Quello che non era successo in più di 20 anni, è accaduto in 18 mesi. Studio le dinamiche di innovazione digitale di questo paese dalla fine degli anni ’90, quando ho fondato con alcuni colleghi gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.
Anno dopo anno, i nostri studi, che si basavano sull’analisi di migliaia di imprese e pubbliche amministrazioni, evidenziavano sempre lo stesso quadro, che può essere così rappresentato in estrema sintesi: un paese che, nonostante piccoli passi in avanti, rimaneva sempre indietro rispetto alla maggior parte dei paesi europei, mostrando un importante deficit di maturità digitale a tutti i livelli.
I tre eventi necessari per recuperare il gap digitale
Per anni ho “brontolato” che per mettere fine a questo cronico ritardo sarebbero stati necessari tre eventi principali:
- un elettroshock culturale, capace di cambiare profondamente l’approccio e la sensibilità all’innovazione digitale da parte di una buona parte della popolazione italiana, a partire da politici, manager, imprenditori, giornalisti, economisti e professori;
- una chiara, vera, priorità politica nell’agenda dei governi centrali e locali, che mettesse realmente al centro dei programmi politici la trasformazione digitale, riconoscendola come principale leva di ammodernamento, innovazione, competitività, produttività, crescita della nostra economia;
- una disponibilità di fondi pubblici “straordinaria”, svincolata dal patto di stabilità (nonostante il nostro deficit pubblico importante).
La pandemia “detonatore” del cambiamento di passo
Non avrei mai lontanamente pensato (e nemmeno voluto) che questi tre eventi potessero accadere in contemporanea a causa di un fenomeno così imprevedibile e doloroso come una pandemia! Ma questo è accaduto:
- la pandemia con i suoi continui lockdown, con il suo smart working forzato (che nella maggior parte dei casi è stato semplicemente home working) ha agito come un vero e proprio elettroshock culturale sulla maggior parte delle persone, che hanno – nolente o volente – cambiato il loro utilizzo del digitale e la loro attitudine al digitale, capendone meglio valore e semplicità;
- l’Europa ha capito che solo dando priorità assoluta all’innovazione digitale – e alla transizione ecologica – avrebbe potuto non solo recuperare le perdite economiche indotte dalla pandemia ma anche rilanciare l’intera economia verso il futuro;
- da questa consapevolezza politica è nato il Next Generation EU, che porta oltre 750 miliardi di euro di risorse finanziarie straordinarie ai paesi europei.
L’Italia più di altri paesi europei beneficia di questi eventi:
- perché il ritardo culturale sul digitale era ben più significativo che nella maggior parte degli altri paesi europei;
- perché nella nostra classe politica e nelle nostre compagini governative (centrali e locali), l’attenzione al digitale era particolarmente bassa, al di là di limitate e ben poco finanziate sporadiche azioni;
- perché l’Italia è il paese a cui è stata allocata la componente più consistente del Recovery Plan, pari a circa 191,5 miliardi di euro, che arrivano a ben 222 miliardi con le risorse aggiuntive stanziate dal nostro paese.
Si apre allora, da uno dei fenomeni più complessi e tristi degli ultimi decenni, una grande opportunità per il nostro paese: quella di poter finalmente recuperare il ritardo digitale che ci ha fino a oggi separato dai paesi più avanzati e, quindi, quella di poter costruire un futuro più competitivo nello scacchiere globale e, quindi, più sereno per tutti noi.
A rafforzare questa congiuntura favorevole, attivata da un fenomeno esogeno all’Italia, contribuiscono anche alcuni fattori endogeni:
- un Governo autorevole, con una chiara strategia e una reputazione internazionale elevatissima;
- una buona gestione politica e sanitaria della pandemia, migliore di quella di tanti altri paesi nel mondo;
- una crescita importante degli investimenti in startup, più 100% nel 2021, a dimostrazione di un ecosistema imprenditoriale domestico che inizia a dare i suoi frutti.
Conclusioni
Certo non basta l’allineamento astrale di tutti queste costellazioni positive per garantirci un futuro più roseo: la differenza ovviamente, come sempre, la faremo noi, la faranno le persone, nei loro rispettivi ruoli: politici, governanti, manager, imprenditori, professori, studenti, papà, mamme che sapranno sfruttare questo scenario per cambiare e per contribuire – nel loro piccolo o nel loro grande – alla bellissima sfida.