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Potenziare il Made in Italy: AI, export e politiche di filiera per una crescita sostenibile



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Il Made in Italy, sinonimo di eccellenza, è cruciale per l’export italiano. L’adozione di nuove tecnologie e strategie di branding internazionale può aumentare la produttività e competitività del settore manifatturiero, portando a un incremento del PIL di 80 miliardi di euro e 300.000 nuovi posti di lavoro. L’innovazione è la chiave per valorizzare il brand…

Pubblicato il 26 lug 2024

Alberto Antonietti

Accenture, Responsabile Strategy per l’Italia, Europa Centrale e Grecia



Innovation-in-Italy

Il Made in Italy è storicamente riconosciuto come sinonimo di eccellenza in settori che non solo caratterizzano la nostra economia, ma sono anche fulcro del nostro export, quali tessile, abbigliamento, calzature, nautica, legno e arredo, ceramica, oreficeria, alimentari e bevande.

L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul Made in Italy

Difatti, secondo l’analisi Accenture presentata durante la 20esima edizione del Forum annuale del  Comitato Leonardo – dedicato quest’anno agli impatti dell’Intelligenza Artificiale Generativa (Gen AI) sulla competitività delle imprese italiane – circa il 51% delle vendite nei settori Made in Italy è destinato all’export, rispetto al 35% degli altri settori manifatturieri.

L’export elevato e la crescita superiore alla media nazionale fanno del Made in Italy una leva cruciale per colmare il gap di produttività tra l’Italia e i principali paesi europei. Accenture ha evidenziato come l’applicazione di nuove tecnologie, secondo il paradigma Human+ Machine, lungo tutta la filiera dei settori tipici del Made in Italy possa trasformare radicalmente il settore manifatturiero italiano, con il potenziale di rivoluzionare interi processi produttivi. L’opportunità in gioco è quella di aumentare significativamente la produttività delle aziende italiane, rafforzare la loro competitività a livello mondiale e sbloccare il valore aggiunto potenziale che ad oggi il sistema economico italiano non è riuscito ad esprimere.

Politiche di filiera e investimenti in tecnologia

In particolare, secondo il nostro studio, l’incremento della produttività può essere ottenuto tramite politiche di filiera, ad esempio per mezzo del consolidamento di player più piccoli in “campioni industriali”, e forti investimenti in nuove tecnologie e competenze.
Queste politiche potrebbero portare a un incremento del PIL di circa 50 miliardi di euro, pari al 20-25% del PIL dei settori tipici del Made in Italy e settori manifatturieri affini o ad alto valore aggiunto, come la manifattura farmaceutica, chimica e automotive.

Strategie di branding e penetrazione nei mercati esteri

La seconda leva identificata da Accenture per massimizzare il valore aggiunto generato dai settori manifatturieri è un’oculata politica internazionale di branding, volta a penetrare maggiormente i mercati esteri.
L’ampliamento dell’export può essere raggiunto in particolare tramite maggiore export nei mercati emergenti, nuovi accordi commerciali internazionali e tramite sapienti politiche di marketing internazionale per aumentare ulteriormente il percepito del brand e contrastare l’ “Italian sounding”.

Nuove tecnologie e aumento della produttività

Stimiamo che questi sforzi potrebbero portare a un incremento del PIL di circa 28 miliardi di euro, corrispondente al 25-30% dell’export dei settori manifatturieri considerati.

Complessivamente, il potenziale economico totale sottostante allo sviluppo ed applicazione di nuove tecnologie alla catena del valore del Made in Italy ed alle politiche internazionali di branding è di circa 80 miliardi di euro, con un incremento dell’occupazione di circa 300.000 unità addizionali rispetto allo scenario inerziale.

L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla manifattura

Accenture prevede che la manifattura, che caratterizza il “saper fare italiano”, sarà pesantemente coinvolta dalla nuova trasformazione guidata dalle tecnologie. Anticiparne l’impatto è di vitale importanza, dato che tali settori sono ampiamente riconosciuti all’estero e modellano la visione ed il percepito che il mondo ha del Bel Paese.

In particolare, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo di lavorare nel mondo, non solo rendendo i processi produttivi più efficienti, ma soprattutto migliorando la reattività delle aziende a nuove contingenze, e semplificando la creazione e fruizione di informazioni.

Efficienza nella catena del valore grazie all’AI: casi di studio

Durante l’intervento al Forum del Comitato Leonardo, ho condiviso una serie di casi studio che mostrano come la l’Intelligenza Artificiale Generativa e le nuove tecnologie possano rendere più efficienti, e talvolta rivoluzionare, le diverse fasi delle catene del valore: dal design alla produzione, dalla logistica alla comunicazione, dalle vendite al post-vendita. Tali tecnologie permettono di analizzare enormi moli di dati ed elaborare contenuti ed informazioni puntuali e rilevanti per il processo e il settore di riferimento.

