politecnico di milano

All’Agenda 13 miliardi che rischiamo di spendere male: ecco perché

Le risorse potenzialmente fruibili sono significative e la disponibilità è sostanzialmente immediata. Tuttavia gli aiuti “a pioggia” e l’assenza di meccanismi per individuare i progetti migliori fanno si che la digitalizzazione del nostro Paese dipenda fortemente dalla consapevolezza che le PA e le imprese italiane hanno maturato e matureranno circa la centralità delle tecnologie digitali per il loro operato

Pubblicato il 03 Feb 2016

Luca Gastaldi

Direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

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Su quante risorse possiamo fare riferimento per attuare l’Agenda Digitale italiana? Abbiamo dato una prima risposta a questa domanda a ridosso delle vacanze natalizie, focalizzando la nostra attenzione sulle risorse europee utilizzabili per sostenere l’attuazione.

Oltre alle risorse allocate sui fondi europei, l’attuazione dell’Agenda Digitale italiana può però contare anche sulle risorse nazionali, locali e provenienti dalle aziende private. Le risorse locali e quelle private sono incerte o difficili da quantificare. È invece possibile fare un censimento delle risorse nazionali che l’Italia può abbinare a quelle comunitarie per sostenere le varie iniziative di digitalizzazione.

In questo articolo voglio soffermarmi su tali risorse. Anche in questo caso, come in molti altri, si accede a tali fondi mediante bandi di finanziamento. L’Osservatorio Agenda Digitale ha censito 22 di questi bandi, per un ammontare complessivo di oltre 13 miliardi di €. Di queste risorse, 3,4 miliardi sono già stati resi disponibili nel 2015. Il resto sarà progressivamente utilizzabile nei prossimi anni.

La disponibilità è significativa anche se è necessario specificare che per il 54% deriva da agevolazioni “generaliste” che richiederanno a imprese e PA di inserire sapientemente degli investimenti in digitalizzazione all’interno di progettualità finalizzate a ottenere altri risultati. A conferma di quanto detto, solo 9 bandi su 22 hanno come obiettivo specifico uno o più temi di Agenda Digitale. Il Box allegato descrive i principali.

Esaminando complessivamente le tipologie di attività finanziate emerge che l’area con la più alta disponibilità di risorse (5 miliardi di € su 13 complessivi) sia quella della banda ultralarga. Si osserva inoltre una scarsa differenziazione per settore: solo l’agricoltura e il turismo beneficiano di interventi ad hoc, seppure di dimensione limitata.

Ottime notizie per i privati: la quasi totalità delle risorse censite sono utilizzabili da imprese private, sia grandi che piccole, mentre sono minori le risorse per le PA (al massimo 5 miliardi di € sui 13 complessivi) e organismi di ricerca (al massimo 1 miliardo di €).

Nota negativa invece per quanto riguarda le procedure di assegnazione delle risorse. Sono infatti ancora troppo poche le procedure che tengono conto della qualità progettuale: solo 8 bandi su 22, peraltro con dotazioni marginali (poco più di 125 milioni di €).

Insomma: anche quando si parla dei fondi con cui lo Stato cofinanzia l’attuazione dell’Agenda Digitale si trovano luci e ombre. Le risorse potenzialmente fruibili sono significative e la disponibilità è sostanzialmente immediata. Tuttavia gli aiuti “a pioggia” e l’assenza di meccanismi per individuare i progetti migliori fanno si che la digitalizzazione del nostro Paese dipenda fortemente dalla consapevolezza che le PA e le imprese italiane hanno maturato e matureranno circa la centralità delle tecnologie digitali per il loro operato.

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