Arresti domiciliari

Cronache dal futuro, a cura del docente visionario Edoardo Fleischner (Comunicazione crossmediale all’Università degli Studi di Milano, ma anche progettista crossmediale) per Agendadigitale.eu

Pubblicato il 13 Dic 2013

Edoardo Fleischner

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Arresti domiciliari

Il pulsante del campanello, acquisto da un antiquario, si abbassò a fatica sotto il pollice di Afro Allaa, l’agente navigatore della squadra. La villetta a schiera era d’epoca, della fine del XX secolo.

Flock scodinzolava. Flock correva pattinando sul lucido palquet, lasciando graffi e saliva in abbondanza. “Corri Flock, corri!” gli gridava dietro Gilze. Alta, abbronzata, completamente calva. Aprì la porta e Flock s’infilò fra i polpacci del capo squadra Akila Khaspros e fuggì verso l’angusto giardino.

“Scusi signore, scusi il disturbo, siamo della Memory Squad 11, stiamo cercando la signora Gilze…” pronunciò con voce di routine Khaspros, “possiamo entrare?”

L’uomo, abbastanza in età, forse oltre i 160 anni, saltellò baldanzoso all’indietro e squillò: “Certamente! Ma vi dico subito… Volete del caffè? Lo faccio ancora con le cialde, come una volta… Vi dico subito, che io mi chiamo Igelz e che non ho mai sentito di questa signora Gilza…” “Gilze! Gilze…” corresse Khaspros. Flock abbaiava festoso alle farfalle e tentava di afferrarle con salti piroettanti.

La squadra era al lavoro da settimane. Da quando si erano trovate delle tracce. Forse qualcuno nella galassia non aveva subìto la cancellazione delle proprie memorie col Grande Ictus Mnemonico di due mesi prima. Xina Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente della squadra, aveva trovato frammenti di Replicanti d’Identità, di cuoio cappelluto e di un calcagno, in una località sovraurbana, una delle quasi cinquecentomila che erano state elevate di cento metri sul nuovo livello del mare durante il Grande Arretramento delle Coste.

“Sono brandelli che non dicono nulla… Purtroppo, lo sappiamo, il Grande Ictus Mnemonico ha colpito tutte le nuvole, tutte le neuromemorie e le biomemo connesse… E poi, i replicanti, non possono vivere senza reticolo…” sentenziò Sama Hargo, analista di linguaggio, con gli occhi comunque incuriositi e le labbra solidamente nel dubbio.

“Forse non è così, Sama” “ Forse fra noi vive un mago della privacy, come si chiamava un volta l’Identità Planetaria… qualcuno riuscito, da sempre, a non esistere o a esistere troppo…” rifletté a bassa voce Khaspros.

“Scusami comandante Akila, ma questa è fantascienza…” intervenne cauto Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica. Il bus a due piani, sede di copertura della squadra, girò a sinistra, verso il Giardino Secolare che divideva in due la pluricittà di Nascoora. Di notte viaggiava senza passeggeri, senza osservare il percorso di servizio. Si fermò sotto un platano secolare. Uscirono per sgranchirsi le gambe e ragionare. Stava dilagando la primavera.

Tornò dalla cucina con una moka fumante, cinque tazzine e un barattolo di miele su un vassoio di vetro tenuto a stento in equilibrio dai due moncherini. I capelli neri, ricci e voluminosi le coprivano quasi completamente il volto infastidito.

“Dov’è il signor Igelz!? E’ il tuo trisnonno? Tu chi sei? Grazie del caffè… ma tu chi sei?” Shaiira aveva un dubbio che si affacciava sulla fronte arrugata. “Chi sei…?” ripeté, un po’ meno aggressiva.

“Mi chiamo Lezig e vivo sola… Non ho nessun trisnonno in casa…” La fanciulla si abbassò con difficoltà per depositare il vassoio sul tavolino basso, ripiano a specchio e, china sulla mini caffettiera, sorrise ed irrise.

Il riflesso di quel sirriso rimbalzò nello sguardo di Khaspros.

“Gilze, Igelz, Lezig o come si chiama, lei è in arresto! Lei ora viene con noi!”

“Io, io… io mi chiamo, mi chiamo Ze-Zegil!” balbettò il bimbo piagnucolando, sollevandosi dal tavolino e guardando con sofferenza Khaspros che lo sovrastava immobile.

“Tu sei in arresto! Anche se sembri un bambino! Ci servi… e molto!”

Lungo il ciotolato, oltre il cancelletto, verso la strada, dentro il Cilindro di Irrigidimento, portato a braccia da due agenti della squadra, dove ogni movimento era inibito, si alternavano senza sosta un uomo anziano, una donnona calva, una ragazzina senza mani e un pargoletto di cinque anni. Senza memorie connesse non funzionavano più neppure i vecchi arresti domiciliari.

(7-continua)

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