L’80% della forza lavoro globale non si siede a una scrivania. In numeri, parliamo di 2,7 miliardi di persone e di circa 18 milioni di lavoratori in Italia su un totale di 23 milioni. Nonostante la quantità di field worker, molte attività di campo non beneficiano di tecnologie dedicate, e per questo i risultati sono lontani dall’eccellenza. Wearable, XR e Cloud vogliono essere la soluzione.
Dover fare di necessità virtù
Nel macrocosmo dei servizi pubblici non rientrano solo quelli essenziali come la giustizia, l’istruzione e la sanità, ma anche quelli infrastrutturali, che riguardano la realizzazione e la gestione del ciclo di vita di opere come strade, ferrovie, porti, aeroporti, reti di comunicazione e di energia. È quasi superfluo sottolineare quanto il ruolo dei field worker sia, in quest’ambito, strategico per l’economia nazionale e determinante per la sicurezza delle persone e delle comunità.
Il buon senso ci indurrebbe a credere che agli installatori, ai manutentori, agli ispettori e ad altri professionisti siano sempre state indirizzate tecnologie specializzate e all’avanguardia. La realtà, tuttavia, ci racconta una storia diversa: Marco Zanella, sales manager di Sourcesense, ci spiega che in realtà “per molto tempo questi professionisti hanno dovuto adattare la tecnologia ‘general purpose’ alle loro esigenze, facendo di necessità virtù. Lavorando con tecnologie e strumenti non dedicati, c’era inoltre scarsa interoperabilità, che aveva – e ha – un impatto sull’efficienza, la produttività e anche sulla sicurezza, che qui significa incolumità fisica”.
In termini pratici, ancora oggi non è infrequente lavorare con manuali cartacei e con comuni smartphone, né lo è comunicare con i colleghi via telefono o con strumenti di messaging consumer, per nulla ottimizzati allo scopo. E così sono a rischio, appunto, la qualità del lavoro, la produttività e l’efficienza. Senza trascurare l’impatto sulla sostenibilità ambientale: molto spesso, infatti, per svolgere un lavoro tecnico sul campo sono necessarie più competenze e professionalità; senza una dotazione tecnologica di ultima generazione, in grado cioè di abilitare il monitoraggio da remoto e modalità moderne di comunicazione, tutti i professionisti coinvolti devono essere presenti sul campo, con ovvie conseguenze sugli spostamenti, sui trasporti, sui consumi e le emissioni.
Verso una piattaforma di collaborazione remota
Volendo ipotizzare una soluzione alle esigenze appena descritte, il pensiero va immediatamente a un mix di strumenti e tecnologie 4.0 come i dispositivi indossabili (wearable), gli smart glass, la realtà aumentata (AR) e la realtà estesa (XR).
Più che i singoli componenti tecnologici, di cui peraltro si parla da anni, ciò che conta davvero è costruire una piattaforma in grado di integrarli in modo sinergico, di interagire con l’ecosistema aziendale, abilitare svariati casi d’uso e rimanere sempre aperta alle evoluzioni future. Così facendo, l’operatore sul campo potrebbe:
- Accedere tramite gli smart glass a tutto il know-how aziendale (video, istruzioni di lavoro, checklist, certificazioni…) e applicarlo direttamente all’asset su cui sta lavorando;
- Ricevere e osservare dati contestuali, come informazioni sull’impianto su cui si sta lavorando o dati in realtime dei sensori IoT;
- Interagire in tempo reale con altri professionisti, condividendo quanto inquadrato dagli occhiali.
Gli smart glass e la realtà aumentata (o estesa), per quanto essenziali in una soluzione che fa di sicurezza e produttività la propria ragion d’essere, sono quindi la punta dell’iceberg. La parte core sono le integrazioni, l’organizzazione dei flussi di dati e le capacità moderne di comunicazione. Da non trascurare, poi, il ruolo del cloud, che rende queste soluzioni più accessibili, accelera i tempi di implementazione e fornisce accesso rapido a tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale.
La soluzione di Sourcesense: Eye4Task
La soluzione di Sourcesense si chiama Eye4Task ed è definita come una piattaforma di collaborazione remota che mette in relazione chi lavora sul campo con la knowledge base aziendale e gli altri professionisti, anch’essi sul campo o da remoto. Essendo formalmente una piattaforma, può essere plasmata su misura a seconda dello specifico caso d’uso e delle esigenze aziendali, interfacciandosi con tutti i sistemi che, a diverso titolo, contribuiscono a rendere il lavoro sul campo più preciso, rapido, efficiente e di qualità.
Tra i benefici della soluzione, Zanella sottolinea quanto essa metta l’operatore “in una situazione di consapevolezza dell’ambiente in cui opera e gli permetta di lavorare in sicurezza. Infatti, il professionista può concentrare tutta la sua attenzione sull’asset, ricevendo (e trasmettendo, ndr) informazioni visive e interagendo a voce con il proprio team”.
Le possibili evoluzioni e il ruolo di AI
L’apertura al futuro è uno dei principali benefici di queste soluzioni. In particolare, oggi tutti gli occhi sono puntati sull’intelligenza artificiale e la sua variante generativa, che qui potrebbero trovare molteplici applicazioni.
Le prospettive sono rosee, soprattutto per una soluzione che si interfaccia con basi di conoscenza molto estese e che sulla capacità di fornire risposte veloci agli interrogativi degli operatori potrebbe costruire la propria fortuna.
A tal proposito, il manager di Sourcesense ci spiega che tutte le informazioni aziendali potrebbero confluire in un data lake per essere ordinate e classificate, così da fornire risposte immediate e convincenti alle richieste dell’operatore. Rigorosamente in linguaggio naturale e a voce. Questo consentirebbe un ulteriore passo avanti rispetto alla situazione attuale: se oggi la piattaforma mette in comunicazione il professionista sul campo con quelli operanti da remoto (ufficio, casa…), domani potrebbe fornire la maggior parte delle risposte senza bisogno di aiuto esterno, che rimarrebbe essenziale a livello di supervisione e di intervento nei soli casi più complessi.
Articolo realizzato in partnership con Sourcesense