Dopo aver più volte posto l’accento su come la Pubblica Amministrazione, con i suoi circa 130 mld di euro/anno spesi nell’acquisto di beni e servizi, svolga il ruolo strategico per la crescita del nostro Sistema Economico e allo stesso tempo sia in grado di influenzare e guidare il percorso di modernizzazione e di digitalizzazione indicato dalle sette iniziative faro collegate a Horizon2020, è altrettanto necessario evidenziare come la stessa PA abbia la piena responsabilità di favorire la creazione di un ”ecosistema abilitante” propedeutico allo sviluppo dell’Economia Digitale.
Infrastrutture materiali e immateriali, tecnologie abilitanti, servizi di e-government innovativi, competenze e formazione, semplificazione normativa, standard e interoperabilità tra piattaforme e banche dati, sono queste le componenti principali di quell’ecosistema necessario affinché possa svilupparsi, sempre più forte e competitiva, l’attività di impresa, alla luce dell’avvento del nuovo paradigma industria 4.0.
La Pubblica Amministrazione è chiamata a ricoprire un ruolo strategico in questo processo, la cui importanza, se ce ne fosse ancora bisogno, è stata nuovamente evidenziata nella recente iniziativa comunitaria “Strategia per la digitalizzazione dell’industria europea” dove, accanto a progetti su tematiche propedeutiche allo sviluppo del Digital Single Market (5g, cyber security, standard, big data, Internet of things), la Commissione Europea ha dedicato un action plan specifico per l’e-government, con l’obiettivo di modernizzare i servizi pubblici attraverso 20 iniziative che saranno lanciate entro la fine del 2017.
Mentre gli investimenti in infrastrutture di rete, con il Piano strategico per la banda ultralarga, e i servizi di e-government con il Piano per la Crescita Digitale, seppur passibili di miglioramenti e integrazioni in corso d’opera, hanno ben scadenziato il percorso da compiere da qui al 2020 per cercare raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale Europea, è necessario affrontare un discorso a parte per quanto concerne le competenze e le tecnologie abilitanti, in particolare per quelle alla base della diffusione dell’internet delle cose, vero e proprio motore della quarta rivoluzione industriale.
Le competenze rivestono un ruolo primario e strategico per la buona riuscita del processo di digitalizzazione del Paese e dobbiamo avere tutti la consapevolezza che senza una vasta azione culturale su studenti, imprenditori e lavoratori pubblici e privati non è assolutamente pensabile di riuscire a compiere quel salto di qualità in termini di modernizzazione a cui tendono tutte le iniziative di digitalizzazione e semplificazione in atto.
Se per quanto concerne lo sviluppo della cultura digitale a livello di Scuola il Governo sembra aver intrapreso la giusta strada attraverso il Piano Scuola Digitale, nonostante vada decisamente rafforzato non solo a livello di risorse economiche destinate ma anche a livello di contenuti, introducendo ad esempio percorsi mirati di alternanza scuola-lavoro per lo sviluppo di competenze digitali nell’ottica di Industria 4.0, più delicata è la situazione per la formazione al digitale di Pubblica Amministrazione e imprese.
I nostri imprenditori, da sempre predisposti all’innovazione e agli investimenti in nuove tecnologie per migliorare processi e prodotti, devono essere sensibilizzati e accompagnati nel nuovo percorso di digitalizzazione che sta investendo non solo il contesto aziendale ma l’intero scenario economico a livello globale, facendo loro comprendere attraverso best practices e testimonianze di imprenditori di successo come il digitale sia a tutti gli effetti da considerarsi come un fattore strategico della produzione, alla stregua del capitale, della forza lavoro e delle materie prime, e non più un costo bensì un investimento in grado di apportare valore all’azienda e ad offrire opportunità di business per una rapida crescita in termini di produttività e competitività.
Il valore aggiunto quindi sta nel riuscire a comunicare agli imprenditori in maniera efficace e con un linguaggio diretto, attraverso il contributo di altri imprenditori, la correlazione diretta tra il digitale e lo sviluppo del business aziendale e i reali vantaggi connessi all’adozione delle tecnologie e alla trasformazione digitale dei processi, sia in relazione al business che sull’organizzazione del lavoro.
L’interazione uomo-macchine sarà l’asse portante dei nuovi processi produttivi, in un contesto di fabbrica evoluta, connessa, virtuale, flessibile e fortemente customer oriented; l’internet of everything, cose, persone, servizi, dati, sta modificando radicalmente il modo di fare impresa, sostituendo ai criteri di gestione basati su una forte gerarchia elementi di autonomia e flessibilità, richiedendo all’azienda nuove figure professionali in grado di gestire i processi interno e di governarne i rapporti di filiera e di mercato globale.
Proprio dalla diffusione delle tecnologie digitali legate all’internet delle cose e dalla sua applicazione a tutti i settori economici della società, processo oramai irreversibile a livello mondiale, è necessario saper cogliere le opportunità per rilanciare il Paese e accelerarne la competitività e l’attrattività, lato PA offrendo servizi ad alto contenuto innovativo a cittadini e imprese in settori quali Ambiente, Salute, Sicurezza, Trasporti, ossia l’ossatura delle smart cities, lato impresa stimolando e favorendo gli investimenti necessari per accettare la sfida con i competitors mondiali nel campo dell’Agroalimentare, dell’Edilizia, dell’Energia, del Turismo e del Manifatturiero.
Per agevolarne la diffusione e l’adozione bisogna agire su più versanti, contemporaneamente e tempestivamente e il ruolo che il Governo è chiamato a svolgere in questa partita sarà a dir poco determinante.
Anzitutto è necessario accelerare l’implementazione delle reti di connettività e favorire l’adozione della nuova tecnologia mobile 5g, abilitante principale dei servizi basati sull’internet delle cose; allo stesso tempo bisogna agire a livello normativo e regolatorio, favorendo l’adozione di standard aperti e soluzioni interoperabili al fine di evitare inutili sprechi di risorse in termini di costo, duplicazioni di investimenti in software e hardware, e di perdita di produttività e competitività, creazione di sistemi chiusi e contrari alle logiche di filiera e di mercato.
Delle competenze abbiamo già accennato ma credo che non sia affatto ridondante ricordare quanto sia importante favorire una cooperazione tra il mondo dell’industria e quello della formazione, incentivando quanto più possibile il rapporto scuola-università-lavoro, senza trascurare l’alfabetizzazione dei cittadini, con particolare focus sulla terza età.
Anche la Pubblica Amministrazione, in qualità di commitment di tecnologie e soluzioni IoT, avrà un ruolo da attore protagonista nel processo; lo sviluppo delle Smart City e dei servizi di pubblica utilità rappresenta un’ottima opportunità per testare le soluzioni IoT in modalità precommerciale, avviando progetti pilota finalizzati al miglioramento dei servizi pubblici.
Affinché questo percorso possa concretamente avviarsi ed esplicare i suoi benefici a 360° su cittadini e imprese, è necessario che il Governo lo annoveri tra le proprie priorità per la crescita del Paese; l’importanza della fase di divulgazione, in termine di comunicazione dei benefici e delle opportunità, è fondamentale ed è quanto mai prioritario predisporre un piano di comunicazione per illustrare risultati tangibili e vantaggi concreti in grado di coinvolgere nel processo sempre più attori e di catalizzare risorse e idee per agevolarne l’implementazione.