Avenia: “Regolamento scavi, caos assurdo. Soluzione subito o addio Agenda”

Il presidente di Asstel si appella al nuovo governo: “Valore strategico dell’Ict sottovalutato. Serve un forte commitment politico”. Il settore informatico e delle Tlc in grado di generare una spinta propulsiva al pari di quella di 53 settori messi insieme. Il paradosso del decreto per facilitare banda larga

Pubblicato il 06 Giu 2013

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Lo sviluppo delle Tlc e dell’economia digitale, nella cornice dell’Agenda digitale, deve essere posto in cima all’agenda di Governo come percorso strategico per modernizzare il Paese e aprirlo a nuove opportunità di crescita”. Cesare Avenia, presidente di Asstel, lancia l’appello al nuovo esecutivo e invoca la “responsabilità politica” della Presidenza del Consiglio su un tema, quello dell’innovazione, ancora sottovalutato nel nostro Paese. “Si ha spesso la sensazione che la comprensione del valore strategico dell’Ict sia soprattutto a parole”, sottolinea Avenia evidenziando che “se così non fosse, il suo sviluppo – come avviene nei paesi più avanzati – dovrebbe essere al centro delle politiche economiche, non relegato a una delega contesa da questo o quel ministero”.

Secondo il numero uno di Asstel è necessario procedere “in modo sistematico”, ma affinché ciò sia possibile “occorre che la responsabilità politica di questo percorso faccia capo direttamente alla Presidenza del Consiglio, con un forte commitment politico, in grado di assicurare la convergenza verso gli obiettivi dell’Agenda digitale di tutti gli sforzi e gli interessi dei diversi enti e istituzioni coinvolti a vario titolo dai cambiamenti che le nuove tecnologie della comunicazione comportano nella vita sociale ed economica”.

Dati alla mano il presidente dell’Associazione ricorda che secondo i risultati di uno studio della Società italiana di statistica il settore informatico e delle Tlc (costituito da 6 comparti) è in grado di generare una spinta propulsiva sull’intero sistema produttivo al pari di quella cumulata da ben 53 settori eterogenei fra loro “Vale a dire che l’Ict, pur corrispondendo solo al 6% della domanda complessiva, contribuisce all’aumento della produzione quasi quanto tutti i restanti settori”, sottolinea Avenia. Ecco perché dall’Ict e soprattutto dalla diffusione “estesa, concorrenziale e qualitativa” delle Tlc, “dipendono oggi lo sviluppo, la crescita e la competitività dell’intero sistema Paese”.

Ma non è possibile però considerare il settore alla stregua di quelli tradizionali, ingabbiandolo in logiche di governance e di organizzazione che non sono in grado di farne esplodere il potenziale. “Per le caratteristiche di elevata pervasività e trasversalità, le Tlc e le altre infrastrutture digitali non sono assimilabili a quelle tradizionali e la loro governance non può essere il frutto di una visione parziale – spiega il presidente di Asstel -. L’evoluzione del settore, infatti, deve essere valutata come un processo dinamico di cambiamento, che coinvolge lo sviluppo delle reti fisse e mobili verso la banda larga e ultralarga, Internet e l’universo di scambi che avvengono sul web, il commercio online, le smart cities, l’evoluzione della normativa, la concorrenza, fino a riguardare diritti fondamentali come quelli attinenti l’identità della persona, la privacy, la libertà di espressione. La cornice dell’Agenda digitale, così com’è stata pensata dalla Ue, dovrebbe costituire il disegno organico in cui tutti questi elementi convergono verso il raggiungimento di obiettivi temporali e qualitativi individuati”.

L’Italia però fa fatica a fare il grande salto. E a riprova della “resistenza” all’innovazione che ancora pervade il nostro Paese basta guardare – evidenzia Avenia – ciò che sta succedendo con il regolamento scavi. “Se alla base della governance non vi è tale visione globale, se la leadership politica non ha ancora acquisito la consapevolezza che dotare il Paese di infrastrutture digitali costituisce una vera e propria priorità nazionale, ecco che la mancata emanazione di una semplice norma di tipo amministrativo – concepita per semplificare, ridurre l’impatto, favorire e omogenizzare a livello nazionale le tecniche di scavo per la posa in opera della fibra ottica, che secondo il decreto Crescita 2.0 avrebbe dovuto essere emanata entro il 30 aprile – diventa un ostacolo alla diffusione della banda larga in Italia”.

E così il regolamento scavi si è trasformato in una “vicenda assurda, ma emblematica”, in cui, secondo Avenia, gli interessi particolari di chi gestisce le strade prevalgono sul rispetto della norma primaria e sull’interesse generale “che è quello di usufruire dei vantaggi diretti e indiretti che la fibra ottica porta alla comunità nazionale, non solo in termini di velocità e qualità delle comunicazioni, ma anche agli utenti delle strade e agli stessi gestori che possono beneficiare dei sistemi di mobilità intelligente”. È anche per evitare il ripetersi di vicende di questo tipo per ogni decreto attuativo che richiede il parere di più ministeri ragione, che il presidente di Asstel ritiene determinante che “la responsabilità politica faccia capo direttamente alla Presidenza del Consiglio”.

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