l'analisi

Voucher digitalizzazione pmi: come funzionano e i limiti

Potenziato lo strumento, che ora ha 342,5 milioni di euro, per aiutare la digitalizzazione delle pmi. Molto utile, ma spiccano anche i limiti. Per esempio, coprono il 100 per cento del fabbisogno del Sud e il 30-35 per cento di quello del Nord, quindi si dovrà attendere un’azione dal prossimo governo per completare

Pubblicato il 15 Mag 2018

Gianni Potti

Presidente Fondazione Comunica e founder DIGITALmeet

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Nonostante lo stallo politico, il Mise, con decreto a firma del Ministro Calenda ha integrato la dotazione finanziaria dei voucher per la digitalizzazione delle imprese, bando pubblicato ad inizio d’anno e super gettonato dalle imprese italiane.

Infatti, furono più di 90 mila le richieste per i primi 100 milioni stanziati lo scorso gennaio. Il “buono” – si ricorderà – potrà essere utilizzato per l’acquisto di software, hardware o servizi IT.

I voucher per la digitalizzazione delle PMI: cosa sono e come funzionano

Ora la dotazione finanziaria dei voucher per la digitalizzazione delle PMI è stata integrata per 242,5 milioni di euro, portando così le risorse totali investite per la concessione del contributo a 342,5 milioni di euro.

Va ricordato che il voucher digitale per le PMI prevede la concessione di un bonus per un valore pari al 50% di una serie di spese per progetti di digitalizzazione fino a un massimo di 10 mila euro. Il decreto prevedeva, una volta superate le risorse stanziate, di “scalare” in proporzione gli importi concessi alle imprese ma, con un numero così alto di adesioni si sarebbero abbassati troppo i finanziamenti. Spannometricamente aziende che avessero presentato progetti da 20 mila euro rischiavano di ricevere un contributo di 1000 euro.

Come presentare la richiesta di voucher

Alla luce del provvedimento, spiega il Mise, nei prossimi giorni verrà comunicato l’importo del voucher concedibile a ciascuna impresa per la realizzazione dei progetti di digitalizzazione e di ammodernamento tecnologico proposti. Da quel momento le imprese potranno cominciare ad effettuare le spese programmate nei progetti di digitalizzazione e di ammodernamento tecnologico presentate. Gli acquisti potranno essere effettuati nei prossimi sei mesi. Il Ministero, comunque, stabilisce che “le imprese iscritte nel provvedimento cumulativo di prenotazione possono presentare le richieste di erogazione a partire dal 14 settembre 2018 ed entro il termine ultimo previsto dall’articolo 6, comma 9, del medesimo decreto, come sostituito dal decreto direttoriale 14 marzo 2018”.

Fin qui le notizie utili per quanti (e sono tantissimi) attendevano venisse stilata la graduatoria delle imprese ammesse a bando.

Ma proviamo a fare un commento.

Come usare il voucher

Il voucher può essere utilizzato per acquistare software, hardware o servizi specialistici che consentano di migliorare l’efficienza aziendale, modernizzare l’organizzazione del lavoro con strumenti tecnologici e forme di flessibilità del lavoro, tra cui il telelavoro. Ma anche per sviluppare l’e-commerce, fruire della connettività a banda larga e ultralarga o del collegamento alla rete internet mediante la tecnologia satellitare, realizzare interventi di formazione qualificata del personale nel campo delle tecnologie informatiche. Molto bene, specie l’inserimento dell’elemento umano, la formazione.

I limiti dei voucher

Ma si continua a non valorizzare (almeno così sembra) ciò che oggi dà valore, grazie al digitale, al prodotto. A mio avviso infatti va stimolata la parte del processo produttivo della consulenza, del cloud, della sensoristica, dei social, del marketing, degli analitycs e big data, della cyber security etc etc. In una parola ciò che oggi aiuta a re-ingenierizzare il processo produttivo e di conseguenza i prodotti.

Seconda osservazione. Ad una prima lettura andando a leggere non tanto i comunicati stampa, ma il decreto all’articolo 2, emerge che l’80% dei nuovi fondi sarà destinato per i progetti delle imprese localizzate nelle aree del Mezzogiorno e al 20% per i progetti delle imprese localizzate nelle aree del Centro-Nord. Questo perché si è trattato di un recupero di fondi indirizzati al Mezzogiorno. Anche qui, va comunque benissimo perché si tratta di risorse per le nostre imprese italiane, ma vale la pena approfondire, perché – a mio avviso – sarebbe stato utile saperlo da subito.

Dal ministero confermano che gli attuali incentivi coprono il 100 per cento del fabbisogno del Sud e il 30-35 per cento di quello del Nord e che le risorse disponibili sono state tutte utilizzate. Ergo bisognerà sperare in nuove, dal prossimo governo.

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