Il 5G è una scommessa vitale per le telco e, come tutte le scommesse, ha un grado di rischio abbastanza alto. Bisogna giocare la partita ma non bisogna perdere, né contro le telco concorrenti, né contro gli OTT.
Chi non terrà il passo, chi sbaglierà modello di business, chi non avrà risorse o le spenderà in costi non ripagabili dovrà chiedere aiuto e potrà divenire oggetto di acquisizioni e fusioni.
Proviamo di seguito, dopo aver scremato gli scenari futuri possibili dalle prospettive illusorie e esaminato la situazione del mercato globale e italiano, a delineare una strategia che potrebbe consentire agli operatori di creare le condizioni favorevoli per una implementazione della rete 5G nei prossimi anni.
Il prossimo debutto “olimpico” del 5G
La quinta generazione di standard di rete mobile (5G) sta avviando le sperimentazioni a livello mondiale.
Probabilmente alle Olimpiadi di Tokyo del 2020 assisteremo ad una “prima” della nuova opera: entrando negli stadi, chi è dotato di un biglietto potrà scaricare in 10 secondi una quantità di dati pari ad un film, e potrà trovare agende degli eventi, clip, commenti, statistiche, interviste etc. Attraverserà una mmWave edge shower come è stata chiamata in una recente ricerca[1] la soglia di ingresso allo stadio olimpico, in cui le lunghezze d’onda radio millimetriche, inonderanno ad elevata velocità i nuovi cellulari, secondo gli standard 5G.
Quei ricercatori hanno sviluppato una analisi dei punti di forza e di debolezza (SWOT) del 5G in alcuni esempi di applicazioni, giungendo ad una serie di valutazioni assai interessanti, che riprenderemo alla conclusione di questa nota, quando cercheremo di tirare le somme.
L’evoluzione tecnologica, che la ricerca aveva anticipato, prende forma con l’associazione NGMN che, nel definire gli standard a cui il sistema dovrà attenersi, ha riassunto così le caratteristiche essenziali del 5G:
“5G è un ecosistema end-to-end al servizio di una società completamente mobile e connessa. Garantisce la creazione di valore nei confronti di clienti e partner, attraverso servizi esistenti ed emergenti, dotati di affidabilità e sostenuti da modelli di business robusti”.
Una rete che si adatta a tutte le esigenze
La rivoluzione è assicurata dall’utilizzo di nuove bande di frequenza radio, ad elevata capacità e velocità, ma con portata spaziale limitata. La nuova rete viene gestita in modo da adattarsi alle esigenze delle applicazioni: laddove serve una grande velocità di trasposto di grandi masse di dati, laddove serve capacità di elaborazione distribuita, laddove serve bassa latenza (velocità nella risposta), laddove serve basso consumo di energia e costante flusso di dati semplici da una molteplicità di apparecchiature, ebbene in tutti questi diversi casi, la rete 5G offre una capacità di adattamento delle proprie prestazioni a quelle specifiche esigenze (slicing ovvero fare a fette la rete in base alle necessità del mercato).
Così sarà possibile portare grandi masse di dati a molti utenti in tempi veloci per contenuti multimediali durante eventi o in siti turistici ad alta frequentazione, o sarà possibile controllare posizioni e identità confrontando rilevazioni fatte da software specializzati ai punti di controllo massificati di aeroporti e stadi, o sarà possibile assicurare continue interazioni tra diversi oggetti machine to machine, come nel caso delle auto a guida assistita o nella interazione tra robot e macchine di diagnostica nella medicina avanzata, senza ritardi ed incertezze di risposta, o sarà possibile raccogliere i dati della movimentazione delle merci in un interporto, o in una stazione, dove pochi dati da moltissimi oggetti devono essere raccolti e convogliati a basso costo.
Si allarga il ventaglio delle possibilità di creare valore nella rete, si aprono nuovi spazi di servizio e di offerta. Ricordiamoci che lo standard 5G è definito dagli operatori di telecomunicazioni per creare nuovi spazi, in un mercato dominato dagli Over the Top (OTT) ossia dai giganti di internet. La preoccupazione degli operatori, nelle parole di McKinsey, deriva dal fatto che: “…solo pochi anni fa, i servizi di messaggistica, telefonia fissa e telefonia mobile degli OTT rappresentavano rispettivamente il 9, l’11 e il 2% delle entrate rispettive…e che nello scenario più aggressivo (elaborato da McKinsey), la quota di messaggistica, voce fissa e voce mobile fornita dagli OTT potrebbe salire al 60, 50 e 25 %[2] e ciò potrebbe avvenire in pochissimi anni.
Il 5G intende smuovere queste carte, redistribuirle tra i player, cercando di restituire uno spazio di iniziativa agli operatori.
