La riorganizzazione della governance dell’Agenda digitale? “Il meccanismo mi appare alquanto farraginoso. Colmo di competenze, ma con deleghe e poteri non ancora ben chiari. Ed è su questo punto che si giocherà il tutto. Infatti non è solo importante prendere decisioni giuste, ma anche decisioni rapide che, a mio parere, questo meccanismo non necessariamente agevola”. Achille De Tommaso, presidente di Anfov si dice scettico sulle novità introdotte dal Decreto del fare, in realtà mirate proprio a snellire e sburocratizzare la gestione dell’Agenda.
“La nuova governance per l’attuazione dell’Agenda Digitale – spiega De Tommaso – dovrà passare attraverso parecchi organismi attuativi”. Lungo l’elenco dei passaggi: innanzitutto la nuova Cabina di Regia presieduta dal Presidente del Consiglio o da un suo delegato – puntualizza il presidente di Anfov – prevede anche la partecipazione di un presidente di Regione e di un sindaco, che affiancheranno sei ministri: Sviluppo Economico, PA, Coesione Territoriale, Istruzione, Salute, Economia. La Cabina di Regia, inoltre, verrà integrata dai ministri interessati alla trattazione delle specifiche questioni. Non solo – continua De Tommaso -: nell’ambito della stessa Cabina di Regia viene istituito un Tavolo Permanente per l’innovazione e l’Agenda Digitale Italiana; il tavolo è presieduto dal Commissario del Governo per l’Attuazione dell’Agenda Digitale Francesco Caio, che sarà, al tempo stesso, a capo di una struttura di missione per l’Agenda istituita presso la Presidenza del Consiglio; le nuove figure individuate dal Governo non comportano però la soppressione dell’Agenzia per il Digitale, che resta anzi operativa come supporto alla stessa Cabina di Regia. “Nella stessa Agenzia – aggiunge ancora il numero uno dell’Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione – sono state poi inglobate autorevoli strutture, come DigitPA, l’Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie di Innovazione, che supporta i diversi ministeri e le regioni per la realizzazione di progetti di innovazione di respiro europeo e internazionale, il Dipartimento per la Digitalizzazione della PA e l’Istituto superiore delle Comunicazioni”.
Anfov crede di poter dare un contributo importante al Tavolo permanente: “Molto di quanto deve essere fatto, è trattato nel Manifesto Anfov 2013 che abbiamo appena pubblicato”, sottolinea De Tommaso evidenziando che “vi sono gravi carenze condivise da gran parte degli osservatori”, tra cui gli incentivi al commercio elettronico, le strategie e gli obiettivi per le comunità intelligenti o per la regolamentazione del mercato delle comunicazioni, la definizione di misure realmente incisive per le startup. Secondo il presidente di Anfov c’è carenza di azioni anche sul fronte dei piani di finanziamento per la banda larga e ultralarga. “Su questi temi Anfov ha prodotto studi ed analisi, continuerà a produrne e sarà lieta di mettere a disposizione competenze e risultati”.
Sette secondo l’Associazione le priorità che il governo dovrebbe portare avanti: redigere entro 60 giorni il piano strategico; impegno delle amministrazioni ad attuare un piano per la realizzazione del telelavoro; definizione degli strumenti da utilizzare per il documento digitale unificato; definire le basi dati “critiche”, da gestire in modo particolare circa la qualità dei dati; dare la possibilità a chiunque di avere accesso ai dati pubblici; precisare in modo specifico i casi eccezionali in cui può non valere l’obbligo di apertura dei dati.
Ma l’evoluzione della PA verso il digitale non basta, sostiene il presidente di Anfov: “Grande focus deve essere messo sull’evoluzione delle aziende medio-piccole verso le moderne tecnologie. E a tal proposito non possiamo trincerarci dietro l’alibi della mancanza di infrastrutture e del digital divide. Recenti studi da noi effettuato mostrano infatti come, in molte regioni, le strutture wireless esistenti (Wimax, WLL, Satellite, 3G) ben soddisfano le piccole e medie aziende”. Ad ogni modo è molto importante accelerare sulla roadmap: “Il Paese ha già perso tempo prezioso ma ciò che più è frustrante, a mio parere, è il rendersi conto che il digitale, dalle forze politiche, è più visto come uno strumento che come il “pilota” verso l’uscita dalla crisi economica. Si parla molto di digitale, ma poi, alla resa dei conti, poco si fa, e pochi soldi si mettono in cantiere. Spero che le nuove competenze messe in opera diano una forte sterzata in controtendenza a questa inazione”.