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5G, Capitanio (Lega): “Dal Governo atteggiamento pericoloso sullo stop alle sperimentazioni”

In occasione del dibattito sulle mozioni sugli eventuali impatti della sperimentazione 5G, il rappresentante del Governo ha dato parere favorevole al documento con cui si chiedeva di sospendere tutte le attività relative alle nuove tecnologie 5G, rimettendosi all’aula. Una decisione clamorosa e grave. Ecco perché

Pubblicato il 09 Ott 2019

Massimiliano Capitanio

Commissario Agcom

5g

Martedì alla Camera dei Deputati abbiamo assistito a un pericoloso ritorno alle teorie delle scie chimiche. Il sottosegretario Sandra Zampa, in quota PD ma a quanto pare di idee grilline, ha rischiato di creare un vero e proprio terremoto nelle mondo delle tlc.

In occasione del dibattito sulle mozioni sugli eventuali impatti della sperimentazione 5G, il rappresentante del Governo ha dato, nei fatti, parere favorevole al documento con cui l’ex grillina Sara Cunial, ora al gruppo Misto, chiedeva di sospendere tutte le attività relative alla sperimentazione delle nuove tecnologie di quinta generazione. I motivi, tra gli oscurantisti dell’innovazione, sono noti: il 5G sarebbe inutile, il 5G sarebbe dannoso alla salute, il 5G farebbe male all’ambiente, il 5G sarebbe ancora più dannoso del 4G, senza che mai nessun ente abbia certificato in maniera inoppugnabile ripercussioni su persone e ambiente. E poco importa se la comunità scientifica (Oms, Iarc, Scenihr, Scher, Iss e altri) si sia già pronunciata nel merito smontando una valanga di fake news.

Il parere dell’Istituto Superiore di Sanità

L’Istituto Superiore di Sanità, ad esempio, ha osservato che “Il 5G, come le attuali tecnologie di telefonia mobile di seconda, terza e quarta generazione non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti, per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici. Questo è vero anche in considerazione sia della natura particolarmente restrittiva della normativa italiana, sia dei margini di cautela impliciti negli standard internazionali per la protezione dagli effetti termici nell’ipotesi che il quadro normativo italiano venga allineato ad essi per evitare che già esistenti problemi di installazione degli impianti di telecomunicazione mobile possano essere accentuati con l’avvento del 5G. Non solo i livelli di esposizione della popolazione saranno molto inferiori alle soglie per gli effetti a breve termine di natura termica, ma la temuta “proliferazione di antenne” non dovrebbe comportare aumenti generalizzati delle esposizioni in quanto le ridotte dimensioni delle small cells comporteranno delle potenze di emissione più basse di quelle utilizzate per coprire le macrocelle”.

Il problema è capire come e perché il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, a nome del Governo Conte bis, abbia aperto un imprevisto e pericoloso spiraglio ai negazionisti del 5G, prima dando addirittura parere favorevole alla mozione che chiedeva di sospendere le sperimentazioni sul 5G in tutte le città italiane, poi lavandosene le mani in maniera pilatesca e rimettendosi al parere dell’Aula.

Investimenti a rischio

Ovviamente il Parlamento, luogo della democrazia, ha respinto al mittente questa retromarcia che avrebbe aggravato ancor di più la grave situazione di arretramento digitale che ci vede al 24° posto su 28 Paesi europei, davanti solamente a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria. Un triste primato lasciatoci in eredità dal PD, nuovo compagno di viaggio del M5S, che ha governato il Paese dal 2011 al 2018 lasciando le promesse di innovazione e digitalizzazione solo sulle carta e sui piani industriali.

Come avrebbero reagito gli operatori che hanno investito in Italia 6,5 miliardi (il taglio dei parlamentari farà risparmiare 285 milioni a legislatura…)? Come avrebbero reagito i competitor asiatici, americani ed europei che non vedono l’ora di depredare l’Italia anche di questa possibilità? Come avrebbero reagito le aziende costrette a traslocare perché la banda ultralarga è rimasta un miraggio? Come avrebbero reagito le scuole dove la mancanza o la lentezza della connessione fanno venire meno la funzione delle Lim? O il mondo della sanità che sta già pubblicizzando le straordinarie opportunità della medicina a distanza?

Le iniziative della Lega

La Lega la sua parte l’ha fatta prima e la farà ora: abbiamo fatto approvare la legge su educazione civica ed educazione digitale (in Italia solo 4,8 milioni di cittadini hanno spid) ma il ministro all’Istruzione Fioramonti, impegnato a tassare merendine o a offendere la Polizia su Facebook, ha bloccato il provvedimento, come se non fosse necessario istruire e accompagnare i nostri bambini e ragazzi verso l’alfabetizzazione digitale.

Abbiamo depositato un progetto di legge di un solo articolo per inserire (e tutelare) l’identità digitale in Costituzione. Abbiamo fatto approvare un ordine del giorno per sbloccare 3,1 miliardi tra fondi Ue e risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione destinati a voucher per il consumo della banda ultralarga, ma che il ministro Di Maio si era dimenticato insieme a tante altre cose.

Il no al 5G da parte del sottosegretario alla Salute Zampa fa il paio con i tanti no agli emendamenti di semplificazione che abbiamo a più riprese presentato in occasione dei decreti Genova, Sbloccantieri, Semplificazione, Crescita e chi più ne ha più ne metta. Il neo ministro Patuanelli, in audizione in IX Commissione, ha detto che spera di vivere in un paese dove non diventi un’Odissea scavare una mini-trincea per posare la fibra. O ha sbagliato movimento, o ha sbagliato compagni di viaggio.

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