5G, scenografie e scenari
Un conto sono gli scenari, costruiti con dati parziali, estrapolazioni, previsioni, e quindi sempre molto incerti: sono esercizi importantissimi per valutare il gradiente che misura la distanza tra ottimisti e pessimisti, per individuare le difficoltà e i problemi con i quali nell’affrontare i nuovi mercati bisogna fare i conti.
Altra cosa sono le scenografie, allestite con cartapesta e cartone, dove tutto luccica, tutto risuona di squilli di vittoria, i petabyte si sprecano, arrivano ovunque, tutti li vogliono e soprattutto sono disposti a pagarli. Un esempio di questo stile sono le previsioni di Accenture, secondo cui l’industria wireless americana è pronta a investire 275 miliardi di dollari per l’implementazione del 5G, la creazione di 3 milioni di nuovi posti di lavoro e l’aggiunta di 500 miliardi di dollari all’economia americana.
Cercheremo di evitare, per quanto possibile, queste scenografie.
Il 5G richiede nuovi cellulari, per le applicazioni mobili e richiede un ridisegno della rete: le macrocelle attuali devono essere infittite e nelle aree interne agli immobili aziendali o in quelle esterne urbane ad alto traffico e occorre installare microcelle, con portata geografica assai più limitata.
Le microcelle, come gli attuali sistemi DAS (Distributed Antenna System multioperatore), hanno portata limitata e richiedono una infrastruttura in fibra ottica capillare: insomma un investimento gigantesco. Poiché nel frattempo molte aree urbane sono cablate in fibra, è pensabile che l’interesse per un sistema 5G in quelle aree sia limitato dalle possibilità di allaccio alla fibra e di possibile estensione wifi, che spiazzerebbero il 5G.
Il mercato 5G, che nelle scenografie è ubiquo, riguarda tutti i clienti e fornisce tutti i servizi, quasi un Eldorado in cui basta investire per guadagnare soldi sicuri, comincia ad apparire nella realtà segmentato, duro da penetrare, difficile da sviluppare, soprattutto se in tempi brevi.
I volumi dei mercati potenziali si delineano all’orizzonte dopo un ricambio significativo dei cellulari, la diffusione delle apparecchiature e applicazioni IOT, il rinnovo della rete.
“Secondo alcune previsioni, il 5G raggiungerà il 31% del mercato europeo, il 49% di quello USA ed il 25% di quello cinese entro il 2025. Sempre nel medesimo anno, solo il 14% delle connessioni a livello globale dovrebbe essere 5G”[3]; prendiamolo come uno scenario e non come una scenografia.
Chi rischia di più e chi ci ha guadagnato col 5G
Chi rischia di più, e quindi anche chi potrebbe guadagnarci di più in prospettiva, sono le telco: se gli investimenti giganteschi nella nuova rete dovessero incontrare una domanda fiacca dei nuovi servizi, il costo di possesso della rete potrebbe diventare talmente elevato da annientare i margini.
Il contesto italiano presenta una pluralità di operatori, una regolazione stringente, una competizione che ha tenuto le tariffe ad un livello basso con margini compressi. Ma la competizione ha spinto anche gli investimenti, nella rete e nelle frequenze nuove poste all’asta per il 5G. Per lo Stato l’asta è andata molto al di sopra delle aspettative, per gli operatori l’impegno è stato molto forte. Questo significa che nel mercato italiano, e forse anche in quello europeo, la possibilità che la partita del 5G porti ad un processo di selezione e di razionalizzazione del settore è molto elevata.
Il mercato, quello fatto di consumatori e aziende in carne ed ossa, deciderà quali servizi è davvero interessato a pagare e quindi quali investimenti saranno premiati.
Chi attende e chi corre
Questa nota propone una visione in cui il 5G è terreno di confronto tra operatori e OTT, ma diviene necessariamente anche terreno di confronto tra gli operatori in un gioco che non dovrebbe essere a somma zero, ma dovrebbe risolversi in un ampliamento del mercato. Apple, che condivide molti aspetti del proprio business con gli OTT e non ne condivide con gli operatori, si è messa in posizione di attesa, prima di giocare le sue carte vuole capire a quale gioco sarà chiamata. Mentre Qualcomm annuncia il suo processore per 5G Snapdragon 855, Apple non farà uscire il suo smartphone 5G prima del 2020 e Samsung annuncia la versione 5G del suo S10 che opererà sulla rete Verizon. Quest’ultima si appresta ad offrire il servizio 5G in mobilità in una dozzina di città americane, tra cui Houston, Indianapolis, Las Vegas, New Orleans, Orlando, S, Francisco, S. Diego. ATT offre un servizio analogo a 5G ai suoi clienti (5G evolution). Intel predica a favore della diffusione dei cellulari (e relativi processori) come prerequisito per rendere la rete redditizia e poiché simmetrico discorso possono fare gli operatori, ossia che senza rete i cellulari non servono, è evidente che in questi sfasamenti si giocheranno partite finanziarie, oltre che strategie di marketing, di grande peso.
