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Terre rare e Critical raw materials act, gli impatti sugli approvvigionamenti 2024



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Approfondiamo il ruolo delle Terre rare nella supply chain globale, le sfide per le aziende e il contesto normativo europeo, per delineare la situazione che si presenterà alle aziende nel corso del 2024 e come farvi fronte

Pubblicato il 18 gen 2024

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant, BCI Cyber Resilience Group, Clusit, ENIA



terre rare

Le terre rare hanno un ruolo chiave da svolgere nel processo di decarbonizzazione e si prevede che la domanda di questo gruppo di metalli sarà in forte crescita nei prossimi decenni, poiché i governi di tutto il mondo stanno adottando misure per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica.

Il ruolo delle Terre rare nell’economia globale

Le Terre Rare o, meglio, gli elementi delle terre rare (Rare Earth Elements – REE) sono cruciali nei prodotti tecnologici come smartphone, veicoli elettrici, turbine eoliche, pannelli solari, le reti 5G ed equipaggiamenti militari avanzati.

I Paesi con ricchi giacimenti di terre rare sono diventati attori fondamentali nell’industria ed elementi essenziali delle supply chain internazionali. Tuttavia, la natura complessa della supply chain e l’alto grado di segretezza che circonda le pratiche commerciali, rendono difficile tracciare l’origine e la qualità delle terre rare. Inoltre, questa mancanza di trasparenza aumenta i rischi di interruzioni della supply chain e rende difficile raggiungere gli obiettivi di sostenibilità all’interno dei vari settori industriali. Senza contare che il valore strategico di questi materiali cresce, di anno in anno, e il monopolio cinese è sempre più invasivo.

Il termine “terre rare” può trarre in inganno, poiché non si riferisce alla loro disponibilità assoluta nella crosta terrestre, bensì alla difficoltà nel trovarle in concentrazioni elevate e quindi estrarle in modo economicamente vantaggioso.

Quali sono le Terre rare

Le Terre Rare sono costituite da un gruppo di 17 elementi della tavola periodica. Includono:

  • scandio (Sc)
  • ittrio (Y )
  • i lantanidi, gli elementi chimici dal numero atomico dal 57 al 71: lantanio (La), cerio (Ce), praseodimio (Pr), neodimio (Nd), promezio (Pm), samario (Sm), europio (Eu), gadolinio (Gd), terbio (Tb), disprosio (Dy), olmio (Ho), erbio (Er), tulio (Tm), itterbio (Yb), lutezio (Lu).

Inoltri, le Terre Rare sono suddivise in base al loro peso atomico in:

  • LREE (Low Rare Earth Elements) – Terre Rare Leggere
  • MREE – (Medium Rare Earth Elements) Terre Rare Medie
  • HREE – (Heavy Rare Earth Elements) Terre Rare Pesanti.

Resilienza della supply chain e autonomia strategica

Un Paese, senza terre rare, difficilmente può sperare di competere a livello tecnologico, energetico e militare. È doveroso ricordare che già nel 2013 l’Unione Europea (UE) aveva inserito questi elementi nell’elenco dei materiali grezzi critici per la strategia europea.

Inoltre, le riserve globali di terre rare, valutate tra 120 e 150 milioni di tonnellate, sono concentrate principalmente in diverse nazioni, tra cui Cina, Russia, Stati Uniti, Australia, Brasile, India, Malesia, Tailandia, Vietnam, Canada e Sudafrica, rendendo la supply chain globale particolarmente fragile.

La dipendenza dalla Cina

La Cina, in particolare, rappresenta il 63% dell’estrazione mondiale di terre rare, l’85% della loro lavorazione e il 92% della produzione di magneti dalle terre rare che rende particolarmente vulnerabile tutta la supply chain. Inoltre, qualsiasi cambiamento nelle politiche o regolamentazioni all’interno del Paese, o altre conseguenze geopolitiche, possono altresì impattare significativamente l’intera supply chain. Basti pensare che, dal 2000 in poi, la Cina ha regolamentato strategicamente la sua produzione e il commercio delle terre rare per rimanere leader del settore e, nel 2010 e nel 2011, ha imposto restrizioni sulle vendite a determinati Paesi come il Giappone. Inoltre, alla luce delle crescenti preoccupazioni ambientali, si ritiene che in futuro il governo cinese imponga regolamentazioni ambientali più rigide per includere i costi ambientali nella produzione delle terre rare.

