L’Italia è in ritardo e l’Italia ha la rete più lenta d’Europa. Ormai questo è un mantra che tutti ripetono… Ma quanto è in ritardo? Solo i grandi operatori investono? Questo lo possiamo sapere solo se tutti gli operatori rispondono alla nuova consultazione pubblica di Infratel Italia – società in house del Ministero dello sviluppo economico e attuatrice del Piano Nazionale Banda Larga e del Piano Strategico Banda Ultralarga.
Una consultazione in grado di definire il confine tra ciò che fa il mercato e dove, invece, la mano pubblica è imprescindibile. Nella scorsa consultazione i risultati non furono incoraggianti rendendo l’impegno pubblico davvero ingente: 2,5 miliardi di euro per raggiungere l’obiettivo del 100 per 100 dei cittadini a 30 mbps e ulteriori 7,1 miliardi se si vuole garantire al 50 per cento della popolazione una connettività a 100 mbps.
I risultati di tale consultazione, aggiornati ogni anno, permettono di individuare con estrema precisione la diffusione del servizio di connettività a banda larga a 2, a 30 e a 100 mbps e, quindi di aggiornare i Piani pubblici sussidiari all’intervento privato. L’Italia è dunque divisa in oltre 94.000 aree comunali e sub-comunali che, quindi, a termine della consultazione (il 16 giugno 2014) si coloreranno di bianco (quando nessun operatore intende investire nei prossimi tre anni in infrastrutture di rete a banda larga) di grigio (quando solo un operatore intende investirvi) di nero (quando almeno 2 operatori intendono investirvi). La consultazione è tecnologicamente neutra, infatti registra esclusivamente la velocità di connessione offerta, a prescindere dalla tecnologia utilizzata.
In coerenza con il punto 45 lettera A, degli orientamenti comunitari relativi all’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga, Infratel Italia realizza quindi annualmente questa dettagliata mappatura abbinandola a un’analisi della copertura e del mercato, finalizzata a una chiara individuazione delle aree geografiche interessate dai sopra citati Piani pubblici, riducendo così al minimo le distorsioni della concorrenza sui fornitori esistenti e sugli operatori che hanno già approntato piani d’investimento in un futuro prossimo, consentendo loro di pianificare gli investimenti. I Piani dichiarati dagli operatori devono essere credibili in coerenza con quanto descritto nei citati Orientamenti Comunitari, al fine di evitare distorsioni nello sviluppo delle infrastrutture medesime
Sarà interessante vedere, fra un mese, i risultati di questa consultazione. Spero sia un modo per riaprire l’attenzione su questo tema che non è considerato la priorità. Se si confermassero, invece, i dati dello scorso anno l’Italia dovrà prendere una decisione importante, finanziando il Piano Strategico Banda Ultralarga anche con risorse nazionali e subito disponibili. Attuando così quanto il Documento Economico Finanziario descrive perfettamente.