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Migrazione Cloud-to-Cloud: rischi e vantaggi per le aziende



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Cambiare tecnologia Cloud può essere utile ma questo non rende la migrazione meno complessa o esente da criticità. Ecco alcune riflessioni da fare prima e alcuni accorgimenti da prendere durante la migrazione, la cui applicazione diventa più semplice grazie ad appositi strumenti

Pubblicato il 17 gen 2024

Giuditta Mosca

Giornalista, esperta di tecnologia



cloud
(Immagine: https://pixabay.com/tumisu)

Diverse realtà aziendali stanno valutando la migrazione dall’on premise al Cloud e altre, che il Cloud l’hanno già scelto da tempo, possono trovarsi nella condizione di cambiare provider e quindi piattaforma e servizi.

La migrazione Cloud-to-Cloud è una disciplina complessa e fondamentalmente diversa dalla mera migrazione verso il Cloud, tant’è che sul mercato ci sono diversi strumenti che la coadiuvano. Se migrare al Cloud è quasi sempre una scelta, cambiare servizio Cloud è quasi sempre un obbligo.

Qui proponiamo cinque software che facilitano la migrazione Cloud-to-Cloud, scelti per coprire la più ampia gamma di necessità possibile.

I perché della migrazione Cloud-to-Cloud

Una migrazione di tipo Cloud-to-Cloud è il processo che prevede lo spostamento di dati non strutturati tra piattaforme Cloud diverse.

I motivi che possono indurre un’organizzazione a confrontarsi con una migrazione Cloud-to-Cloud sono diversi. Può accadere a causa della forte crescita (o decrescita) del business, può accadere perché il provider non soddisfa più le necessità oppure, più semplicemente, per una questione di costi.

Molto spesso le ragioni che spingono verso una migrazione Cloud-to-Cloud sono ascrivibili alla perfettibilità con cui è stato selezionato il primo provider. Scelta che va fatta a bocce ferme, dopo un’attenta analisi svolta con la collaborazione di tutti i manager e i quadri dell’organizzazione, come abbiamo spiegato in questo libro bianco.

I vantaggi della migrazione Cloud-to-Cloud

Il presupposto è che una migrazione Cloud-to-Cloud può avere effetti negativi sulla continuità di business e sulle policy e i livelli di accesso ai dati. Ciò però dipende soprattutto dalla qualità della pianificazione pre-migrazione e, a prescindere, è il rovescio della medaglia sul cui lato opposto sono stampigliati i vantaggi di una simile migrazione, tra i quali:

  • disponibilità di nuovi servizi: il nuovo provider offre una qualità o una quantità di servizi diventati con il passare del tempo imprescindibili come, per esempio, standard di cybersecurity e privacy più elevati, infrastrutture ridondate che riducono il rischio di fermi operativi, eccetera
  • maggiore efficienza: si può ricorrere a una migrazione Cloud-to-Cloud per riorganizzare i dati, fissando gradi di priorità e di usabilità degli stessi. Uno scenario non del tutto atipico nelle grandi realtà aziendali che producono dati in quantità ma che diventano presto obsoleti come, per esempio, listini prezzi, policy e guide ai servizi o ai prodotti venduti, eccetera
  • riduzione o espansione dello spazio di archiviazione con una ratio più vantaggiosa tra costo e spazio acquistato. Questo è il caso tipico di quelle realtà aziendali che, avendo grandi moli di dati non strutturati o ingenti quantità di dati obsoleti che – per esempio – devono essere conservati per osservare leggi e norme vigenti, possono avere bisogno di spazio di archiviazione per conservarli.

Il fatto – innegabile – che i dati siano uno dei patrimoni aziendali comporta che vadano trattati in modo congruo e, quindi, per esempio, vanno archiviati quando non più necessari e protetti da policy robuste e flessibili per potere essere aggiornate al momento del bisogno senza difficoltà.

Migrazione Cloud-to-Cloud, le best practice

Gli aspetti da tenere in considerazione sono molti e variano a seconda delle necessità che spingono un’organizzazione verso la migrazione Cloud-to-Cloud. Tuttavia, ci sono procedure trasversali su cui occorre concentrarsi e che devono essere centrali nell’allestimento delle strategie utili al raggiungimento degli obiettivi, ovvero:

  • come rispettare e – se necessario – le regole associate ai dati da migrare
  • come ridurre al minimo i tempi di inattività che la migrazione può esigere
  • quali strumenti impiegare per rendere la migrazione efficace e il più fluida possibile

Prima di intraprendere una migrazione di tipo Cloud-to-Cloud è essenziale sapere cosa aspettarsi dalla nuova piattaforma e quali modifiche alle politiche di accesso, di protezione e di nomenclatura dei file è necessario apportare. Tutto questo va fatto prima per evitare fermi e inattività i quali, oltre a rappresentare un costo per l’impresa, possono cristallizzarsi in perdite prolungate di operatività e persino in danni di immagine.

