Consapevole dell’impatto potenzialmente dirompente del 5G su una molteplicità di settori strategici e delle straordinarie opportunità di crescita sociale ed economica, la Commissione Europea ha tentato di implementare una strategia unitaria per l’adozione coordinata del nuovo standard mobile.
La situazione però è ancora molto differenziata tra un Paese e l’altro. Vediamo perché e che sta succedendo nei diversi Paesi quanto a sviluppo del 5G e assegnazione delle frequenze.
La strategia europea per il 5G
Step fondamentale di tale strategia è la Comunicazione “5G for Europe: an Action Plan” – pubblicata a settembre 2016 e accompagnata dal working document “5G Global Developments” – nel quale sono state identificate le otto azioni per favorirne lo sviluppo. Queste possono essere distinte secondo tre direttrici: una tecnica, una organizzativa e una finanziaria. A livello tecnico, si richiede agli Stati membri di identificare una lista di frequenze “pioniere” per il lancio iniziale dei servizi 5G, di adottare un accordo in merito al set completo delle frequenze e di monitorare i progressi delle small cells, favorendone lo sviluppo. A livello organizzativo si incoraggiano gli Stati ad adottare delle roadmap nazionali, a promuovere sperimentazioni preliminari (dal 2017) e trial commerciali (dal 2018), a rendere disponibile un iniziale standard globale 5G (fine 2019) e a identificare almeno una città che diventerà “5G enabled” (entro fine 2020). A livello economico, infine, si propone di identificare le ipotesi e le modalità per una venture financing facility.
La successiva Comunicazione “Gigabit Society” ha avanzato 3 obiettivi di connettività al 2025, inerenti la fornitura di connettività a tutte le famiglie, anche nelle aree rurali, con una capacità di download di almeno 100 Mbps; la necessità che scuole, università, ospedali e tutti i principali motori socioeconomici abbiano accesso a una connettività pari a 1 Gbps; e la copertura 5G di tutte le aree urbane e le principali strade e ferrovie.
A dicembre 2017, inoltre, presso il Transport, Telecommunications and Energy Council, è stata firmata la 5G roadmap, che stabilisce deadlines specifiche per l’armonizzazione dello spettro, necessaria al roll-out del 5G. Rispetto alle tempistiche, la Commissione prevede l’adozione, entro metà 2018, del Codice delle Comunicazioni Elettroniche da parte del Parlamento e del Consiglio e la sua trasposizione negli ordinamenti nazionali entro metà del 2020. A livello tecnico, la roadmap prevede:
- l’armonizzazione tecnica delle bande 3.4-3.8 GHz and 24.25-27.5 GHz entro il 2019;
- la fornitura di un sevizio 5G in almeno 1 città di ogni stato membro (2020);
- l’assegnazione della banda a 700 MHz nella maggior parte degli Stati Membri (2020) ed in tutti gli stati (2022);
- il roll-out delle infrastrutture 5G (2018 – 2025) e l’avvento della Gigabit Society (il 5G nelle maggiori città e lungo le maggiori infrastrutture di trasporto).
Gli input europei sono stati recepiti differentemente dai diversi Stati.
Italia e 5G
In Italia, rispetto alla banda 3.4-3.8GHz indicata in sede europea, si procederà all’assegnazione delle porzioni di frequenze 5G 3.4-3.6GHz e 3.6-3.8GHz con prassi differenti. Per la prima, affidata in concessione agli operatori BWA fino al 2023, si è in attesa dei risultati della consultazione pubblicata a dicembre 2017dall’Agcom, in seguito alla richiesta degli stessi operatori di prolungare i diritti d’uso fino al 2029. L’autorità sembrerebbe favorevole al prolungamento, verosimilmente per via dell’implementazione da parte degli operatori di tecnologie Lte Advanced, che permettono connessione in modalità Fixed Wireless Access in aree difficili da raggiungere via cavo. Il possibile prolungamento potrebbe essere soggetto ad alcune modifiche nelle condizioni, relative ad una riduzione dei blocchi (da 42 a 40MHz) volte a creare un tesoretto da assegnare per il 5G.