Diversi Paesi hanno cercato di mitigare i rischi legati alla loro dipendenza dalla Cina per le terre rare diversificando le loro catene di approvvigionamento. Tuttavia, questi sforzi hanno incontrato ostacoli, quali l’alto costo dell’estrazione e della produzione – che richiede investimenti significativi in infrastrutture – e le ripercussioni ambientali dell’estrazione e dell’elaborazione delle terre rare, rendendo difficile per i Paesi stabilire con successo supply chain indipendenti.

Inoltre, la mancata condivisione di dati riguardanti processi, materiali e altre informazioni critiche sulla supply chain rappresenta una sfida a fronte della necessità di trasparenza della supply chain. Pertanto, si auspica che i vari regolamenti futuri possano guidare la trasformazione industriale stabilendo requisiti chiari e incentivando pratiche sostenibili ed in questa direzione va interpretato il recente Critical Raw Materials Act (CRMA) dell’UE.

Il Critical Raw Materials Act (CRMA) dell’UE

Il regolamento Critical Raw Materials Act (CRMA), presentato lo scorso marzo 2023 dall’UE, ha l’obiettivo principale di garantire un approvvigionamento “sicuro, diversificato e sostenibile” delle cosiddette materie prime critiche.

Nell’ambito del CRMA è stato pubblicato un aggiornamento dell’elenco delle materie prime considerate critiche, che comprende in totale 34 materiali.

Fonte immagine Annex I & II of the Critical Raw Materials Regulation proposal – Elenco di materie prime critiche nell’ambito del Critical Raw Materials Act dell’UE con alcuni esempi di dove vengono utilizzati questi materiali.

Misure chiave del CRMA 

L’obiettivo del CRMA, dal punto di vista politico, è di ridurre la dipendenza da attori predominanti come la Cina, che monopolizza sia l’estrazione sia la lavorazione di molti di questi materiali. La situazione è simile per quanto riguarda Paesi politicamente instabili, come la Repubblica Democratica del Congo, che è il principale fornitore mondiale di cobalto.

L’Unione Europea, con il CRMA, in termini di strategia, mira ad aumentare la capacità di estrazione e lavorazione dei materiali direttamente nel territorio europeo, considerando che attualmente è quasi del tutto dipendente dalle importazioni.

Inoltre, l’approccio dell’UE alle “materie prime critiche” è caratterizzato da un’attenzione particolare alla creazione di una supply chain che riduca al minimo gli impatti negativi sull’ambiente e favorisca l’economia circolare.

I quattro obiettivi entro il 2030

Il CRMA ha definito 4 obiettivi principali da raggiungere entro il 2030:

  1. Estrazione da miniere europee: Si mira a ottenere almeno il 10% delle materie prime critiche consumate nell’UE da miniere situate in Europa. Attualmente, secondo Euractiv, questa percentuale si attesta al 3%.
  2. Lavorazione in Europa: Si prevede che almeno il 40% delle materie prime critiche consumate nell’UE venga raffinato o lavorato in impianti europei.
  3. Utilizzo di materiali da recupero e riciclo: L’obiettivo è che almeno il 25% delle materie prime critiche consumate nell’UE provenga da attività di recupero e riciclo.
  4. Fonti Esterne: Non più del 65% del fabbisogno annuale dell’UE dovrebbe provenire da un unico Paese terzo.

CRMA e Resilienza della supply chain e autonomia strategica

Il CRMA identifica, altresì, l’elenco dei Progetti Strategici in termini materie prime dell’UE, scelti in base alla loro capacità di approvvigionamento di materie prime critiche, alla loro fattibilità tecnologica e alle prestazioni in termini di sostenibilità.

Le procedure di concessione per questi progetti sono semplificate, riducendo i tempi di autorizzazione a 2 anni per le autorizzazioni di estrazione e a 1 anno per le autorizzazioni di lavorazione e riciclaggio. Di fatto, i Progetti Strategici avranno un accesso più agevole ai finanziamenti dalla Banca Europea degli Investimenti, dai partner InvestEU o dagli aiuti di Stato.

L’atto impone, inoltre, agli Stati membri dell’UE di sviluppare programmi nazionali che aumentino la quantità di materie prime critiche provenienti dall’UE e semplifichino le procedure di autorizzazione. Inoltre, è stabilita una procedura per monitorare le supply chain di materie prime critiche in modo da aumentare lo scambio di informazioni rilevanti e da valutare le supply chain insieme agli Stati membri, istituendo un comitato di esperti.

La UE pianifica, altresì, di coordinare le scorte strategiche di materie prime degli Stati membri e di acquistare congiuntamente materie prime per aumentare il proprio potere contrattuale sul mercato globale.

Materie prime strategiche, gli obblighi per le aziende

Inoltre, il CRMA impone obblighi di segnalazione alle grandi aziende che producono tecnologie nell’UE, utilizzando materie prime strategiche. Tali aziende dovranno effettuare audit e test di stress sulle proprie catene di approvvigionamento per potenziali interruzioni e segnalare internamente al loro consiglio di amministrazione. Esempi di tali aziende sono:

  • Aziende aerospaziali che utilizzano materie prime strategiche come il titanio nella produzione di componenti per aeromobili e il litio per batterie agli ioni di litio.
  • Grandi produttori di sistemi di energia rinnovabile che utilizzano terre rare per la produzione di magneti permanenti per le turbine eoliche.
  • Aziende produttrici di veicoli elettrici che impiegano materiali come litio, nichel e cobalto per la produzione delle batterie.

CRMA e Recupero e riciclo di materie prime – Gli Stati membri e gli operatori privati sono tenuti a valutare le opportunità per il miglioramento del recupero e del riciclo delle materie prime critiche.

Il CRMA introduce requisiti di circolarità per un gruppo di materie prime critiche, quali i magneti permanenti (presenti in una vasta gamma di prodotti utilizzati nei settori dell’energia pulita e digitale, ad esempio, turbine eoliche e veicoli elettrici). Ne consegue che tali prodotti dovranno includere informazioni sulla riciclabilità e sul contenuto riciclato.

CRMA e Diversificazione delle importazioni di materie prime

Il CRMA mira a diversificare le importazioni di materiali rafforzando le attività commerciali con paesi considerati affidabili. Ciò sarà realizzato attraverso 5 azioni chiave, quali:

  1. Potenziamento dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)
  2. Istituzione di un Critical Raw Materials Club con paesi che condividono lo stesso obiettivo, come Canada e Australia.
  3. Conclusione di nuovi accordi commerciali con i paesi allineati agli interessi dell’UE.
  4. Creazione di una struttura di credito alle esportazioni per ridurre il rischio degli investimenti all’estero e sostenere gli esportatori dell’UE.
  5. Gestione delle pratiche commerciali sleali.

CRMA – Impatto sulle aziende e sulle supply chain

Si prevede che la legge il CRMA apporterà una serie di benefici per lo sviluppo sostenibile della supply chain delle terre rare, considerando che la legge fornisce un quadro normativo efficace atto a garantire sia una produzione efficiente sia un consumo razionale di queste risorse all’interno dell’UE.

Uno dei principali vantaggi del CRMA consisterà nel rafforzamento della struttura di governance relativa alla gestione delle materie prime, rendendo così più facile monitorarne la disponibilità e l’utilizzo, oltre a migliorare la trasparenza nelle pratiche commerciali e garantire un accesso più sicuro alle terre rare e a forniture più affidabili in futuro.

Inoltre, il CRMA, incoraggia una maggiore efficienza e una riduzione degli sprechi durante i processi di estrazione atta a ridurre i costi associati all’acquisizione delle risorse nel tempo. Ancora, il CRMA, ponendo particolare attenzione ai principi di sostenibilità – come la circolarità e il riutilizzo – è destinato ad incoraggiare i produttori a sviluppare tecnologie innovative che siano in grado di estrarre il massimo valore dalle risorse esistenti, senza compromettere gli standard di qualità o sicurezza. Ciò può ridurre la domanda di nuovi input materiali e promuovere il passaggio a fonti di energia rinnovabili, contribuendo ulteriormente al raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale a lungo termine.

Di fatto il CRMA, affrontando sia i problemi dal lato dell’offerta sia le richieste degli utenti finali, ha il potenziale di migliorare notevolmente la sicurezza delle supply chain delle terre rare in Europa e generare maggiori opportunità di crescita economica in molti settori, oltre a garantire migliori risultati di benessere sociale per i cittadini in tutta la regione.

Conclusione

La pratica responsabile delle attività minerarie è cruciale per garantire un approvvigionamento sostenibile delle terre rare. In quest’ottica va interpretata  la legge dell’UE sulle materie prime critiche, che mira a garantire una fonte sicura e sostenibile delle stesse, riducendo le conseguenze economiche e ambientali negative. Ovvero il CRMA può convertirsi in una leva strategica e creare un’effettiva opportunità per rafforzare le industrie nazionali e ridurre la dipendenza globale da risorse limitate, stabilendo, altresì, norme etiche per le transazioni commerciali internazionali. Ovvero, esso fa parte di una galassia normativa che adotta un approccio risk-based e resilience-based quale calibrata sintesi di implementazione dei principi di risk management e business continuity atta a garantire la resilienza della supply chain di materiali altamente strategici.

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