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ZES Unica Sud 2024: cosa cambia per investimenti e lavoro nel Sud Italia



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Dal 1° gennaio 2024, il Sud Italia è unito sotto una ZES unica, con 1,8 miliardi di credito d’imposta per le imprese. Nuova governance centralizzata, promuove investimenti e sviluppo, nonostante critiche sull’accentramento. I cambiamenti mirano a replicare successi internazionali, incentivando l’occupazione e l’eccellenza industriale

Pubblicato il 7 feb 2024

Francesco Paolo Puzzella

Consulente strategico Innova Finance



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Dal 1° gennaio 2024ha preso il via la ZES unica sud con la revisione totale del sistema e con il superamento delle mappe, degli elenchi e delle relative particelle comunali: per l’intero o quasi sud Italia un’unica grande ZES.

La legge di bilancio 2024 ha di fatto confermato la copertura finanziaria per l’anno 2024 del nuovo credito d’imposta in 1,8 miliardi di euro, destinati alle aziende che acquistano beni strumentali per implementare o insediare strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle Regioni della ZES unica.

Lo scenario politico

La principale novità non è rappresentata solo dall’allargamento, ma bensì dal sistema di governance della ZES, con un’unica cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, alla quale saranno attribuite le principali funzioni di indirizzo. Sulla “ristrutturazione” delle ZES il Ministro per gli affari Europei Raffaele Fitto ha incassato l’importante benestare dei vertici europei che hanno accolto positivamente la riforma.

Diverso il sentiment interno, i dubbi di buona parte degli addetti ai lavori e delle opposizioni si sono concentrati proprio sull’accentramento della governance che andrebbe a “ledere” il principio di sussidiarietà, oltre che sulle tempistiche. I decreti attuativi, che andranno a definire le modalità di accesso al beneficio, i criteri di applicazione e di fruizione, oltre ai relativi controlli, infatti tardano ad arrivare, facendo slittare di conseguenza il trasferimento delle funzioni degli ormai ex Commissari a decorrere dal primo marzo 2024.

Dalle Zone economiche speciali a quelle diffuse

Sicuramente verrà meno la specialità, con un cambio di paradigma rispetto ai motivi politici ed economici legati all’introduzione delle ZES, studiate per elevare determinati territori ritenuti depressi economicamente e in prossimità di un’area portuale inserita nelle reti di trasporto trans-europeo.

In pratica invece il nuovo bonus subentra al Credito di Imposta per il Mezzogiorno (Bonus Sud), con il rischio di snaturarne l’obiettivo principale, ovvero quello attrattivo degli investimenti, riducendo il tutto al mero vantaggio fiscale.

Lo stesso vantaggio che con la “perimetrazione” delle attuali ZES ha creato in alcune zone delle bolle speculative, soprattutto a seguito dell’introduzione della possibilità di finanziare anche l’acquisizione di terreni oltre che immobili strumentali all’attività d’impresa.

Il digitale al servizio delle imprese

Sarà inoltre potenziato lo “sportello unico” per l’iter autorizzativo, grazie all’introduzione dello sportello unico digitale denominato S.U.D ZES., tale portale, oltre a fornire tutte le informazioni sui benefici riconosciuti alle imprese coinvolte, fungerà da raccoglitore per le istruttorie tecnico-amministrative, finalizzate al rilascio di tutte le autorizzazioni, concessioni e licenze.

Il percorso di sburocratizzazione, avviato dall’allora governo Draghi, che rese formalmente operative le ZES, dovrebbe realizzarsi grazie allo sviluppo della nuova piattaforma, che ha l’obiettivo di racchiudere in pochi clic tutte le richieste amministrative in capo agli imprenditori che vogliono investire nel mezzogiorno.

I risultati raggiungi dalle strutture commissariali

I numeri sono in chiaro scuro, incoraggianti per la Campania: in questo caso la ZES ha autorizzato oltre 1 miliardo di euro di investimenti, mentre per le altre zone i risultati sono sottodimensionati. Ad esempio la ZES Calabria ha rilasciato autorizzazione per circa 40 milioni di euro, risultato simile per la ZES Ionica, che comprende territori della Basilicata e della Puglia, mentre la ZES Sardegna, con i dati a giugno, si attestava attorno ai 340 milioni di euro di possibili investimenti. Le divergenze di risultati sono da attribuire ovviamente alla diversità del tessuto economico, oltre alla capacità di attrarre investimenti e all’occasione riconvertire intere zone industriali per salvaguardare l’occupazione, così come realizzato dal Commissario campano con gli ormai ex stabilimenti Whirlpool.

La vision e la comparazione internazionale

Dalla nuova ZES unica ci si aspetta un cambio di passo che coinvolga l’intero territorio incentivato, riprendendo magari il percorso e i principi che hanno accompagnato il varo delle ZES nel 2017, ovvero la nascita di veri e propri distretti industriali, sul modello cinese prima e polacco poi. La sfida polacca è stata vinta proprio grazie alla creazione di distretti specializzati, collegati con scuole professionali e centri di ricerca scientifica e tecnologica, che hanno generato un forte indotto in termini occupazionali. Il mezzogiorno d’Italia ha tutti gli strumenti per replicare quanto è stato fatto di buono in giro per l’Europa, soprattutto non mancano le specializzazioni per costruire aree di sviluppo eterogenee tra loro, con il comune denominatore dell’eccellenza.  

Cumulabilità e nuove opportunità, con il nuovo anno tantissime le novità

Un altro aspetto da non sottovalutare è il principio di cumulabilità. Infatti, come recita la normativa l’agevolazione è cumulabile con altri aiuti di Stato per i medesimi costi ammessi, quest’opportunità unitamente al recente innalzamento da parte della Commissione Europea dell’importo della soglia del de minimis a 300.000 euro su base mobile, rende il tutto ancora più incentivante. Ma non solo, con la revisione del PNRR e la successiva introduzione della nuova missione numero 7, saranno in campo a sostegno delle imprese circa 12 miliardi, al fine di supportare la digitalizzazione e la transizione ecologica.

Gran parte dei fondi del Repower Ue, saranno destinati al nuovo piano denominato Industria 5.0 per incentivare la riduzione del consumo dell’energia. Infine, i più ottimisti attendono entro il prossimo autunno anche la strutturazione del nuovo codice degli incentivi alle imprese, così come disciplinato dalla legge n. 160 del 27 ottobre 2023.

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