Prima il covid, poi la ripresa turbolenta, ora persino la guerra. Il caos delle supply chain è ai massimi e non a caso coincide con il rialzo degli investimenti nelle startup tecnologiche focalizzate nella logistica 4.0 ovvero supply chain automatizzate.
Il fattore geopolitico sta poi sconquassando uno scenario già complesso. Ecco cosa succede nelle filiere e come risolvere carenze e colli di bottiglia, introducendo robot e automazione nella logistica.
Lo scenario
La pandemia e il lockdown sono coincisi con le supply chain sotto stress. Scarsità dei chip, prezzi esplosi, filiere interrotte. Inoltre, il fattore geopolitico sta poi complicando tutto lo scenario, in un mondo dove è pure tornata la guerra in Europa, con l’invasione russa dell’Ucraina: in poche ore, si sono impennati i prezzi del grano, dell’alluminio e di varie materie prime (l’Ucraina è il granaio d’Europa e nel Donbass si trovano elementi chimici indispensabili per il mercato dei chip).
“In diversi settori si stanno complicando le cose”, commenta Paolo Trucco, Professore di Industrial Risk management al Politecnico di Milano e direttore dell’Osservatorio Space Economy, “anche come conseguenza del Covid, nel senso che ha esasperato situazioni di sofferenza in diverse supply chain globali che, seppur in difficoltà, si gestivano in un regime abbastanza stabile, ma le perturbazione causate dalla pandemia le hanno rese non più sostenibili, esacerbando situazioni di difficoltà”.
“Nell’ambito di alcuni casi il Covid ha portato invece cambiamenti significativi nella domanda, rendendo certe crisi strutturali, come nel caso del mercato dei semiconduttori. In questo caso la crisi prevalente è legata a microchip di ultima generazione con applicazioni importanti sia in ambito Automotive (nell’info-tainment e controllo veicolo elettrico, guida assistita e autonoma) che nella transizione dello spazio e della difesa”.
La crisi dei chip
“Nel mercato dei chip”, prosegue Paolo Trucco, “l’Europa non ha capacità industriale, non è autonoma, dipende da un numero limitato di industrie che si trovano nell’Estremo Oriente, in particolare Taiwan e Sud Corea, e quindi la strategia europea non può essere solo industriale, appannaggio delle aziende di settore, ma deve diventare una strategia che preveda un’azione politica forte, sia di natura strategica che di natura tattica:
- quella strategica consiste, nel medio e lungo periodo, aumentare la capacità di innovazione tecnologica e investire in R&D e nel capitale umano in Europa per poter stare al passo con l’innovazione IT nel settore (se in Europa avessimo una fabbrica in grado di realizzare quei chip non avremmo infatti personale con le competenze necessarie da assumere e impiegare);
- la seconda azione strategica europea consiste in investimenti diretti e co-finanziamento per supportare la capacità produttiva in Europa, per produrre chip ad elevata potenzialità;
- invece, la terza è un’azione più tattica di monitoraggio e coordinamento dei Paesi europei di condivisione di informazione e di strategie di risposta, perché questa crisi andrà avanti almeno fino a fine 2023 se non anche nel 2024: davanti a noi abbiamo due anni di sofferenza pesante dove azioni coordinate fra Paesi europei e fra industrie europee potrebbe aiutare a mitigare gli effetti.
Sul tavolo va poi messo il fattore geopolitico. “Nel prossimo futuro non ci saranno solo tensioni di natura industriale, ma anche geopolitiche“.
“Le startup aiutano in parte a risolvere, ma in realtà servono enormi investimenti industriali a supporto di grandi gruppi industriali. Molte azioni che l’Europa sta prevedendo come il Chips act potranno andare a beneficio di grandi gruppi nazionali che usano queste componenti e le applicazioni associate”.
Nelle filiere entrano le startup innovative
A porre rimedio al caos, arrivano dunque startup innovative che stanno sviluppando modalità migliori per muovere prodotti:
- accaparrandosi merci bloccate da problemi logistici;
- automatizzando lavori di magazzino.
Infatti, alleanze ed investimenti, secondo gli analisti, produrranno un rialzo dei costi per muovere e immagazzinare beni nel 2022. Tutti gli investimenti nella tecnologia non risolvono immediatamente i problemi di carenze o colli di bottiglia nella supply-chain.
Supply chain sotto stress
Dalle supply chain arrivano notizie di carenza, che passano dai chip per l’Automotive al food e alle materie prime in generale.
Allora molte aziende stanno introducendo novità tecnologiche che potrebbero evitare queste problematiche che, nel post pandemia, stanno diventando il “new normal”.
