In materia di Italia Digitale, il 2012 si è chiuso con molte novità, ma ancora più speranze rimandate al 2013.
Da un lato, il Governo ha approvato il solito decreto “milleusi”, con una componente digitale che abbiamo a lungo atteso e molti decreti attuati rimandati inevitabilmente al nuovo anno e alla nuova Legislatura. Dall’altro, gli operatori di telecomunicazioni hanno lanciato i nuovi servizi a banda ultra larga, la nuova piattaforma di comunicazione che abiliterà un mondo sempre più ampio di servizi e opportunità. L’avvio del tavolo tra la Cassa Depositi e Prestiti e Telecom Italia per definire un nuovo assetto della rete di telecomunicazioni nazionale è la terza dimensione che alimenta le aspettative per il 2013.
Cosa ci dobbiamo allora aspettare per il 2013? Al solito, i primi spunti dell’anno vengono da Bruxelles, con il Commissario Kroes sempre pronto ad alimentare le aspettative sugli indirizzi e le raccomandazioni che dovrebbero creare le condizioni più favorevoli per il decollo del mercato unico digitale continentale, salvo poi scoprire che la spending review riguarda tutto e tutti, anche il bilancio comunitario e le infrastrutture di nuova generazione. Confidiamo ora nel Parlamento.
L’Europa perde colpi, ma l’Italia? In mancanza di un unico interlocutore, Governo o Parlamento, rivolgiamo lo sguardo ai programmi elettorali. Poche idee, molti ricicli del dibattito 2012, cattive sintesi e pochi impegni, corredati da pochissimi numeri. Il tema è evidentemente più tattico che strategico: tutti ne parlano, ma con poca convinzione o competenza. Tanto è vero che i temi più ricorrenti sono anche quelli più generici, come la diffusione della banda larga, le agevolazioni fiscali per il digitale, l’alfabetizzazione informatica o la digitalizzazione della PA.
Quanta e quando banda larga? Il tema è tra i più gettonati, ma solo pochi citano gli obiettivi europei e le modalità per arrivare pronti alla scadenza europea. Ancora meno chiaro è l’impegno per la realizzazione della banda ultra larga e, soprattutto, il ruolo che deve svolgere il pubblico (a cominciare dalla Cassa Depositi e Prestiti) sul tema di una eventuale rete nazionale.
La rivoluzione digitale può attendere. In definitiva, è assolutamente chiaro come nessun partito, nemmeno quelli più legati alla Rete, sia realmente consapevole della rivoluzione digitale. Se i partiti sono latitanti, per il vero si riconoscono tra le righe i contributi di alcune persone di buona volontà che si sono distinti, spesso in modo trasversale, per alimentare il dibattito nel corso dell’anno.
Quale luce all’orizzonte? L’unica considerazione positiva è quindi la conferma di un “partito digitale” trasversale, attorno al quale è possibile aggregare idee e progetti che andranno elaborati facendo leva sulla capacità di mobilitazione di alcuni personaggi illuminati, che dovranno però poi inevitabilmente scontrarsi con le forche caudine dei vincoli di bilancio, con il rischio di vanificare tutto.
Promemoria post elettorale. Venendo al dopo elezioni ci piacerebbe pensare che nei primi 100 giorni possano essere annunciate alcune iniziative chiave, come ad esempio:
· Un’assunzione di responsabilità diretta del Governo in materia di Agenda Digitale, attraverso un Ministro responsabile dello sviluppo digitale, secondo un modello che può essere quello del Governo francese e con un rinnovato impegno sull’Agenzia Digitale, che dovrebbe a sua volta presentare un programma di azione pluriennale;
· Una presa di posizione del Governo sugli obiettivi Paese per la realizzazione della rete di nuova generazione, con la definizione di un mandato chiaro alla Cassa Depositi e Prestiti;
· La definizione di una roadmap ambiziosa in materia di digitalizzazione della PA, con processi di switch off digitale che non siano limitati ad iniziative marginali;
· L’apertura di almeno un cantiere verticale per dotare il Paese di servizi digitali all’avanguardia. La sfida potrebbe ad esempio riguardare il settore della Sanità e il metodo dovrebbe seguire la falsariga di quanto sperimentato dal precedente Governo nell’ambito della task force sulle start-up.