la scheda

Frequenze 3.4-3.8 GHz, il quadro europeo: Governi in bilico tra fixed wireless e 5G

Il 5G dovrebbe entrare nella fase commerciale entro il 2020, ma nella Ue non è ancora stata definita una roadmap condivisa per la cessione delle risorse frequenziali in banda 3.4-3.8GHz e gli Stati membri viaggiano in ordine sparso. Con poca chiarezza per il mercato

Pubblicato il 04 Ott 2017

Alessandra Talarico

5g_635417738

La disponibilità di spettro per i servizi 5G diventa sempre più un fattore cruciale per consentire l’implementazione commerciale nei tempi previsti dalla Commissione europea sulla base di un accordo arrivato dopo una lunga ed estenuante trattativa con gli Stati membri, notoriamente restii a cedere anche in piccola parte la loro sovranità sulla gestione di risorse frequenziali – 700 MH;  3.4-3.8 Ghz e 26Ghz – in molti casi già assegnate ad altri operatori attivi, rispettivamente,  nei servizi televisivi, nei servizi fixed wireless access (FWA) e per applicazioni del servizio fisso di tipo WLL (Wireless Local Loop).

Al momento soltanto Irlanda e Repubblica Ceca hanno già fatto e concluso l’asta delle frequenze nella banda 3.4 Ghz-3.8 Ghz, individuata dall’RSPG come la “pioneer band” del 5G. Regno Unito, Belgio, Austria e Svizzera prevedono l’assegnazione delle risorse nel 2018/2019; Germania, Spagna e Francia nel 2018. Anche l’Italia punta a un’asta entro il prossimo anno: il Ministero dello Sviluppo economico ha fatto sapere che entro il 2017 fisserà i criteri per l’assegnazione di questa porzione di spettro al 5G. Finlandia e Svezia stanno conducendo test sul larga scala sui 26GHz e prevedono di rendere disponibile 1 GHz entro la fine di quest’anno.

Sebbene, quindi, nelle previsioni il 5G dovrebbe entrare nella fase commerciale entro il 2020, con proroga al 2022 solo per i Paesi che lo richiedono e solo in base a certe condizioni, non è ancora stata definita una roadmap condivisa e gli Stati membri viaggiano in ordine sparso, con approcci alla distribuzione delle risorse diversi e frammentati.

Non si è ancora neanche raggiunta una posizione armonizzata sull’utilizzo in toto o in parte dei 400 Mhz di spettro.

LEGGI LE REGOLE FREQUENZE PER ACCELERARE SU 5G

Irlanda

L’asta per l’assegnazione dello spettro sulla banda 3.6 Ghz  si è chiusa in Irlanda a maggio con un introito di 78 milioni di euro tra tasse e diritti d’uso.

Trecentocinquanta i Mhz distribuiti in 594 lotti che coprono tutto il territorio (9 regioni) suddiviso fra 5 aree urbane e 4 rurali.

Ad aggiudicarsi le risorse frequenziali, con licenze della durata di 15 anni, sono stati in tutto 5 operatori: Vodafone, Three, Meteor Mobile Communications, Airspan e Imagine Communications.

Vodafone ha investito 23 milioni e ottenuto 85 MHz nelle aree rurali e 105 MHz in aree urbane.

Three 20 milioni per 100 MHz a livello nazionale.

Meteor (divisione di Eircom) 16 milioni per 80 MHz in aree rurali e 85 MHz in aree urbane.

Imagine ha speso 10 milioni di euro e ottenuto  diritti d’uso per  60MHz in tutte le province rurali.

Airspan Spectrum Holdings – new entrant del mercato delle comunicazioni, specializzata sulle  smart utilities e la sicurezza pubblica – ha investito 9 milioni per 25MHz nelle aree rurali e 60MHz nelle aree urbane.

Repubblica Ceca

Lo scorso 12 luglio, l’Autorithy Ceca per le tlc (CTU) ha annunciato i risultati dell’asta della banda3.6-3.8 GHz, chiusa con un incasso molto superiore del previsto. Ciascuno dei 5 blocchi di spettro messi all’asta è stato, infatti, venduto a un prezzo di 203 milioni di corone (7,7 milioni di euro), pari a circa 7 volte il prezzo minimo stabilito e per un totale di 1,015 miliardi di corone (poco più di 39 milioni di euro). Le frequenze sono state assegnate ai vincitori – Nordic Telecom 5G; O2 Czech Republic; PODA; Vodafone Czech Republic – alla fine di agosto, a conclusione delle procedure dell’asta.

Per garantire la concorrenza, CTU aveva fissato un tetto di 40MHz per gli operatori già affermati sul mercato (O2 e Vodafone) e di 80 MHz per i nuovi entranti.

Lo spettro messo all’asta è stato quindi così ripartito: O2, Vodafone e Poda si sono aggiudicati ciascuno un blocco di 40 MHz, mentre il new entrant Nordic Telecom 5G ha acquistato 80 MHz di spettro.

Il risultato dell’asta nel Paese, secondo gli analisti, è un segnale molto positivo per tutta la Regione, poiché dimostra che gli operatori sono pronti a investire per assicurarsi lo spettro necessario al deployment del 5G.

UK

Dopo aver selezionato le bande di frequenza per il 5G (700 MHz, 3.4-3.8 GHz e 24,25-27,5 GHz), l’Authority UK, Ofcom, ha lanciato due consultazioni, la seconda delle quali specificamente per presentare l’approccio proposto per assegnare al 5G anche i 116 Mhz di spettro non ancora assegnati nella banda 3.6GHz-3.8GHz, oltre ai 150 Mhz già assegnati nella parte bassa della banda 3.4-3.6GHz (in precedenza in uso al Ministero della Difesa). Obiettivo della strategia Ofcom è quello di rendere disponibili in vaste aree del Paese i servizi mobili 5G su banda 3.6GHz-3.8GHz, ma non necessariamente a livello nazionale prima del 2022.

