competence center

Politecnico di Bari: tecnologie, competenze e capitale umano

Aerospazio, additive manufacturing, Iot, industria delle costruzioni sono gli ambiti tecnologici su cui punta il Politecnico di Bari come competence center Industria 4.0, ma la sfida fondamentale è su competenze che coniugano tecnologia e gestione. La proposta del Rettore Di Sciascio: bandi regionali per aiutare le imprese agli investimenti 4.0

Pubblicato il 03 Mar 2017

Eugenio Di Sciascio, rettore Politecnico di Bari

Una forte attenzione al distretto produttivo della provincia di Bari e alla necessità di fare da polo attrattivo per l’intera Regione, la collaborazione con Confindustria, un progetto pilota di digital innovation hub, con gli altri Politecnici, e con il Governo regionale a supporto degli investimenti delle imprese e della riqualificazione della forza lavoro, per evitare nuova disoccupazione: sono questi gli elementi fondamentali su cui punta il Politecnico di Bari come competence center Industria 4.0. Sulle sfide legate alla cosiddetta quarta rivoluzione industriale, spiega il rettore Eugenio Di Sciascio «avevamo già iniziato a lavorare anche prima che il governo lanciasse il piano. Abbiamo un centro interateneo Industria 4.0 dove vengono raccolte competenze e specificità del Politecnico nei vari settori».

L’ateneo, per quanto riguarda le tecnologie industria 4.0, punta innanzitutto «sull’aerospazio, anche in collaborazione con il distretto, su additive manufactoring e iot, e sulle costruzioni innovative. Il tutto, con un elemento comune di raccordo che è la gestione dei processi in ottica di digitalizzazione». La sfida, secondo Di Sciascio, è quella di unire due elementi fondamentali, ovvero tecnologie e competenze gestionali. «Industria 4.0 non passa solo attraverso la tecnologia, ma attraverso il capitale umano, quindi è necessario un incremento delle competenze specifiche. In realtà paradossalmente sono competenze trasversali, l’IT è sicuramente fondamentale, ma il tema di Industry 4.0 è molto legato alla gestione, vede un’intersezione molto forte fra competenze di tipo gestionale e di tipo informatico. In termini di competenze da far crescere, questo è il tema fondamentale».

In generale, quella delle competenze è secondo il rettore una delle sfide fondamentali di Industria 4.0, anche valutando le trasformazioni del mercato del lavoro: «da una parte ci aspettiamo la creazione di posti di lavoro focalizzati su 4.0, ma non si può sottovalutare che ci sarà anche l’espulsione dal mercato di un’altra parte della forza lavoro. Questa è la parte della sfida su cui le università si devono impegnare: «non si tratta neanche di education, ma di vero e proprio sforzo di sistema che va fatto». A livello regionale «stiamo ragionando sulla necessità della riqualificazione massiva della forza lavoro, per evitare che automazione e trasformazione digitale si risolvano in un calo occupazionale». Un tema, inutile sottolinearlo, molto importante nelle Regioni del Sud. Quindi le macchine sostituiscono l’uomo? «Non si può rifiutare questo aspetto, è un atteggiamento che ricorda il luddismo della prima rivoluzione industriale. Il mondo andrà in una certa direzione, che ci piaccia o meno». E le università devono fare la loro parte.

Su fronte didattico, l’ateneo ha un’offerta formativa di tipo specifico su Industria 4.0 che parte dalle tecnologie industriali tradizionali. Un corso di laurea di ingegneria gestionale magistrale su Industria 4.0, tre master, uno focalizzato sulla produzione, uno in data science, e un executive master in economia digitale, realizzato in collaborazione con la business school del Sole24 ore e Confindustria provinciale». Per quanto riguarda l’attività di ponte fra accademia e imprese, c’è un progetto pilota di digital innovation hub con Confindustria, che coinvolge le aziende della provincia. Alcune hanno risposto in maniera molto proattiva, altre sono ancora nella fase di capire cosa devono fare, e stiamo cercando di supportarle in questo tipo di attività, sia per quanto riguarda la digitalizzazione, sia in un percorso di accompagnamento del piano governtivo», lavorando per esempio su specifiche misure come l’iperammortamento. In questo contesto si inserisce una considerazione, legata alla scelta del Governo di non puntare sui bandi, ma su incentivi agli investimenti, con quello che gli economisti definiscono approccio orizzontale (una strategie che non individua specifici settori su cui puntare, ma fornisce al mercato gli strumenti per svilupparsi). La conseguenza, sottolinea Di Sciascio è che se un’impresa non ha risorse per investire, non riesce ad agganciare Industria 4.0. «A questo andrebbe aggiunta una politica delle Regioni che supportino l’iniziativa governativa con elementi diversi, che potrebbero essere anche dei bandi competitivi orientati in questo senso. Noi stiamo facendo questi ragionamenti con il governo regionale», perchè supporti il piano Industria 4.0. In pratica, risorse regionali per supportare le imprese che hanno difficoltà a trovare capitali da investire. «La nostra realtà regionale vede convivere grandi aziende internazionali e un tessuto di piccole e medie imprese, alcune già molto orientate al digitale, ma la maggioranza no. Il tema è anche favorire il passaggio di quelle che lo sono un po’ meno».

Il Politecnico fa ricerca in sensoristica avanzata, big data e analisi, additive manufacturing, puntando quindi su «tecnologie classiche industriali che sfruttano la digitalizzazione. «E’ chiaro che adesso tutto questo deve essere messo a fattor comune, creando una coscienza, e un’offerta di digitalizzazione del processo di manufacturing. Non è più il tempo della ricerca singola, ma della creazione di un insieme di competenze diffuse». Che vanno trasferite al mondo delle imprese, in particolare le realtà di piccola dimensione, che «spesso hanno un problema sia di recupero di capacità produttiva, sia metodologico, perché non hanno approcci che colgano la digitalizzazione, la trasformazione che il sistema produttivo sta subendo». Invece industria 4.0 è un passaggio che «devono compiere, e anche presto, oppure perderemo ulteriori quote di mercato». Magari prendendo spunto da quelle che realtà, esistenti, che pur non avendo grandi dimensioni stanno riuscendo ad affacciarsi sul mercato internazionale.

Bari sta discutendo con gli altri Politecnici per capire come e dove suddividere le attività, con uno sforzo che va accompagnato da un’interazione con il governo, che deve indicare le specificità dei competence center (in arrivo, lo ricordiamo, c’è specifico decreto attuativo e poi il bando per l’aggiudicazione). Qualche richiesta al Governo? «Che si faccia presto».

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