Per quanto concerne la banda 3.6-3.8 GHz, a marzo 2017 il Mise ha lanciato la procedura per l’assegnazione di risorse frequenziali finalizzate alla realizzazione di sperimentazioni 5G, in attuazione della Comunicazione della Commissione Europea (5G Action Plan). La gara 5 città in 5G, conclusasi ad agosto 2017, ha visto tra i vincitori Vodafone Italia a Milano, Wind Tre e Open Fiber a Prato e L’Aquila, Telecom Italia-Fastweb-Huawei Technologies a Bari e a Matera.
A livello nazionale, le procedure per l’assegnazione delle frequenze 5G in banda 3.6-3.8 GHz sono tutt’ora in corso di definizione. L’Agcom ha lanciato la consultazione pubblica a febbraio 2018, i cui risultati non sono ancora stati resi noti. La delibera contiene le indicazioni sulle procedure relative anche alle bande 700MHz e 26.5-27.5 GHz. Secondo il documento posto in consultazione – che, come noto, può essere modificato sulla base delle indicazioni emerse dalla consultazione o interamente confermato in fase di effettiva assegnazione delle frequenze – l’Autorità ha seguito quanto previsto nelle Legge di Bilancio 2018, provvedimento che a sua volta recepiva le indicazioni del “5G Action Plan” della Commissione. A livello finanziario si stima un incasso superiore a 3 miliardi di euro, di cui i primi 1,25 miliardi da versare entro il 2018.
Per l’assegnazione della banda 3.6-3.8 GHz vengono messi a gara 4 lotti da 50 MHz, prevedendo al contempo un tetto di 100 MHz, che tiene conto anche delle licenze di cui gli operatori dispongono nella contigua banda 3.4 – 3.6 GHz. A livello di obblighi di copertura, l’Autorità prevede l’attivazione di almeno un’antenna per provincia e la fornitura dell’accesso a determinate liste di comuni con popolazioni inferiori ai 3000 abitanti. È previsto anche un obbligo di fornitura di accesso wholesale, i cui beneficiari sono gli operatori non titolari di frequenze nelle bande fino a 3.800 MHz.
La banda a 700 MHz sarà effettivamente disponibile a partire da luglio 2022, per via della necessità di traferire gli operatori della TV digitale terrestre. I relativi diritti d’uso saranno validi fino al 2037 e rinnovabili fino al 2045. Per le frequenze assegnate su questa banda è stato previsto un duplice meccanismo di capping, relativo sia alla banda in questione, sia alle frequenze totalizzate dagli operatori anche in altre porzioni dello spettro.
Nella banda 26 GHz, infine, sono previsti 5 lotti da 200 MHz, che verranno assegnati con licenze individuali, nazionali, ma non esclusive, consentendo ad ogni aggiudicatario di utilizzare la banda a 1GHz nelle zone non coperte da altri assegnatari.
Le procedure di gara dovrebbero lanciate tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, mentre prima dell’estate l’Agcom dovrebbe pubblicare il definitivo bando di gara.
Regno Unito e 5g
Anche se in procinto di lasciare l’Europa, il Regno Unito rimane comunque legato a doppio filo con gli altri Paesi Eu, e le sue politiche costituiscono spesso best practices, che vengono analizzate e adottate dagli altri Stati.
