E’ ormai assodato che alla base di una nuova visione dell’industria intelligente sempre più legata alla necessità di migliorare processi e procedure aziendali per offrire una user experience sempre al top, vi siano nuovi paradigmi produttivi e tecnologici, un valore percepito che passa per servizi proposti che necessariamente devono coinvolgere l’intero ecosistema di attori in campo, nuove competenze per nuove interazione tra uomini macchine e processi, nuovi modelli di interconnessione e collaborazione tra le informazioni e i sistemi.
La partita della competitività si gioca sul valore dei servizi offerti, ma se è ben chiaro l’obiettivo da raggiungere sono ugualmente ben chiari i processi che le aziende, verso l’innovazione, devono necessariamente mettere in campo?
Dove risiede il catalizzatore per accelerare la rivoluzione digitale
Vendor di tecnologie abilitanti e operatori di settore ICT senza dubbio hanno la responsabilità di indirizzare al meglio le procedure di integrazione ma è altresì importante che l’incipit culturale parta dall’azienda stessa con l’abbandono di logiche tradizionali a favore di nuovi modelli di produzione e di gestione che tengano conto di tutti i fattori abilitanti dal cloud computing per migliorare infrastrutture e servizi alla sicurezza dei sistemi , compliance e competenze.
Secondo le stime di IDC, in tre anni più della metà dell’economia globale risulterà digitalizzata, ed è l’“effetto cloud” che avrà la maggior influenza come fattore trainante, in primis sulle grandi imprese, affermandosi sempre più nei prossimi anni anche sulle PMI che tendenzialmente abbandoneranno progressivamente quella dose di sfiducia riposta fino ad ora nelle tecnologie cloud.
È quindi nel processo di integrazione tra cliente, fornitore e stakeholder aziendali e come questi riusciranno ad interconnettersi armonicamente che risiede l’approccio vincente che supporterà l’inesorabile corsa verso la nuova rivoluzione industriale dei prossimi anni.
Il paradigma del modello DevOps
In questa ottica un passaggio decisamente importante, riguardo le modalità di sviluppo e distribuzione delle soluzioni software, sono gli strumenti a supporto dei processi aziendali come il modello DevOps che punta ad automatizzare il ciclo di rilascio degli applicativi per renderli immediati rispondendo più efficacemente alle regole del busienss sempre più esigente
Il paradigma del modello DevOps risiede proprio in un nuovo approccio collaborativo tra cliente da cui si parte da un’analisi delle esigenze ad uno sviluppo del codice coordinato tra i vari team (sviluppo, operation, security) in cui le competenze non sono più separate ma integrate tra loro.
Alla base di un corretto allineamento della catena del valore un ruolo fondamentale lo avranno i fornitori di servizi ICT i quali avranno sempre di più il compito di mettere in relazione coerentemente con la nuova offerta tecnologica con le esigenze operative dei clienti finali e tradurla in servizi in grado di proiettare le aziende in un contesto di business al passo con l’innovazione e sempre più competitivo.
Le aziende e società di consulenza strategica che operano in ambito ICT avranno un ruolo fondamentale e rappresenteranno l’anello di congiunzione tra i vendor fortemente orientati alla ricerca e sviluppo e clienti sempre più indirizzati alla ricerca di modelli innovativi e ormai pronti ad allocare budget importanti alla voce “spesa ICT” , basti pensare che gli investimenti delle aziende italiane nel 2019 supereranno 1,8 miliardi di euro con un incremento del 25% rispetto al 2018 (fonte IDC).
L’evoluzione delle competenze del trade
L’impatto della new tech in questi ultimi anni ha sollecitato e richiesto necessariamente l’evoluzione delle competenze del trade sia in ambito tecnologico sia per quanto riguarda nuovi modelli di business che siano maggiormente in grado di rispettare un go-to -market in linea con le esigenze dei clienti, ma soprattutto ha catalizzato una rivoluzione culturale a tutti i livelli che sta ponendo obiettivi sempre più alti in termini di skill e specializzazioni e di servizi a valore dove non ci sarà più posto per i vecchi modelli tradizionali in cui il canale ict fungeva da contenitore per la rivendita di prodotti a volume regolati molto spesso dalla logica del prezzo infine, ricollocando il focus sul tema dell’approccio collaborativo della catena del valore, l’impatto new tech ha senza dubbio ridisegnato il rapporto tra client e fornitore individuando quest’ultimo come un vero e proprio consulente di strategie innovative in grado di far funzionare operativamente tutti gli asset organizzativi dei processi aziendali.
Se però da una parte i vendor di tecnologie e partner di servizi ICT hanno colto la sfida per una collaborazione sempre più stretta individuando un obiettivo comune, molte aziende soprattutto PMI e microimprese non hanno ancora focalizzato la stretta relazione tra innovazione tecnologica e business per cui i primi attori non trovano terreno fertile nel momento in cui ci si confronta con l’azienda cliente che molto spesso non soddisfa i propositi di collaboration virtuosa fondamentali per il delivery operativo dei progetti, determinando spesso mancanza di concretezza.
Si rileva infatti un disallineamento tra i team IT e il business, solo il 29% delle organizzazioni sta interpretando la trasformazione digitale come sforzo collaborativo tra il business e l’IT, a dirlo 2019 Digital Means Business Report rilasciato da Ntt.
La maggior agilità organizzativa delle imprese e un maggior orientamento alle competenze oltre al limite culturale da superare poiché legato ancorati a vecchi modelli organizzativi, sono sicuramente gli ingredienti che non possono mancare per accelerare il percorso digitale delle aziende italiane.
Generalizzando, quello delle competenze come quello del limite culturale sono certamente dei macro-temi che meriterebbero un approfondimento importante poiché, non tenendo conto delle varie differenze organizzative, in molti casi tendono a costituire un freno considerevole al processo di innovazione.
Circa il 50% delle imprese italiane individua la direzione aziendale o la proprietà come maggiori influencer per gli investimenti in area ICT (Survey IDC per Assintel Report 2019 ) confermando e consolidando la leadership degli imprenditori nelle scelte strategiche riguardanti l’innovazione tecnologica e nel caso delle piccole imprese spesso si osserva che le scelte strategiche non sono supportate nè da team interni dedicati perchè assenti e nè da partner esterni specializzati in materia tecnologica.
Le iniziative di sensibilizzazione
Alcune iniziative allo scopo di sensibilizzare l’aziende sull’argomento sono state lanciate, a livello governativo, ad esempio: agevolazioni fiscali, misure di detassazione, credito d’imposta per attività di formazione e il voucher per la nuova figura dell’innovation manager.
Senza dubbio le misure avranno effetti positivi per lo meno sulla sensibilizzazione al tema, tuttavia una volta consolidato l’obiettivo e il budget di spesa da allocare per i vari progetti rimane aperta la questione legata ad una maggior spinta collaborativa e di coordinazione tra gli attori in campo, coinvolte trasversalmente imprese medio e piccole e large company, che ancora resta un punto critico da risolvere poichè in questa dinamica si individua uno dei fattori abilitanti di maggior rilievo.
La digital trasformation non è un concetto bensì una realtà che cresce ad alta velocità e uno stimolo per le aziende di ridisegnare i propri processi e i propri modelli organizzativi con l’obiettivo di, non solo adeguarsi a nuove esigenze di mercato, ma anche di dare un proprio contributo all’innovazione.
Chi saprà cogliere questa importante opportunità avrà sicuramente vinto la sfida verso il futuro.