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Startup, ecco perché gli incentivi Industry 4.0 possono farci recuperare i ritardi con l’Europa

Le ultime agevolazioni fiscali introdotte dalla legge di stabilità per chi investe nelle startup innovative permetteranno sicuramente di incrementare gli investimenti ancora non esaltanti se paragonati ad altre realtà europee. Vediamo perché

Pubblicato il 16 Nov 2016

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I dati 2015 della survey giunta alla quarta edizione e condotta dall’osservatorio VeM® – IBAN conferma un trend costante e sempre più diffuso nel rapporto tra investitori istituzionali e informali, come già evidenziato nell’anno precedente: come già notato anche in ambito internazionale, gli investitori tendono ad unirsi in cordate (syndication) per aumentare l’apporto finanziario complessivo e ridurre il rischio unitario in caso di insuccesso dell’operazione.

Per un totale di circa 101 milioni di euro, gli investimenti sono in costante aumento: + 14% rispetto al 2014 che a sua volta aveva evidenziato una crescita del 12% rispetto al 2013.

Le ultime agevolazioni fiscali introdotte dalla legge di stabilità, con Industry 4.0, per chi investe nelle startup innovative permetteranno sicuramente di incrementare questi numeri ancora non esaltanti se paragonati ad altre realtà europee. E dalla ricerca emerge infatti che il 46% del campione dichiari di voler aumentare nei prossimi anni la propria quota di patrimonio dedicata all’investimento in Startup, contro il 39% che non prevede aumenti e il 14% che invece prevede una diminuzione.

Importantissimo l’aumento della detrazione per persone fisiche dal 15 al 30% – come da noi suggerito all’Audizione X Commissione Parlamentare del febbraio scorso – per un investimento massimo che passa da 500.000 euro a 1 milione di euro. Ma anche le deduzioni fiscali per l’imponibile Ires per persone giuridiche che passano da 20% al 30& per un investimento massimo di 1.8 milioni. Se le prime, compatibilmente con la crescita economica e l’arresto dell’erosione dei risparmi, dovrebbero incentivare investimenti angel, i secondi potrebbero finalmente stimolare l’altra fase fondamentale di questo meccanismo, ovvero una open innovation a matrice privata A ciò va unito però un sistema di informazione costante e dei meccanismi incentivanti che consentano alle PMI di conoscere i vantaggi e quindi essere convinte a investire nelle start-up. Alla presentazione di settembre del piano Industria 4.0, poi confluito nella legge di Stabilità, si parlava di campagne di comunicazione nazionali. Confidiamo che questo strategia, fondamentale in un paese spesso poco informato su startup e innovazione, rimanga nelle intenzioni del Governo. Restiamo comunque convinti che per raggiungere questo obiettivo le Istituzioni Italiane devono da un lato aumentare i co-investimenti con i fondi privati, oggi in possesso di un notevole ammontare di liquidità (per esempio i fondi pensione, le casse di previdenza, le assicurazioni e i Private Banker), dall’altro agevolare il più possibile i privati a destinare risorse alle start-up.

Se facciamo un paragone con nostri cugini d’oltralpe – è stato da poco pubblicato il primo rapporto di CB Insights in collaborazione con La French Tech su investimenti e trend tecnologici in Francia – i finanziamenti per le tech company ha raggiunto un nuovo record a $ 1.5 miliardi nel 2016 con 368 operazioni. E sorprendentemente, nei soli primi 3 trimestri dell’anno. Questo semplice dato ci fa capire quanto ancora dobbiamo impegnarci in Italia.

Proseguendo con l’Osservatorio VeM® – IBAN, l’analisi sui dati dei business angel in Italia, sempre nel 2015, evidenzia che hanno investito mediamente in ogni società target 327.703 euro, privilegiando nettamente le società in fase di Startup (64,06%) rispetto a quelle in fase Seed (20,31%), Expansion (9,38%) e Pre-Seed (6,25%), confermando ancora una volta la tendenza a focalizzare la propria attenzione su società all’inizio del proprio ciclo di vita.

Una nota dolente, ma pertinente non solo all’ambito ambito innovazione è il divario tra Nord e Sud, che si è ulteriormente ampliato nel 2015: il 72% degli investimenti effettuati, ha finanziato imprese con sede nel Nord Italia ed in particolare in Lombardia (28%), in Emilia Romagna (14%) e in Piemonte (14%), mentre il dato più rilevante per il Sud viene registrato in Puglia (6%).

Da segnalare anche il 5% degli investimenti realizzati all’estero e prevalentemente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Il profilo e le caratteristiche del Business Angel tipico non sono cambiate nel 2015: il Business Angel italiano è un imprenditore, di sesso maschile, con un passato da manager, un’età che varia tra 30 e 50 anni, con un livello di istruzione alto o molto alto, affiliato a IBAN, a uno dei BAN territoriali, o a un Club d’investitori nel Nord Italia, con un patrimonio generalmente non superiore ai 2.000.000 di euro, di cui circa il 10% dedicato ad operazioni di angel investing.

L’86% delle Startup investite è iscritta nel Registro speciale della Camera di Commercio per le Imprese Innovative. A conferma di quanto detto in precedenza, questo dato, in costante aumento negli ultimi anni, è probabilmente frutto degli incentivi fiscali che un singolo investitore ha nel momento in cui decide di investire in questo tipo di imprese. Infine un altro Aspetto importante e da non sottovalutare, anche se al momento non ancora sostenuto da iniziative pubbliche o private: per migliorare remunerazione del capitale investito e incentivare a reinvestirlo, andrebbe a nostro avviso costruita e di conseguenza sostenuta una vera e propria finanza di filiera he colleghi il Business Angel col Venture Capital e il Capitale di Debito. Promuovere meccanismi di exit per i Business Angel, fondamentali per uno sviluppo del settore, sostenendo il venture capital aziendale

Le ricerche aiutano il legislatore a definire meglio il settore di riferimento e ritagliare gli interventi. Pe questo ne approfittiamo per segnalarvi che nel contesto dello studio che la Commissione Europea sta effettuando per comprendere la natura e l’impatto che possono avere i finanziamenti provenienti dai Business Angels sulla ricerca e sullo sviluppo, è stata lanciata una survey d’indagine che mira a definire un quadro completo dei finanziamenti effettuati dai Business Angels in Europa.L’obiettivo è quello di fornire un supporto scientifico finalizzato a supportare scelte politiche mirate al sostegno e allo sviluppo dell’Angel Investing. Se siete interessati a partecipare all’indagine, potete compilare la survey fino al 25 novembre 2016.

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