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Banda ultra larga, la svolta che aspettiamo nel 2017

Indspensabile agire sulla copertura, e in tal senso il 2017 dovrà essere l’anno della svolta, nella speranza che gli interessi economici degli operatori e la burocrazia non mettano i bastoni tra le ruote allo sviluppo delle infrastrutture tanto attese. Fondamentale sarà anche lavorare sull’incentivazione della domanda, facendo leva sul miglioramento delle competenze e sul rinnovamento dei servizi offerti a cittadini e imprese

Pubblicato il 14 Feb 2017

Luca Gastaldi

Direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

Pietro Trabacchi

Osservatorio Agenda Digitale Politecnico di Milano

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A poche settimane dall’inizio del nuovo anno ci rendiamo conto che il 2017 sarà un anno decisivo per la banda ultra larga in Italia, uno dei temi più caldi e rilevanti per l’Italia digitale. L’anno nuovo inizia alla grande: buone notizie per gli italiani, si è conclusa infatti la gara relativa al primo bando Infratel da 1,4 miliardi per la realizzazione della rete in fibra nelle aree a fallimento di mercato in Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto. Enel Open Fiber si aggiudica tutti i lotti, adesso bisognerà aspettare le verifiche sulla congruità dell’offerta prima di iniziare coi lavori. Rimane comunque lo spauracchio ricorsi: TIM infatti si era già appellata al TAR per chiedere l’annullamento della delibera Agcom alla base delle linee guida della prima gara. Il tribunale ha richiesto almeno un ulteriore mese per analizzare i fatti, ma ciò che più preoccupa è la possibilità di un accoglimento del ricorso che porterebbe all’annullamento della gara e a una dilatazione smisurata dei tempi che andrebbe a nuocere a cittadini e imprese, ritardando tutti i piani di digitalizzazione del Paese. Sarà necessario attendere di più per gli altri bandi: ancora in alto mare la messa a punto del terzo che interessa Calabria, Puglia e Sardegna.

In assenza di certezze vediamo quindi di fare il punto della situazione sullo stato delle infrastrutture disponibili nel nostro Paese e l’effettivo utilizzo.

L’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per copertura di banda larga fissa: nel 2015 il 44% delle abitazioni è stata raggiunta da una rete ad almeno 30 Mbps e il 19% a 100 Mbps. Peggio di noi solo Grecia, per connessioni superiori a 30 Mbps, alla quale si aggiungono anche Polonia e Bulgaria per connessioni superiori a 100 Mbps.

La situazione a livello regionale è attualmente molto eterogenea: come mostrato in figura 1 con il 76% di abitazioni coperte a 30 Mbps, la Calabria svetta su tutte le Regioni italiane. La Valle d’Aosta è invece ultima, con circa l’1% delle proprie abitazioni raggiunte. Più in generale, le Regioni del Sud hanno ampia disponibilità di connettività a 30 Mbps, mentre Nord e Centro Italia sono in forte ritardo su tale fronte.

Figura 1. Percentuale di abitazioni coperta da banda larga fissa a 30 Mbps nelle varie Regioni a fine 2015
(
Rielaborazione di dati MISE-Infratel)

Considerazioni diverse vanno fatte per la banda larga a 100 Mbps (Figura 2). In tal caso solo Lombardia e Lazio superano la media nazionale delle abitazioni coperte a tale velocità. Più staccate sono Campania (14%), Liguria (14%), Emilia-Romagna (13%) e Piemonte (13%), mentre le restanti aree presentano una copertura inferiore al 10% delle abitazioni. Le Regioni che hanno registrato i maggiori incrementi durante il 2015 sono invece Campania, Calabria, Molise, Puglia e Basilicata, con aumenti tra il 2% e l’8% delle abitazioni.

Figura 2. Percentuale di abitazioni coperta da banda larga fissa a 100 Mbps nelle varie Regioni a fine 2015
(
Rielaborazione di dati MISE-Infratel)

Se la copertura misura la disponibilità di banda, l’altra faccia della medaglia è rappresentata dal numero di linee attive ed effettivamente utilizzate dagli italiani. Purtroppo siamo indietro anche su questo versante: solo il 53% delle abitazioni italiane usa una connessione a banda larga ad almeno 2 Mbps. Tale percentuale crolla al 3% per connessioni a 30 Mbps e allo 0,5% per connessioni a 100 Mbps. In ritardo anche le imprese italiane: solo il 12% di esse viaggia a 30 Mbps.

Figura 3. Percentuale di abitazioni coperte e che utilizzavano banda larga fissa a 30 Mbps a luglio 2015 
(Rielaborazione degli ultimi dati disponibili su Digital Agenda Scoreboard, Commissione Europea)

L’utilizzo di connessioni veloci nel nostro Paese è strettamente legato alla scarsa copertura precedentemente illustrata. Come mostrato in Figura 3, tuttavia, esiste un 41% di abitazioni italiane che, nonostante sia coperto da linee a 30 Mbps, non ha ancora attivato e utilizzato connessioni a tale velocità. Questo fenomeno non riguarda però solo l’Italia ma si verifica in tutta Europa, anche con maggiore intensità in alcuni Paesi. Da questo ne deduciamo che è indispensabile agire sulla copertura, e in tal senso il 2017 dovrà essere l’anno della svolta, nella speranza che gli interessi economici degli operatori e la burocrazia non mettano i bastoni tra le ruote allo sviluppo delle infrastrutture tanto attese. Fondamentale sarà anche lavorare sull’incentivazione della domanda, facendo leva sul miglioramento delle competenze e sul rinnovamento dei servizi offerti a cittadini e imprese.

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