La seconda consultazione si è chiusa il 22 settembre 2017.

Per quanto riguarda gli introiti previsti, Ofcom ha fissato un prezzo base di 1 milione di sterline per un blocco di 5 MHz nella banda da 3,4 GHz.

Austria

L’Austria dovrebbe essere il quarto Paese ad assegnare le frequenze 3.4GHz-3.8GHz per il 5G. La consultazione lanciata dall’Autorità per le tlc (RTR) si è chiusa il 15 settembre. L’Autorità ha proposto l’allocazione di 190MHz di spettro nella banda 3410MHz-3600MHz e di 200MHz nella banda 3600MHz-3800MHz.

Lo scopo della consultazione era quello di sviluppare, insieme agli operatori del mercato, il metodo di attribuzione, le condizioni dell’asta, gli obblighi di fornitura.

L’obiettivo di RTR è di procedere all’asta dello spettro nel secondo o terzo trimestre del 2018.

Germania

Il 27 giugno 2017, il regolatore tedesco BNetzA ha pubblicato un documento che identifica lo spettro per i servizi 5G e ha chiesto agli operatori di manifestare il loro interesse per le bande di spettro da 2GHz e 3,4-3,8GHz entro il 30 settembre 2017, prevedendo un’asta di tali risorse entro il 2018. L’intento è quello di fornire agli operatori maggiore certezza nella pianificazione dei loro investimenti nel settore delle comunicazioni mobili.

La Germania è stato il primo paese, nel 2015, a mettere all’asta le frequenze 700MHz in previsione dello sviluppo dei servizi 5G e si è detto pronto a liberare ulteriori porzioni di spettro entro il prossimo anno.

In particolare, all’asta andranno 60MHz di spettro nella banda 2GHz; altri 300 MHz nella banda 3.4–3.7GHz e ulteriori 100MHz nella banda 3.7–3.8GHz per un uso regionale. Le nuove licenze saranno tecnologicamente neutrali e saranno valide fino al 31 dicembre 2040, a partire dallo scadere degli attuali diritti d’uso, tra il 2020 e il 2025.

Gli operatori potranno manifestare il loro interesse alle risorse messe all’asta fino alla fine di settembre 2017.

Francia

L’Arcep – l’Autorità francese per le tlc – ha tenuto una consultazione pubblica dal 6 gennaio al 6 marzo per identificare, tra le altre cose, le esigenze degli operatori in termini di accesso alle risorse frequenziali in vista del passaggio al 5G.

Alla luce delle risposte ricevute da 66 stakeholders, tra operatori, fornitori di infrastrutture, associazioni e imprese, il regolatore ha espresso l’intenzione di preparare immediatamente il lancio delle reti mobili 5G attraverso l’assegnazione delle frequenze nelle bande 3.4 – 3.8 GHz.

Arcep intende avviare l’allocazione delle bande 3.5GHz e 2.6GHz entro quest’anno per “soddisfare le urgenti esigenze espresse riguardo l’accesso a internet ultraveloce e i servizi radiomobile professionali”.

Spagna

A luglio, il Ministero de Energia, Turismo y Agenda Digital, MINETAD, ha lanciato una consultazione pubblica sulla futura introduzione dei servizi 5G nel Paese, richiedendo alle parti interessate di manifestare le loro osservazioni su temi quali potenziali servizi ed applicazioni, lo spettro radio, inclusa la banda 3.4-3.8GHz, lo status della tecnologia e la ricerca e sviluppo. Nel paese, la banda 3.4-3.6 GHz è già assegnata e potrebbe essere utilizzata per il 5G sulla base del principio della neutralità tecnologica, mentre la porzione di spettro 3.6-3.8 GHz potrebbe essere usata per i servizi mobili di prossima generazione dal 2018.

Italia

A marzo 2017, Agcom ha avviato una indagine conoscitiva sulle prospettive di sviluppo dei sistemi wireless e mobili verso la quinta generazione.  Con riferimento alla banda 3.4-3.8, si è richiesto agli operatori di mercato di esprimersi su come l’attuale contesto regolamentare possa impattare sullo sviluppo tecnologico e commerciale futuro della rete 5G.  Nel frattempo, tenendo contro del fatto che le frequenze nella porzione 3.4-3.6 GHZ sono occupate dal Ministero della Difesa e una buona parte sono state assegnate su base locale a operatori come Tim, Tiscali e Linkem fino al 2022, il Ministero dello sviluppo economico ha individuato all’interno della banda 3.4-3.8 GHz, la porzione 3.7-3.8 GHz,per la realizzazione di proposte progettuali per l’avvio di sperimentazioni pre-commerciali 5G da parte di operatori interessati, con la collaborazione di università, enti e centri di ricerca e imprese di livello nazionale o internazionale con specifiche competenze nel settore dei servizi oggetto della sperimentazione.

I lotti di gara per i quali presentare progetti sono tre: il primo riguarda il territorio della città metropolitana di Milano, il secondo comprenderà la città di Prato e L’Aquila, il terzo Bari e Matera. La sperimentazione prevede di adottare soluzioni tecnologiche della famiglia 5G, sia per quanto riguarda l’accesso radio che per gli aspetti di sistema, incluse le funzionalità di network slicing, ed essere indirizzata all’analisi di uno o più casi d’uso tra quelli definiti per il 5G dall’ITU.

Questo articolo fa parte di un progetto di informazione che la nostra testata sta curando, sul destino delle frequenze per 5G e FWB, con l’aiuto dei nostri partner Fastweb e Tiscali.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati