Le 22:32 in una sera di gelo. Marten è stanco. Ogni passo è una fatica. A trent’anni è frenato con un carico penale di 40 chili. Si appoggia con una mano alla vetrina. Oltre il vetro si canta un po’, si beve meno. Bigliardi ubiqui, nei coni di luce in fondo al bar. Qualcuno gioca con qualcun altro dall’altra parte del globo. Clientela del quartiere. Nessuno forestiero.
Le 22:33 in una sera di gelo. All’istante tutti si stropicciano le palpebre. Sgranano gli occhi. Si affollano al bancone. Ordinano birre ed alcol come fosse l’improvvisa fine di un proibizionismo. Una mano sale lungo una gonna. Due ultra centotrentenni si mettono a ballare.
Marten vede spegnersi all’improvviso i tre puntini, rosso, verde e giallo, che dal giorno della nascita compaiono nel centro della sua visuale. Verde “ti stai comportando bene”, giallo “comportamento dubbio”, rosso “cattivo comportamento – arriva punizione anche con peso fisico”. Si sente ritornato leggero come prima della rapina. Il sistema meta-neurologico sembra andato in tilt. Dipende dalle memorie connesse, dunque, in teoria, non avrebbe potuto spegnersi mai. Marten è davanti alla porta di vetro che non si apre, nonostante sia un cliente memorizzato. Il barista schiaccia il pulsante dell’apriporta, come facevano i suoi trisnonni.
Marten saltella dentro a una nuova libertà: “Una rossa, Onha, anzi due!””Ma così fai fuori la tua dose serale…” “Finché dura questo blackout faccio fuori anche te… anche me… dico banalità, lo so… perché loro non sono banali con il peso e le lucine?… c’è quel racconto antico, quello di barghis, burges, o come si chiama, avevano fatto anche un film, mai più ritrovato… da sempre non funziona, lo sappiamo… me ne dai un’altra!… facciamoci una riflessione Onha… tu rifletti Onha? nessuno riflette più… non ce ne bisogno, è il semaforino nei tuoi occhi che ragiona per te! dammene un’altra, Onha! anzi due…”
Onha carrella il bar in improvvisa baldoria e coglie ombre che si fanno sempre più scure. “E’ accaduto qualcosa di grosso, qualcosa che non funziona più.” Chiede, in voce, aiuto generico al Servizio Aiuto Universale: “Qui c’è un cliente noto che è andato fuori controllo”.
Stefano Magli, grande studioso di storia e agente dormiente, non ha ancora ricevuto l’invito a unirsi alla Memory Squad 11, che si formerà di lì a poche ore, dopo il Grande Ictus Mnemonico. Corre nei vapori due strade più in là. Di colpo sente un rinnovato fiato. Falcheggia oltre il solito isolato. Vede il bar. Ha una sete nuova. Entra di slancio. “Caspita! Ci avete impiegato un attimo!” Onha passa a Magli una bottiglia d’acqua e indica con un celato cenno Maten che continua a sproloquiare e bere, la sua settima birra.
“Anche a te si sono spente le lucine, eh, bel corridore? Tanto noi umani le lucine le cerchiamo fino alla fine… ma il peso! quello non ha senso! serve solo per farci diventare più forti, dicono… sì, più forti nei muscoli… dopo la pena siamo tutti degli ercole, ma dentro siamo ancora più incazzati amico, siamo ancora più deboli, siamo! e perciò siamo ancora più liberi… ma non siamo mai stati liberi… nella pancia tu eri libero? eh, corridore? noi nasciamo dentro… un involucro… e dentro un involucro ci ritroveremo… un’altra birra Onha! e poi vedi, per anni beviamo e pisciamo… beviamo e pisciamo… la birra Onha! siamo un tubo e non abbiamo neppure la libertà di farci scorrere dentro quel che vogliamo… c’è sempre qualche tubo più grande e grosso che vuole importi la sua fogna… magari è anche un tubo luccicante… ma è sempre fogna… quelli bravi, ci sono i bravi?… certo che ci sono, corridore… ma bevi acqua? sono tubi piccoli, storti, ma disponibili… è la disponibilità la mancanza universale… dici che lo dico per invidia…? eh corridore? Perché vorrei essere come loro… grande, splendente, con miliardi di seguaci… è tutta invidia… è tutta invidia la mia? eh corridore…?
Marten appoggia le braccia volatili sulle spalle di Magli. Lo abbraccia odorante di birra. Era una vita che non s’incantava al parlare di un ubriaco. “Vieni con me, ti porto a casa, mia.”
(16-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)