Nell’autunno 2016 il governo britannico ha lanciato il “National Productivity Investment Fund (NPIF)”, che prevede investimenti per 23 miliardi di sterline tra il 2017 ed il 2022 in diversi settori tra cui le comunicazioni, e ha stanziato anche 740 milioni per lo sviluppo della fibra e le sperimentazioni 5G. Lo standard di nuova generazione è stato oggetto di una specifica strategia lanciata nel marzo 2017 con la pubblicazione del documento “Next Generation Mobile Technologies: A 5G Strategy for the UK”, che punta ad accelerare lo sviluppo delle reti 5G, sfruttare i benefici e le opportunità derivanti dal nuovo standard e creare condizioni di mercato favorevoli alla realizzazione degli investimenti. La strategia individua diverse azioni da porre in campo, tra cui la predisposizione di un quadro regolamentare “5G oriented”, l’analisi dei servizi che il nuovo standard potrà abilitare, i riflessi sui servizi esistenti, la predisposizione di adeguati sistemi di sicurezza delle applicazioni e la destinazione di risorse frequenziali. Rispetto a queste ultime, nel luglio 2017 l’Autorità di regolazione, Ofcom, ha reso nota l’intenzione di assegnare 190 MHz di spettro, di cui 40 MHz in banda 2,3 GHz e 150 MHz nella banda 3,4 MHz. La prima banda sarebbe stata disponibile immediatamente ed utilizzata per fornire capacità extra sulle reti esistenti, mentre la banda 3.4GHz, incompatibile con la maggior parte dei device in uso, sarebbe stata utilizzata per il roll-out del 5G.
La gara, tenuta ad aprile 2018, ha totalizzato 1.35 miliardi di sterline, una cifra quasi 20 volte alla base d’asta (per la verità non estremamente elevata) di 70 milioni di sterline, derivanti dalla suddivisione di lotti con prezzo di riserva di 10 milioni per 10MHz in banda 2.3 GHz e di 1 milioni per 5MHz in banda 3.4GHz.
Data la conformazione del mercato britannico, è stato introdotto un duplice criterio volto a stabilire un tetto sull’ammontare complessivo di banda disponibile per ogni operatore (255 MHz sulla banda 2.3GHz e 340 MHz sul totale dello spettro, pari al 37% di un totale che include anche la banda 700MHz) ma non sulla singola banda 3.4GHz, in modo da favorire la concorrenza permettendo nel contempo a tutti gli operatori di effettuare sperimentazioni nella banda dedicata al 5G. Inoltre, al contrario di quanto fatto nell’asta 2013, Ofcom non ha imposto alcuna obbligazione in termini di copertura, giacché queste frequenze sono dedicate all’aumento delle capacità della rete piuttosto che al suo ampliamento.
O2 | Vodafone | EE | Three | Totale | |
MHz aggiudicati in banda 2.3Ghz | 40Mhz | x | x | x | 40Mhz |
prezzo | £205.896.000 | x | x | x | £205.896.000 |
MHz aggiudicati in banda 3.4GHz | 40MHz | 50MHz | 40MHz | 150MHz | |
prezzo | £317.720.000 | £378.240.000 | £302.592.000 | £151.296.000 | £1.149.848.000 |
Totale | £523.616.000 | £378.240.000 | £302.592.000 | £151.296.000 | £1.355.744.000 |
Fonte: elaborazione I-Com su Ofcom |
L’operatore che ha acquisito la porzione più ampia di spettro è stato O2, pagando circa 206 milioni di sterline per 40 MHz in banda 2.3 GHz e 318 milioni per altri 40 MHz in banda 3.4 GHz. Rispetto agli ulteriori MHz disponibili per il 5G (banda 3.4GHz) Vodafone ne ha acquistati 50 per 378 milioni, EE è divenuto titolare di MHz per 303 milioni e Three ha pagato 151 milioni per 20 MHz. Quest’ultimo operatore dispone anche di 124 MHz di spettro per il 5G nella banda 3.6 GHz and 3.8 GHz (soggetto a futura riallocazione da parte di Ofcom), derivante dall’acquisto di UK Broadband nel 2017.
Oltre alla banda 3.4-3.8 GHz, le altre porzioni dello spettro selezionate da Ofcom per il 5G sono la 700 MHz, e 24,25-27,5 GHz. Le future aste riguarderanno ulteriori 116MHz di spettro individuate nella banda 3.6 GHz – 3.8 GHz, e la banda a 700 MHz. Per quanto concerne quest’ultima, attualmente occupata dalla piattaforma televisiva Freeview, il governo ha previsto un contributo stimato tra i 500 e i 600 milioni di sterline per liberare lo spettro ed un processo di mobilitazione, iniziato a marzo 2017 e tutt’ora in corso, volto a trasferire gli attuali utilizzatori nella banda 470-690 MHz.
