assosoftware

Transizione 5.0, il caos sugli incentivi ai software



Indirizzo copiato

Transizione 5.0 presenta un alto livello di complessità, ad esempio nel calcolo delle riduzioni, che può creare difficoltà in particolare alle PMI: la priorità è avere modalità di accesso alla misura chiare e semplici

Pubblicato il 12 set 2024

Pierfrancesco Angeleri

presidente di Assosoftware



shutterstock_2366215275-1920×1080

Il nuovo Piano Transizione 5.0 prevede un ampliamento dei beni incentivabili anche alla componente software, come ERP, sistemi, piattaforme e applicazioni dedicati all’intelligenza degli impianti che garantiscano maggiore efficacia nei processi ed efficienza nei consumi energetici.

Per la prima volta viene riconosciuto da parte delle istituzioni il ruolo del software gestionale come fattore abilitante alla transizione digitale e sostenibile del Paese. Tuttavia, si tratta di una misura con un alto grado di complessità di accesso e con una durata temporale limitata, che rischia quindi di scoraggiare gli investimenti delle imprese verso nuove soluzioni software, soprattutto le PMI, che compongono la reale spina dorsale del sistema produttivo e faticano oggi a muoversi in un mercato sempre più competitivo.

Transizione 5.0, perché spingere sull’ERP

Basti pensare che attualmente in Italia il livello di adozione di software gestionali integrati da parte delle PMI resta ancora molto basso – circa il 30% -, percentuale che si riduce ulteriormente se si considerano anche le microimprese. Tutto ciò nonostante l’adozione di sistemi software da parte delle aziende porti vantaggi in termini di produttività e risparmio.

I software gestionali contribuiscono infatti in modo significativo a fare aumentare la competitività delle aziende italiane, in particolare delle PMI, che quando sono più mature nell’utilizzo dei software risultano anche più competitive, con tassi di crescita del fatturato e dell’Ebitda significativamente più elevati. Lo hanno dimostrato le ricerche condotte da AssoSoftware in collaborazione con gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano: in termini di fatturato e marginalità, se si considerano gli ultimi 5 anni, le aziende più digitalizzate hanno registrato rispettivamente il 67% dei ricavi complessivi del settore e il 79% dell’EBITDA.

Inoltre, il software gestionale rappresenta la leva principale per la diffusione delle tecnologie innovative, a partire dall’Intelligenza artificiale, tra le imprese. Come dimostrano i risultati della ricerca “L’intelligenza artificiale nei software gestionali” condotta da AssoSoftware in collaborazione con SDA Bocconi School of Management, le applicazioni software sono infatti le uniche in grado di portare i vantaggi delle tecnologie IA nelle attività quotidiane delle imprese, generando benefici in particolare per l’industria dei servizi, che comprende circa il 70% delle imprese italiane.

In questo contesto, è evidente quanto sia importante incentivare l’adozione di software gestionali per le nostre imprese attraverso regole chiare e limiti precisi.

La priorità: regole chiare

In particolare, è molto importante definire in modo specifico la metodologia con la quale bisogna calcolare la riduzione, ottenibile attraverso l’acquisto di un software gestionale, dei consumi energetici della struttura produttiva o dei processi interessati dall’investimento, e delimitare in modo chiaro per quali processi aziendali sarà possibile certificare il risparmio energetico (per esempio un maggiore ricorso allo smartworking o un maggior utilizzo di tecnologie cloud).

La modalità di calcolo sarà infatti determinante per le imprese che decideranno di utilizzare gli incentivi del Piano Transizione 5.0, anche in vista della certificazione ex-ante che, come previsto dalla norma, dovrà essere inviata al GSE per indicare le caratteristiche principali del progetto, l’ammontare dell’investimento e il risparmio energetico previsto.

L’iniziativa di AssoSoftware

AssoSoftware sta collaborando con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per rendere efficaci le modalità di applicazione del Piano, offrendo il contributo di tutto il comparto in termini di idee, esperienze e best practices, anche alla luce dell’expertise maturata in questi anni grazie alla collaborazione con gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano che ha portato, a partire da quest’anno, alla nascita del primo Osservatorio Software & Digital Native Innovation.

Inoltre, per sostenere le imprese che decideranno di utilizzare gli incentivi per l’acquisto del software gestionale, nelle prossime settimane l’Associazione presenterà delle Linee Guida alle Agevolazioni relative al Piano Transizione 5.0, al Patent Box e al Credito d’imposta R&S, realizzate in collaborazione con diverse Accademia e in particolare con lo Studio Tributario e Societario Deloitte.

Il nodo della carenza di personale

Un altro ostacolo emerso dalle ricerche effettuate dagli Osservatori Digital Innovation è infatti quello relativo alla presenza di barriere di carattere culturale, che in molti casi frenano le imprese dall’intraprendere il percorso verso la digitalizzazione dei processi: il 41% delle piccole e il 57% delle medie imprese intervistate dal Polimi soffre per la mancanza di personale con una formazione e una competenza digitale, dato rafforzato dal fatto che il 40% delle piccole e il 55% delle medie aziende segnala una resistenza al cambiamento e una difficoltà nell’implementazione dell’uso del digitale.

Questi risultati evidenziano chiaramente come, ad oggi, gli incentivi del Piano Transizione 4.0 abbiano funzionato di fatto premiando soprattutto le imprese più grandi. Molte PMI non sono state infatti in grado di beneficiare degli strumenti disponibili per intraprendere un percorso di innovazione tecnologica, e questo anche a causa della mancanza di una visione strategica relativa al digitale, della difficoltà di intercettare le agevolazioni di reale interesse e dell’eccesso di burocrazia.

In un Paese che ha un tessuto produttivo fatto per più del 90% da piccole e micro imprese, la vera sfida dunque consiste oggi nel riuscire a invertire questa tendenza e a sostenere un numero sempre maggiore di piccole e medie realtà aziendali nel loro processo di trasformazione digitale, superando quelle barriere e difficoltà che sino ad ora ne hanno limitato l’efficienza e la competitività.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3