Infatti, quando parliamo di rimedi tecnologici per sistemare le supply chain nella nostra economia, le soluzioni che attirano maggiore attenzione – self-driving trucks ovvero i camion a guida autonoma, o l’adozione dell’AI per risolvere problemi – non sono le uniche a fare la differenza.
Invece, gli imprenditori stanno affrontando le sfide che affliggono tutte le supply chains. Le loro innovazioni includono sistemi più agili per gestire magazzini ed effettuare il tracciamento dell’inventario.
Dunque, startupper stanno sviluppando software e servizi che facilitano il noleggio di spazi inutilizzati di magazzino o aiutano i retailer ad avvicinare i beni ai consumatori, in modo da raggiungerli più rapidamente. Inoltre, stanno lavorando per automatizzare parti delle supply chain ad elevata intensità di manodopera, non solo per ridurre l necessità di forza lavoro che scarseggia, ma anche per aiutare le aziende ad assumere dipendenti più produttivi e felici.
Investimenti senza precedenti nelle supply chain
Sale l’interesse a risolvere i problemi delle supply chain. Nonostante l’importanza che rivestono per il mondo business, finora le supply chain non rappresentavano un magnete per il venture capital. Ma dalla grande crisi della carta igienica a inizio pandemia nel 2020 (erano i giorni tragici in cui non si trovavano neanche mascherine chirurgiche o FFP2 e neanche l’ossigeno per utilizzo sanitario), la tecnologia delle supply chain è diventata molto gettonata. Tutti ne hanno compreso l’importanza cruciale.
“Non la chiamerei ancora una svolta, ma stiamo assistendo a un grande cambiamento,” spiega Willy Shih, esperto di filiere e professore alla Harvard Business School.
A trainare questo cambiamento è ovviamente stata la pandemia che ha accelerato l’adozione dell’eCommerce e a la crisi del lavoro nell’industria logistica, mentre Amazon corre a costruire numerosissimi magazzini, il più vicino possibile ai clienti, così da offrire più cose nell’arco di un giorno o anche meno.
Infatti, l’aumento degli investimenti nelle startup tecnologiche in generale, e in particolare nelle supply chain focalizzate in tecnologia (Logistica 4.0 eccetera), è esploso nell’ultimo anno.
Questi investimenti hanno totalizzato 24.3 miliardi di dollari nei primi nove mesi dell’anno scorsi, il 60% più di quanto investito in tutto il 2020, secondo i dati di PitchBook.
Le aziende che attirano tutti questi cospicui investimenti, e i loro clienti e partner, hanno messo a punto un’ampia varietà di strategie per trarre profitto dal recente caos delle supply chain.
I robot salvano le supply chain
Nel magazzino di Olathe, nel Kentucky, Accelerate360, un’azienda di distribuzione che rifornisce il 90% dei negozi di alimentari statunitensi, sta utilizzando uno dei sistemi robotic più automatizzati al mondo.
Realizzato dalla canadese Attabotics, sembra una gigantesca opera di arte contemporanea, ma il robot è dotato di grandi “formiche,” in grado di velocizzare l’accesso ai beni a elevata velocità. Lo Chief Strategy Officer Matt Ratner spiega che altri sistemi muovono la merce in due dimensioni nei sistemi di storage.
Invece il sistema ideato s’ispira alle colonie di formiche, costruite in verticale invece che in orizzontale, un vantaggio notevole secondo lo chief executive di Attabotics, Scott Gravelle.
Il white cube di Accelerate360
I pacchetti di merci ordinati dai consumatori, dagli ombrelli alle cannucce, e immagazzinati a Olathe hanno aiutato Accelerate360 a svolgere il lavoro in un tempo che, senza il sistema automatizzato, avrebbe richiesto dalle 4 alle 5 volte rispetto agli umani se avessero dovuto svolgere un processo completamente manuale, afferma Ratner. Ciò aiuta le aziende ad assumere e a espandersi durante la pandemia, anche in competizione con gli hub di United Parcel Service e FedEx.
Il white cube di Olathe è una delle maggiori installazioni di Attabotics, l’azienda che è focalizzata nel rendere smart i piccoli magazzini più vicini ai consumatori. Questa tipologia di storage è densa e consente alle aziende di adottare magazzini automatizzati, raggiungendo l’obiettivo di microfulfillment.
Realizzare i magazzini più vicini ai consumatori è il modo migliore per competere con Amazon. Il colosso fondato da Jeff Bezos ha chiesto ad Attabotics di visitare Accelerate360 ad Olathe, ma l’azienda ha declinato perché Amazon potrebbe imparare e copiare segreti commerciali.