Può sembrare un discorso astratto ma, in realtà, ogni piattaforma Cloud impone regole ben precise come, per esempio, un limite al numero di livelli di sottocartelle oppure limiti di caratteri del percorso al file (quindi l’accoppiata tra albero di cartelle e nome del file).

Non di meno, talune piattaforme non supportano alcune estensioni di file (tecnicamente non tutti i file vengono riconosciuti durante la scansione dello storage).

Questi due esempi sono propedeutici alla necessità che vengano effettuati dei test, depositando sulla nuova piattaforma un campione esaustivo di tutti i tipi di file generati o usati dall’organizzazione.

Fragilità che vanno identificate e che verranno corrette dai software che supportano la migrazione.

C’è anche la necessità che la migrazione disorienti il meno possibile gli utenti. A tale proposito è opportuno che la migrazione rispecchi in tutto e per tutto la situazione di partenza: file e cartelle dovranno avere la medesima struttura e questo include tutte le versioni dei documenti, le autorizzazioni dei file, i loro attributi, i metadati, eccetera. Considerando tutti questi elementi, emerge che la migrazione Cloud-to-Cloud è più delicata di quanto si possa credere a una prima analisi.

Tutto ciò consente di rendere trasparente agli utenti la migrazione: potranno continuare il lavoro senza intoppi o rallentamenti.

Cinque software utili alla migrazione

Quando si migrano i file non occorre farsi prendere dalla fretta perché – per quanto la situazione possa essere critica – non c’è nulla di peggio di una totale paralisi dei sistemi aziendali.

I provider della vecchia e della nuova piattaforma possono essere utili alla causa, impegnandosi ognuno (di norma non a titolo completamente gratuito) per favorire la migrazione. Ci sono però supporti che non si limitano a copiare i file dall’origine alla destinazione ma analizzano e classificano i vari file procedendo alla migrazione rispondendo ad alcuni parametri specifici quali, per esempio, l’anzianità dei file, la priorità impostata o gli attributi dei file medesimi.

Un sistema di supporto interessante è quello proposto da MultCloud che supporta oltre 30 piattaforme diverse e, grazie alla possibilità di pianificare il trasferimento dei file e di impostare regole per gestire duplicati e comportamenti da seguire per migrare file con determinate estensioni, si presta come soluzione flessibile e affidabile.

MultCloud ha dei piani per le piccole imprese ma prevede anche un abbonamento senza limiti di traffico che può essere acquistato a 299 dollari per un anno (278 euro circa), un tempo ampiamente sufficiente per terminare qualsivoglia migrazione.

Le imprese che hanno un numero elevato di utenti e molti livelli di autorizzazioni ai file possono valutare CloudFuze, che migra permission e policy di gruppo così come sono all’origine. Supporta più di 40 piattaforme e fornisce reportistica dettagliata dello stato della migrazione. Una soluzione che può essere provata gratuitamente ma, per avere i prezzi – basati rigorosamente sul traffico di dati – occorre rivolgersi al servizio clienti.

La necessità di trasferire file e metadati può essere colmata grazie a CloudSfer che, tuttavia, consente migrazioni solo tra una ventina di piattaforme, tra le quali compaiono le più diffuse. La prova gratuita consente di valutare l’efficacia del servizio il cui prezzo appare un po’ esoso: 700 dollari per 1 TB di traffico (650 euro circa).

La schedulazione della migrazione è tra i punti forti di odrive, che consente di spostare i file tra qualsivoglia piattaforma grazie anche al supporto del protocollo FTP. Interessanti le opzioni di crittografia e, decisamente meno interessante, la logica di pricing per utente (15 dollari al mese, ossia 13,90 euro) e non per traffico dati. Il comparto vendite non chiude però ad altre possibilità di pricing.

La quinta soluzione è specifica e consente di migrare file solo verso Microsoft 365 (e quindi OneDrive) provenienti da un numero limitato di piattaforme Cloud (tra le quali Google Work Space e Box). Mover.io è un prodotto acquistato da Microsoft nel 2019 e oggi messo a disposizione gratuitamente. Migra permission e share e lo fa in modo egregio, senza imporre limiti d’uso né in termini di utenti né di traffico. Interessante anche il log dettagliato che descrive lo stato della migrazione. Circoscritto a poche piattaforme, per il resto ha poco da invidiare agli altri tool.

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