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Aree industriali e artigianali: PMI penalizzate dalla mancanza di banda ultra larga



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Il gap infrastrutturale nelle aree industriali e artigianali italiane ostacola la digitalizzazione delle PMI. Tra iniziative pubbliche e private, si cerca una soluzione per garantire l’accesso alla banda ultra larga e fornire gli strumenti tecnologici necessari per affrontare le sfide del futuro

Pubblicato il 23 apr 2024

Renzo Ravaglia

CEO e Co-Founder FibreConnect



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Un’infrastruttura a banda ultralarga solida ed efficiente può fungere da catalizzatore per l’innovazione e il progresso, ma cosa succede quando questa manca?

Accade nel nostro Paese, dove il cuore pulsante dell’economia è costituito da circa 5 milioni di Piccole e Medie Imprese, che per oltre il 70% sono localizzate in aree che i piani regolatori dei Comuni hanno destinato alle attività produttive e sono denominate Aree Industriali e Artigianali (AIA), che tipicamente si trovano al di fuori dei centri urbani. Aree in cui, però, la connettività risulta insufficiente, con tutte le conseguenze non solo per la produttività di queste realtà, ma per l’intero processo di digitalizzazione del Paese rispetto al resto dell’Europa.

FTTH, indietro la copertura nelle Aree Industriali e Artigianali

Mentre la copertura dell’FTTH (rete interamente in fibra ottica) per la clientela residenziale, grazie al PNRR e al piano Banda Ultra Larga del Ministero, avanza sì in maniera molto più lenta rispetto agli obiettivi, ma ha comunque raggiunto una copertura pari al 54% delle Unità Immobiliari (DESI 2023), nelle AIA è inferiore al 20% (elaborazione FibreConnect su dati Registro Imprese).

FibreConnect ha censito oltre 14.000 agglomerati industriali, artigianali e/o commerciali (a fronte di circa 8.000 Comuni), caratterizzati da una densità che rispetto ai centri abitati è nettamente inferiore: poche unità immobiliari (ad esempio i capannoni), spesso molto distanziate tra loro, dove le tradizionali linee telefoniche presentano importanti limitazioni in termini di velocità di trasmissione a causa della notevole lunghezza della rete in rame.

Ciò che appare evidente è dunque una mancanza di uniformità nel percorso di digitalizzazione del settore produttivo: le Piccole e Medie Imprese soffrono della carenza di connessioni a banda ultra larga e quindi di scarsa fruibilità delle tecnologie sottostanti, con una velocità di trasmissione media che si aggira intorno ai 30 Mbps in download e significativamente inferiore in upload.

La scarsa connettività nelle PMI: conseguenze sulla produttività

Queste imprese, vitali per l’ecosistema economico sia nazionale che locale, si trovano in una situazione paradossale: mentre il mondo attorno a loro abbraccia la trasformazione digitale e sfrutta le nuove tecnologie per migliorare l’efficienza operativa, la qualità dei prodotti e dei servizi, e l’esperienza del cliente, queste PMI si trovano invece bloccate in un’era che potremmo definire pre-digitale, ostacolate come sono dalla mancanza di accesso alla banda larga.

Questa mancanza di infrastrutture tecnologiche a disposizione di un settore così significativo limita enormemente il loro potenziale di crescita e impatta sullo sviluppo socioeconomico del Paese nel suo complesso.

Secondo le analisi statistiche sperimentali ISTAT, il fatturato medio per addetto delle imprese con più di 10 dipendenti passa da 162.400 euro per le imprese con un indice di “Digital Intensity” (sulla base di 12 attività digitali) molto basso a 408.500 euro presso le imprese con intensità digitale molto alta.

La mancanza di connettività in fibra ottica influisce negativamente sulla capacità di queste imprese di accedere a nuovi mercati e collaborare con partner commerciali in tutto il mondo. La comunicazione e lo scambio di dati sono alla base di ogni moderna attività aziendale, e senza una connettività adeguata le PMI rischiano di rimanere isolate e marginalizzate, incapaci di sfruttare appieno le opportunità offerte dall’economia digitale globale.

In quest’ottica, nell’ambito del processo di trasformazione della rete a banda ultra larga, l’evidenza che il piano pubblico di migrazione dalle vecchie reti in rame verso le nuove reti in fibra ottica abbia interessato solo marginalmente le aree industriali, a causa dell’elevato costo di realizzazione dell’infrastruttura, non lancia certo un messaggio incoraggiante per l’imprenditoria.

Il confronto con l’Europa

A livello europeo, la situazione italiana non è delle migliori; infatti, secondo l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), tra i Paesi dell’UE, l’Italia si colloca solo al 18° posto sui 27 Stati membri. L’analisi condotta dal DESI compara l’avanzamento dei progressi compiuti dagli Stati membri nella digitalizzazione e aiuta a identificare le carenze in termini di processo ma anche di competenze digitali e nella diffusione delle reti 5G avanzate e di fibra ottica.

Digitalizzare le imprese delle aree bianche: investimenti pubblici o privati?

Per realizzare la rete necessaria alle imprese delle aree bianche sono dunque necessari importanti investimenti infrastrutturali e ci sono due possibili tipologie di intervento.

La prima opzione vede il Governo continuare a investire in programmi di finanziamento per l’installazione della fibra, anche attraverso incentivi per le compagnie di telecomunicazioni affinché a loro volta investano in queste aree. La maggior parte di questi interventi pubblici, oltre ad essere a carico dei contribuenti, sono finalizzati prevalentemente alla copertura delle aree residenziali, quelle che grazie alla maggiore densità di utenze, garantiscono il miglior ritorno sull’investimento.

La seconda strada è quella dell’iniziativa privata: associazioni di categoria e consorzi industriali, infatti, assieme agli Internet Service Provider presenti sul territorio, hanno iniziato a richiedere attivamente interventi per la creazione di reti in fibra ottica per connettere le aziende che si trovano nelle aree bianche.

In questa seconda opzione rientra FibreConnect che ambisce a coprire in cinque anni circa 1.000 AIA per servire circa 200.000 clienti business.

La digitalizzazione delle aree industriali è un fattore chiave per il futuro del Paese

Secondo l’ultimo report Assintel, il mercato ICT business in Italia nel 2023 valeva in totale quasi 39 miliardi di euro, con una previsione di crescita nel 2024, raggiungendo i 41 miliardi di euro. Gli investimenti in nuove tecnologie rimangono ancora appannaggio delle grandi aziende; infatti, quelle con più di 100 dipendenti rappresentano il 76% del totale investito, mentre le piccole e medie imprese, nonostante siano la maggioranza, si fermano al 24%.

Potendo contare su un’infrastruttura di rete interamente in fibra ottica, anche le piccole e medie imprese potranno investire nelle tecnologie emergenti come l’AI o dotarsi di soluzioni professionali di servizi in cloud o di cyber security e raggiungere un livello di “Digital Intensity” che consenta loro di competere alla pari con le grandi aziende.

La rete a banda ultra larga FTTH come soluzione per lo sviluppo delle PMI

La mancanza di accesso alla rete a banda ultra larga FTTH rappresenta in definitiva un grave ostacolo per lo sviluppo delle PMI e per l’intero Paese. Affrontare questa sfida richiede un impegno determinato e coordinato da parte di tutti gli attori interessati, al fine di garantire che nessuna comunità venga lasciata indietro nell’era digitale in continua evoluzione. Solo attraverso investimenti mirati possiamo garantire un futuro digitale inclusivo e prospero per tutti.

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