Germania e 5G
In Germania la strategia 5G è stata lanciata nel settembre 2016 con l’obiettivo di liberare le frequenze entro il 2018, avviare delle sperimentazioni del nuovo standard e creare un forum 5G per promuovere le potenzialità tecnologiche ed economiche del nuovo standard. È stata prevista anche la costruzione di una città 5G entro il 2020 e la predisposizione di fondi pubblici per facilitare ed accelerare il lancio commerciale della nuova tecnologia prevedendo che autostrade, treni e le 20 più grandi città siano coperte entro il 2025.
A luglio 2017 è stato presentato il piano per il rilascio di nuove frequenze dedicate, che evidenziava l’importanza di rispettare le date fissate dall’UE, tra cui la copertura delle maggiori arterie di comunicazione quali strade, autostrade e ferrovie entro il 2025. Il Governo si è anche impegnato a collaborare con comuni e contee locali per aprire alcune infrastrutture pubbliche, in particolare la rete semaforica, lampioni ed edifici, alla nuova rete wireless, che avrà bisogno di moltissime celle particolarmente dense nelle zone urbane per veicolare il crescente traffico radio.
A febbraio 2018 l’Autorità tedesca, Bundesnetzagentur, ha pubblicato il piano dell’asta 5G, confermando che verranno messi a gara due blocchi da 60 MHz di spettro accoppiato sulla banda 2GHz e 300 MHz non accoppiati nella banda 3.6 – 3.8 GHz, specificando i criteri secondo i quali le reti andranno costituite. In particolare, verranno resi disponibili 2 blocchi accoppiati da 40 MHz in banda 2 GHz a partire dal 1° gennaio 2021, mentre ulteriori 2 blocchi da 2×20 MHz saranno disponibili dal 1° gennaio 2026. L’asta verrà condotta nel 2018, ma sono ancora state specificate tempistiche più dettagliate.
Nella banda 3.6 GHz parte dello spettro è già assegnato a livello nazionale fino a dicembre 2021. La Bundesnetzagentur vorrebbe rendere disponibile tale banda per il 5G, liberando ulteriore spettro per ulteriori assegnazioni all’inizio del 2019. A questo fine, Bundesnetzagentur prevede di avviare le procedure amministrative e consultare le aziende interessate sulle misure di assegnazione il più rapidamente possibile dopo la prima asta. Anche nella banda a 3700 MHz – 3800 MHz (disaccoppiata) verranno riservati 100 MHz dello spettro per le assegnazioni locali e regionali.
Francia e 5g
Anche la Francia mostra un approccio pragmatico nei confronti dello sviluppo del 5G. L’importanza di predisporre azioni utili a favorire lo sviluppo infrastrutturale è stata fatta propria tanto dal governo francese, con il piano specifico “Sovereignity Telecoms”, ma anche dall’Autorità di regolazione (Arcep), che a gennaio 2017 ha avviato una consultazione pubblica sull’utilizzo delle bande 2.6 GHz e 3.5 GHz per il 4G, il 5G e i servizi professionali (PMR). Inizialmente l’intenzione era giungere all’attribuzione delle porzioni di spettro per i diversi utilizzi entro la seconda metà del 2017. A giugno 2017 l’Arcep ha reso pubbliche le risultanze della consultazione, confermando la volontà di destinare al 5G la gran parte delle bande 3,4-3,8 GHz e sottolineando l’accordo dei partecipanti circa la necessità di riorganizzare lo spettro in funzione dei nuovi sviluppi tecnologici. Gli attuali detentori di licenze fra i 3.4 GHz e i 3.8 GHz sono stati invitati ad un confronto volto a definire le modalità di riassetto dello spettro, operazione che permetterà di avere più di 300 MHz disponibili per il 5G entro il 2020 e 340 MHz entro il 2026. Quanto all’avvio delle sperimentazioni, per velocizzare il processo di sviluppo del 5G l’Arcep ha ritenuto utile non attendere l’esito delle procedure di assegnazione delle frequenze, avviando l’iniziativa “pilotes 5G”, che prevede il lancio di progetti pilota nelle città di Lione, Nantes, Lille, Le Havre, Saint- Etienne e Grenoble. Orange, Bouygues e SFR stanno già effettuando le sperimentazioni, e pianificano di commercializzare i primi servizi 5G nel 2020. Rispetto alla procedura per di assegnazione delle frequenze in banda 3,5 GHz e 26 GHz, il presidente dell’Arcep, Sebastien Soriano, ha affermato che “si terrà probabilmente nel 2020, e non prima del 2019″.