Il nuovo amministratore delegato di TIM, Luigi Gubitosi, ha preso in mano il, tema della rete con il piano industriale 2019-2021 approvato dal CDA. Si tratta di un tema antico, ancora in Telecom, e poi tornato alla ribalta per le pressioni politiche da un lato e per la difficoltà di Tim di ridurre l’indebitamento.
Poiché nel frattempo gli investimenti per le frequenze 5G e per il corrispondete rinnovo della rete, assorbiranno importanti risorse, Gubitosi ha portato avanti l’accodo con Vodafone per la condivisione delle reti mobili, con una riduzione dei costi e la valorizzazione della rete di proprietà di Inwit. L’integrazione tra torri Vodafone e torri Inwit comporterà economie che possono essere dedicate ai nuovi investimenti. Aldo Bisio, AD di Vodafone Italia ha confermato l’esigenza di ridurre i costi e aumentare l’efficienza della rete mobile esistente per concentrare le risorse sui nuovi investimenti. Sul lato della rete fissa, Gubitosi lavora con Open Fiber, per giungere ad una rete unica nazionale. Anche qui l’AD di Tim intravede le possibilità di recupero di risorse finanziarie per i nuovi investimenti, allentando contemporaneamente l’indebitamento del Gruppo.
In definitiva Tim sembra guidata con convinzione ad affrontare le sfide che 5G porrà alle telco, la società viene attrezzata in modo da resistere e potenzialmente superare il gradino rappresentato dal 5G.
Prospettive
Il punto cruciale è che la crescita della rete richiede una capacità finanziaria ingente, dal momento che parallelamente alla estensione della nuova rete avverrà la diffusione della domanda che passa sostanzialmente attraverso l’adozione dei nuovi cellulari adatti.
Quindi, l’impegno degli investimenti aggrava da subito i bilanci delle telco, mentre i benefici della sottoscrizione di nuovi servizi verranno necessariamente dopo.
E’ possibile riprendere la ricerca citata più sopra a proposito del ruolo degli stakeholder nel processo di diffusione del 5G e nell’assicurare la sua sostenibilità finanziaria: “la nostra analisi conferma che, negli scenari in cui il numero di celle 4G è già abbastanza denso, la transizione verso i servizi 5G sarà agevole: in questo caso, infatti, sarà possibile installare i nodi 5G direttamente negli stessi siti che attualmente ospitano apparecchiature 4G. D’altra parte, in scenari che includono un numero limitato di celle, è obbligatorio installare nuovi siti, al fine di soddisfare i requisiti in termini di larghezza di banda e latenza”.
In altre parole, la razionalizzazione della rete 4G, composta di antenne tradizionali ma anche di DAS che dovranno essere sostituiti, passa attraverso la ridefinizione delle funzionalità di questi siti, in cui bisogna assolutamente cercare tutte le possibili economie significative nella transizione.
Si può infatti stimare che un costo pari a 100 di un sito DAS, per il 30-40% sia costituito dalle apparecchiature di trasmissione radio mentre il 60-70% dagli oneri connessi all’infrastruttura e alla dislocazione delle antenne. Tale costo comprende tempi di autorizzazione, professionisti e consulenti per le autorizzazione etc., e, se riutilizzato, rappresenterebbe un corrispettivo risparmio.
Paradossalmente, quindi, l’accelerazione sul 4G potrebbe concentrarsi proprio sulle aree a maggior traffico, con le reti DAS, poiché ciò avrebbe il duplice effetto positivo, di attivare fonti di maggiore redditività della rete attuale, e precostituire le condizioni favorevoli per una implementazione della rete 5G nei prossimi anni.
_________________________________________________________________
- V. Frascolla, L. Chiaraviglio, S. Salsano, S. Barberis, V. Palestini,A. de Domenico, E. Calvanese Strinati, K. Takinami, K. Yunoki, K. Sakaguchi, T. Haustein, Millimeter-waves, MEC, and network softwarization as enablers of new 5G business opportunities , 2018 IEEE Wireless Communications and Networking Conference (WCNC): Special Session Workshops. ↑
- https://www.mckinsey.com/industries/telecommunications/our-insights/overwhelming-ott-telcos-growth-strategy-in-a-digital-world ↑
- https://www.mobileworld.it/tag/5g ↑