Il Piano italiano banda ultralarga è la sintesi delle best practices europee. Nel 2012, quando stilammo il regime d’aiuto approvato poi dalla Commissione europea abbiamo prima analizzato pregi e difetti dei Piani già in essere degli altri Stati membri, mantenendo comunque uno sguardo oltreoceano. Questa ricerca però è destinata a continuare per tutta la durata del Piano – che non dovrebbe superare il 2020 se riuscissimo a rispettare i tempi previsti dagli obiettivi comunitari DAE.
Il 1 maggio 2014 la Commissione europea ha pubblicato un aggiornamento alla strategia austriaca per la banda larga, pubblicato tre mesi prima, che punta a migliorare il coordinamento del roll-out delle infrastrutture ultraveloci per accelerare la diffusione del servizio di connettività, riducendo i relativi costi di implementazione. Una strategia in coerenza la direttiva UE degli Stati membri in materia di riduzione dei costi della banda larga fortemente voluta dalla Vicepresidente Neelie Kroes.
La Ministra federale austriaca dei trasporti, dell’innovazione e della tecnologia – Doris Bures – certamente non è seconda a Neelie Kroes per ambizione e visione: nel suo discorso di apertura alla nuova strategia sulle infrastrutture a banda ultralarga del Paese afferma, con estrema assertività e convinzione, che le reti a banda ultralarga, le reti delle nuova società, siano imprescindibili per accelerare lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. L’accesso alle forme moderne di comunicazione, internet-based, ha una funzione fondamentale per la partecipazione alla vita sociale, culturale e politica che le pone al centro del programma del Governo austriaco, il quale salta completamente l’obiettivo intermedio volto a garantire al 100 per cento dei cittadini un servizio di connettività ad almeno 30 mbps, passando direttamente al secondo obiettivo, quello dei 100 mbps che si vuole garantire a ogni austriaco.
Probabilmente dire “nuova strategia” non è una corretta traduzione di ciò che vuole essere il documento in esame: non si tratta infatti di un Piano, bensì di una guida alla pianificazione, progettazione e installazione tecnica delle infrastrutture di telecomunicazione rivolta per lo più ai comuni, ai progettisti e agli sviluppatori al fine di massimizzare le sinergie possibili fra tutte le utilities create nel sottosuolo.
Si tratta insomma di una guida per una pianificazione smart che definisce un livello minimo di standardizzazione dei lavori di scavo comuni a tutte le utilities, mettendo attorno allo stesso tavolo i proprietari delle società nazionali dell’acqua, energia, teleriscaldamento, telecomunicazione, ecc. massimizzandone la cooperazione. Non sono previsti incentivi dunque e nemmeno infrastrutture pubbliche, ma solo un nuovo, più coordinato e intelligente modo di gestire il sottosuolo.
Una strategia corretta, condivisa in tutta Europa e che, in Italia obbliga uno sforzo in più data la complessità della situazione nazionale in termini di stakeholders di riferimento e gestione “non strutturata” del sottosuolo che è stata fatta fino ad oggi. Già, oggi abbiamo messo un t 0 a questa gestione “selvaggia” avviando il progetto sperimentale europeo di Infratel Italia – Virgo, il catasto digitale delle infrastrutture realizzato in valorizzare il patrimonio di infrastrutture esistenti e riutilizzabili nel sottosuolo, ridurre l’impatto ambientale delle opere diminuendo gli scavi, creare le basi per nuovi servizi per le smart cities. Un progetto sperimentale che però, i 12 partner (Infratel, Ericsson, Regione Lombardia, Italdata, Aemcom, EDP Distribucao Energia, Portgas, Intergraph, le municipalità di Brasov e di Porto e le università Tudor e Plus) sono convinti presto diverrà una realtà nazionale.