Spagna e 5g
Anche in Spagna, nel luglio del 2017, è stata lanciata una consultazione sull’introduzione del 5G. Il Ministero de Energia, Turismo y Agenda Digital ha richiesto agli stakeholder di fornire i propri pareri in relazione allo sviluppo dei servizi ed allo spettro da allocare. Sulla base di questi, a fine 2017 ha pubblicato il piano nazionale 5G, finalizzato principalmente alla pianificazione della gestione dello spettro radio più idonea per la fornitura di servizi, e la relativa road map.
Tra i principali punti del piano viene assegnata la priorità di assegnazione tramite asta della banda 3.6-3.8 GHz e vengono definiti gli scenari per riordino della banda 3,4-3,8 GHz. Quella 3.4-3.6 GHz è già stata assegnata, ma può essere utilizzata dai quattro attuali licenziatari, che dispongono ciascuno di 20 MHz di spettro accoppiato, per fornire servizi 5G in conformità con il principio delle neutralità tecnologica. Sulla banda 26 GHz, invece, risultano disponibili per l’uso immediato 400 MHz nella parte inferiore della banda e 500 MHz nella parte superiore della banda.
Per ciò che concerne la banda a 700 MHz, questa è attualmente in uso per la diffusione del DTT: il programma per la sua liberazione e per il rilascio del relativo dividendo digitale deve ancora essere stabilito e posto in consultazione a tutte le parti interessati.
In generale, la roadmap per il 5G prevede per il 2018 l’assegnazione delle prime bande di frequenza, una call per sperimentazioni e progetti pilota e la definizione della roadmap nazionale nella banda 700 MHz. L’anno successivo sono previsti lo sviluppo dei progetti pilota ed il processo di rilascio delle nuove frequenze derivanti dalla liberazione della banda 700 MHz, per terminare nel 2020 con il lancio commerciale del primo servizio 5G.
A marzo 2018, infine, il Ministero e l’Agenzia per il Digitale hanno proposto di limitare a 120 MHz la quota di frequenza massima per ogni operatore nella banda 3.4 – 3.8 GHz, un provvedimento per il quale si attende la pubblicazione dei pareri inviati da parte degli stakeholders.
Un bilancio del 5G in Europa
Nel complesso, parafrasando il presidente dell’Autorità francese Soriano, la situazione europea sul 5G si potrebbe definire come un “bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto”. Il lato positivo è il segnale forte sui programmi 5G predisposti sulle bande di frequenza identificate, il quale consentirà alle grandi nazioni di lanciare i primi servizi abbastanza rapidamente (possibilmente a partire dal 2020).
Il bicchiere mezzo vuoto è costituito invece dalla mancata armonizzazione, relativa alle mancate disposizioni sull’assegnazione omogenea dello spettro tra le autorità nazionali, ad un calendario condivise, ad accordi sulle condizioni di dispiegamento, su quelle economiche e sugli obiettivi di copertura. La fotografia attuale rappresenta una situazione in cui ogni Stato definisce la propria strategia autonomamente, anche se all’interno di una cornice europea. Una situazione che, secondo il Presidente dell’Arcep Soriano, è simile a quelle che portarono alle assegnazioni per cifre astronomiche nel 2000 ed a quelle disordinate sugli standard 3G. Per l’Italia, non scorgendo le condizioni affinché possano avvenire aste con cifre fuori mercato, non resta che concentrarsi quanto più possibile sull’armonizzazione interna e sul coordinamento con gli altri Paesi europei.