Inoltre, poiché il sistema è automatizzato, nessun umano tocca i beni dal momento in cui entra il robot cube fino all’inscatolamento e al movimento nel camion, in contrasto con le aziende human-driver di Amazon. Questo storage non funziona con ogni classe di beni e, man mano che compie progressi, può spostare lavoratori, mentre le aziende gestiscono i loro silos H24, sette giorni su sette, in maniera più efficienza.
Serve una supply chain più flessibile
Il caos nella supply chain del food americana ha causato scaffali vuoti e scarsità dei prodotti preferiti perfino negli stores più forniti. Ma anche scaffali pieni in ritardo o senza soddisfare le aspettative dei manager della distribuzione che lavorano nei grandi grocery chains hanno avvantaggiato Misfits Market, azienda dell’l’industria alimentare contro gli sprechi alimentari.
Infatti Misfits Market vende prodotti ortofrutticoli brutti e imperfetti, a prezzi competitivi, da consumare in tempi brevi. In Italia esiste la startup Bella Dentro.
Il caso Misfits Market
“La supply chain del settore grocery è super rigida,” spiega il CEO e fondatore Abhi Ramesh. Migliaia di tonnellate di cibo sono gettate via ogni giorno senza motivo, solo perché i prodotti non soddisfano alcuni criteri estetici o per il ritardi di consegna.
La pandemia ha stressato le supply chain globali, causando arretrati che hanno fatto alzare i costi. Per questo motivo, le aziende stanno cercando soluzioni a lungo termine per preparare le crisi future delle supply-chain, anche se queste strategie costano.
Dunque, Ramesh ha re-ingegnerizzato il lavoro di Misfits in maniera più flessibile e digitale, tramite vendita in eCommerce. Il modello di Misfit consiste nel vendere prodotti ritenuti invendibili, e così si spiega la penetrazione dell’ eCommerce del grocery del mercato del fresco negli ultimi due anni.
Inoltre, Misfits potrebbe aumentare le quote di mercato convincendo i consumatori che non importa comprare frutta e verdura perfetta, ma che la natura offre varietà infinite. Bin questo modo si elimina lo spreco alimentare e si aumenta l’efficienza nella supply chain dei supermercati, adottando le disruption dell’ultimo biennio.
Misfits si sta trasformando in una delivery startup che illustra la sua flessibilità ad adottare business model che si adattano via via alle sfide delle supply chain.
Il caso Veho
Nella Gig economy, Veho sfida Uber Eats o Instacart, offrendo più maggiore prevedibilità ai suoi lavoratori, secondo Fred Cook, co-fondatore e chief technology officer di Veho.
Veho non è un servizio di delivery on-demand, ma compete con FedEx e UPS. I guidatori guidano le loro auto personali e possono scegliere le strade di delivery dall’app aziendale. Veho è un servizio di consegna del giorno dopo in cui i driver non devono correre.
“Il modello permette a un driver di impiegare anche un’ora di più per 4 ore di consegna di 25 pacchetti al prezzo di 100 dollari, senza mettere fretta a nessuno”.
Chi vince, chi perde nelle supply chain
Le nuove tecnologie introdotte nelle supply chain potrebbero avere impatti nel mondo. Basta pensare a come i container hanno reso possibile la globalizzazione, rivoluzionando il commercio globale.
I cambiamenti richiedono tempo e le aziende hanno urgenza di spingere verso la disruption nella supply-chain per tenere il passo con Amazon, una delle Big Tech uscite vincenti dalla pandemia. Nessun retailer da solo può competere con la logistica di Amazon, con la sua economia di scala, motivo per cui le aziende condividono infrastrutture ed innovazioni per competere. UPS (attraverso la sussidiaria Ware2Go) cerca di espandersi nel fulfillment oltre al delivery, e Walmart ha di recente annunciato un nuovo servizio di consegna dell’ultimo miglio.
I perdenti e vincenti nelle supply chain saranno decisi dall’uso dell’automazione e del software per ridurre la dipendenza dai lavoratori e per rendere più produttivi coloro che rimangono.
Infine, tutti gli investimenti nella tecnologia non risolveranno adesso i problemi di scarsità o i colli di bottiglia nella supply-chain, ma progressivamente cambieranno il volto della logistica, grazie a robot e a una crescente automatizzazione. Tuttavia, per avere un impatto vero sulle supply chain, servono i grandi investimenti industriali, promossi da provvedimenti rilevanti come il Chips Act europeo.