizzazione sarà imponente. Questa asset class è in rapida crescita e attrae investitori più grandi e più esigenti. L’integrazione con multipli sistemi di pagamento e la tracciabilità’ garantita dalla blockchain sono opzioni di implementazione irrinunciabili così come l’integrazione con i sistemi contabili.

Integration economy

I sistemi contabili e ERP sono la fonte primaria per la generazione, la distribuzione ed il monitoraggio delle informazioni aziendali legate alle transazioni commerciali. Essi sono inoltre la principale fonte di dati di bilancio e di altri dati preziosi relativi al credito.

Un’integrazione senza soluzione di continuità con questi servizi:

  • rende l’invoicing financing la prima opzione di gestione del circolante;
  • in pratica, esclude il rischio di frode;
  • migliora notevolmente l’efficacia del processo di valutazione del rischio di credito;

L’”IntegrationEconomy”, la più recente tendenza nello spazio fintech, si realizza quando un sistema contabile aziendale si integra con una comunità di add-on per completare i propri processi finanziari.

Prendiamo ad esempio, software di contabilità “progressivi” come Xero o QuickBooks Online. Le aziende che utilizzano questi sistemi di cloud-accounting, sono in grado di scegliere tra una vasta selezione di componenti aggiuntivi che si integrano direttamente con Xero o QuickBooks Online per tutto, dalle fatture alla gestione delle spese.

Questo ecosistema di add-on semplifica l’intero processo finanziario per le imprese:

  • Riduce il lavoro manuale (che consente di risparmiare tempo)
  • Elimina l’errore umano (che migliora notevolmente l’accuratezza dei dati)
  • Consente un aggiornamento costante e la sincronizzazione delle informazioni tra i programmi (che consentono una migliore visibilità finanziaria in tempo reale)

Oltre al risparmio di tempo e di risorse e alla maggiore accuratezza dei dati, un ecosistema digitale integrato offre anche una maggiore visibilità finanziaria. Poiché le app all’interno di un ecosistema condividono le informazioni con un pacchetto di contabilità centrale, i dati vengono aggiornati e sincronizzati costantemente, offrendo una vera visione dello stato del capitale circolante, in ogni momento.

Tutto ciò per arrivare ad una piattaforma di invoice financing integrata che consente di determinare in tempo reale quali fatture e quali rischi di credito potrebbero beneficiare dell’invoicing financing senza la necessita’ di interagire con un operatore finanziario o dover caricare manualmente fatture su un portale.

È molto più facile utilizzare i componenti aggiuntivi all’interno di un ecosistema comune piuttosto che una serie di sistemi disconnessi per automatizzare tutti i processi aziendali. Quando si effettua una tradizione su un componente aggiuntivo come potrebbe essere considerato Workinvoice, le informazioni aggiornate si riflettono immediatamente su ERP e contabilità. I dati vengono scambiati tra sistemi in tempo reale, diventando essenziali per gli audit ed in grado di offrire una visione veramente olistica della salute finanziaria del business.

Conclusioni

Inutile nascondere che è stato per il team di Workinvoice motivo di grande orgoglio essere chiamati ad esporre i nostri ragionamenti in termini di efficienza dei processi e di impiego della tecnologia (ma sempre al servizio del giudizio dell’esperto) in una sede così prestigiosa.

L’interesse delle istituzioni, degli investitori istituzionali e degli organismi sovranazionali per i nuovi modelli di business e di analisi proposti dal fintech e dalla finanza alternativa è sempre più evidente e i regolatori riconoscono non solo i rischi, ma soprattutto le opportunità di crescita offerte dal settore della finanza alternativa/complementare.

Il nostro parere alla fine è che la tecnologia attuale (o “quasi” attuale) consentirà in breve tempo la digitalizzazione di un’altra funzione aziendale consentendo di superare inefficienze strutturali del sistema economico.

[1] “Fragilità finanziaria delle imprese e allocazione del credito” di Emilia Bonaccorsi di Patti e Paolo Finaldi Russo – QEF febbraio 2017
[2] LDF: Businesses miss out on funding ‘because they don’t understand jargon’ https://www.ldf.co.uk/blog/thousands-of-businesses-missing-out-on-funding
[3] European Commission: Small And Medium-Sized Enterprises’ Access To Finance – 2016
[4] Intrum Iustitia: European Payment Report 2016
[5] Banca d’Italia: Bollettino Statistico I – 2017
[6] Cerved: Osservatorio sui protesti e i pagamenti delle imprese – 3q 2016.
[7] Osservatorio Supply Chain Finance Politecnico Milano – marzo 2017

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