Alcuni utilizzi delle nuove tecnologie trovano applicazione trasversalmente a diverse aziende, rendendo più efficienti attività quotidiane e processi in ambiti e funzioni diverse. Ne sono esempi l’applicazione della GenAI alle funzioni HR (semplificando il processo di selezione dei candidati e adattando i programmi di formazione alle esigenze dei dipendenti), alle funzioni IT (rendendo più semplice ed interattiva la scrittura di codici e l’architettura di infrastrutture IT) o alle funzioni di sales ed after-sales dove, tramite l’attuazione della tecnologia a chatbot e assistenti virtuali, si possono rendere gli strumenti di conversazione con i clienti più efficaci ed efficienti, fornendo alle aziende modalità di interazione che siano sia piacevoli da esperire, poiché estremamente simili ad una normale conversazione umana, rappresentando una vera e propria rivoluzione nell’interazione tra uomo e macchina.

L’applicazione della GenAI al processo di design

Discorso diverso è invece per quelle applicazioni della GenAI che richiedono studi approfonditi dell’azienda e progettazioni ad-hoc, per rispondere con precisione alle necessità specifiche all’interno della filiera.
Ne è un esempio l’applicazione della GenAI al processo di design, dove il modello può supportare la creazione di prototipi innovativi, migliorando il processo creativo e riducendo i tempi di sviluppo, ma solamente nel momento in cui viene sapientemente integrato ai dati ed alle specifiche dell’azienda in essere.

L’applicazione della GenAI alla produzione

Anche nella produzione, dove i processi peculiari dell’azienda possono venire analizzati e reimmaginati attraverso l’uso di Digital Twin e Spatial Computing, che creano copie digitali dei macchinari per monitorarne in tempo reale lo stato produttivo oppure proiettarne ologrammi digitali tramite visori nello spazio reale, per rendere più efficace l’utilizzo degli spazi e la modellazione delle linee produttive.

Le prospettive dell’Integrated Business Planning (IBP) potenziato dall’AI

Ulteriore miglioria esponenziale in ambito manifatturiero sarà nell’Integrated Business Planning (IBP) – ovvero lo studio previsionale della domanda produttiva – che potrà essere migliorato esponenzialmente dall’applicazione di Artificial Intelligence, analizzando enormi moli di dati storici e attuali, permettendo di identificare pattern e tendenze che sarebbero pressoché impossibili da individuare manualmente.
Attraverso tali modelli predittivi, le aziende possono anticipare le variazioni della domanda, ottimizzare i livelli di inventario e migliorare la pianificazione della produzione, comportando non solo a una riduzione dei costi, ma anche a un miglioramento del servizio al cliente, con prodotti disponibili nei momenti e nei luoghi giusti.

AI per l’identità culturale e il prestigio internazionale dell’Italia

L’adozione delle nuove tecnologie e la profonda integrazione nei processi caratterizzanti le catene del valore delle aziende manifatturiere italiane non è solo una scelta di adeguamento al panorama di sviluppo mondiale, ma rappresenta una necessità strategica per il futuro del Made in Italy e dell’Italia nel suo complesso, volta a garantire sia l’efficienza produttiva del sistema economico, che una crescita sostenibile e una competitività globale duratura.

La sfida non è solamente una questione di produttività, ma anche di identità culturale e prestigio internazionale. Il Made in Italy, simbolo di qualità e tradizione, deve infatti saper affrontare le sfide moderne con un approccio innovativo, mettendo a leva le nuove tecnologie per aumentare il riconosciuto sapere fare dei professionisti italiani.
La responsabilità è duplice, dovendo sia avere un approccio responsabile all’Artificial Intelligence, in coerenza nei confronti del recente framework normativo Europeo sull’AI, sia saper proteggere l’immagine e il genio italico in un’epoca in cui la normativa sui diritti d’autore è ancora in fase di definizione.

L’importanza degli investimenti in R&D per il settore manifatturiero

Anche gli investimenti in ricerca e sviluppo sono fondamentali per mantenere la leadership nei settori chiave e per aprire nuove strade in mercati emergenti.
Le collaborazioni tra università, centri di ricerca e imprese sono essenziali sia per sviluppare soluzioni tecnologiche all’avanguardia, che possano essere immediatamente applicate nel contesto produttivo, che per formare i professionisti italiani del futuro, equipaggiati delle competenze chiave necessarie a competere in un competitivo mercato internazionale, per poter difendere ed ulteriormente valorizzare le eccellenze italiane.
Il Made in Italy ha quindi davanti a sé una grande sfida, ma anche un’opportunità unica. L’innovazione tecnologica può rappresentare la chiave di volta per valorizzare il settore manifatturiero italiano, rendendolo più competitivo a livello globale e garantendo una crescita sostenibile e duratura.

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