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PMI e Transizione 5.0, il piano piace ma bisogna semplificare



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Le PMI dimostrano interesse per il piano Transizione 5.0, tuttavia alcuni fronti critici come la complessità delle agevolazioni e l’esaurimento dei fondi generano preoccupazioni

Pubblicato il 21 giu 2024

Stefano Valvason

direttore generale A.P.I.



Robot,Arm,And,Communication,Network,Concept.,Industrial,Technology.,Industry4.0

Nonostante il contesto geopolitico instabile, l’incertezza della normativa italiana e le continue variazioni relative alle tempistiche connesse, quasi il 60% delle imprese associate ad Api – Associazione piccole imprese ha in previsione di realizzare degli investimenti entro fine 2024, a dimostrazione che le PMI vedono nell’innovazione la strada per competere in Italia e, soprattutto, all’estero.

Macchinari, impianti, attrezzature (20%), organizzazione e sviluppo risorse umane (18%), ICT e nuove tecnologie (16%), acquisto servizi (14%), sostenibilità (10%) saranno i principali ambiti di investimento sui quali si orienteranno le aziende entro fine anno.

Emerge da una survey realizzata a maggio dall’Associazione di viale Monza a Milano, di cui si è parlato durante l’evento pubblico dal titolo “PMI&Giovani, tra AI e patto generazionale”, organizzato da Api nell’ambito del progetto Mia Lombardia, Manifacturing innovation alliance – European digital innovation hub, Co-funded by the European Union.

Pmi e Transizione 5.0

A conferma del sentiment emerso dal sondaggio, l’interesse mostrato dalle imprese per il Piano Transizione 5.0, che si pone come un pilastro centrale della strategia italiana per la transizione ecologica e digitale, incentivando le aziende, che investono nel biennio 2024-2025, ad adottare soluzioni innovative per ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza energetica.

Il Piano Transizione 5.0, disciplinato dall’articolo 38, D.L. 19/2024, è parte integrante delle misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Pmi e transizione ecologica

Il credito d’imposta 5.0 rappresenta l’evoluzione in chiave congiunta (digitale ed energetica) del 4.0 e potrà dare una spinta alla realizzazione di progetti strategici per il futuro delle aziende grazie alla cumulabilità con altre agevolazioni per una migliore efficienza operativa e un aumento della sostenibilità dei prodotti e dei processi.

La sostenibilità, infatti, sta entrando sempre più nelle decisioni strategiche delle imprese e sta generando opportunità di crescita e sviluppo: dall’ampliamento delle occasioni di business, alla possibilità di entrare in diverse catene di fornitura “sostenibili”, al coinvolgimento e inserimento dei giovani in azienda, fino all’attrazione di capitali.

I fronti critici del piano Transizione 5.0 per le PMI

Un fronte critico da considerare è la necessità di ricorrere obbligatoriamente a molteplici figure consulenziali: certificazione 4.0, certificazione del risparmio energetico ante e post investimento, certificazione delle spese da parte del revisore legale. Sarebbe un’opportunità sprecata se diventasse l’ennesima agevolazione accessibile solo alle aziende di grandi dimensioni o se i reali benefici andassero più ai consulenti che alle aziende.

Oltre al credito d’imposta previsto da Transizione 5.0, inoltre, gli imprenditori evidenziano che le agevolazioni in materia di investimenti sono complesse e i fondi stanziati spesso vengono esauriti troppo velocemente, perché insufficienti.

Le opportunità per le imprese non mancano: i digital assesment, i check up sui processi produttivi, i bilanci di sostenibilità, fino ad arrivare alle certificazioni. Non è un tema di strumenti; si tratta di definire la strategia e, soprattutto, di rendere semplice e non ostacolare con eccessiva burocrazia l’uso delle agevolazioni.

Transizione 5.0 e Pmi manifatturiere

Nell’interesse delle PMI manifatturiere, Api terrà alta l’attenzione su questi aspetti. Se però quasi il 60% delle imprese ha intenzione di realizzare investimenti, dal sondaggio emerge anche un altro dato significativo: il 28% delle PMI è indeciso se acquistare macchinari o sviluppare nuove tecnologie.

Alcuni intervistati segnalano che il proprio mercato di riferimento è molto incerto e non permette alcuna visibilità o prospettiva chiara. Inoltre, l’introduzione in azienda di innovazioni tecnologiche e di processo apre un tema non banale, che sempre più PMI ci segnalano: la grande difficoltà a inserire nuove e qualificate figure professionali in azienda.

A questo proposito le aziende hanno avviato diverse iniziative coerenti alla nuova visione aziendale: il 27% sta collaborando con le scuole superiori per avvicinare i giovani alle PMI, il 15% sta lavorando per raccontare e valorizzare i progetti legati alla sostenibilità, il 13% ha avviato percorsi sull’intelligenza artificiale, nonostante i timori legati alla privacy (78%).

Ma non basta. Api sta lavorando con le istituzioni, con le università e gli istituti professionali e tecnici per far conoscere le PMI ai giovani e raccontare come è l’industria oggi e quali sono le molteplici possibilità al suo interno, anche al fine di superare i troppi pregiudizi ancora esistenti e allineare domanda e offerta di profili professionali richiesti dalle imprese manifatturiere e di servizio alla produzione.

Conclusione

Costruire un ponte tra le generazioni, che siano di lavoratori o di imprenditori, è imprescindibile per garantire la continuità dell’industria e per promuovere un solido futuro per il sistema manifatturiero.

Nell’agenda delle istituzioni, tra le priorità ci deve essere la tutela delle PMI manifatturiere, non nell’assisterle, ma nel sostenere e favorire l’imprenditorialità, il radicamento e il consolidamento della manifattura italiana, affinché il Paese continui a mantenere la sua attuale leadership produttiva in Europa.

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