lo studio rise

Banda ultra larga, pro e contro delle alternative alla fibra: il caso svedese

L’Autorità svedese per le tlc stima che per coprire le 400 mila unità abitative del Paese ancora non raggiunte dalla banda ultra larga a almeno 1 Gbps entro il 2025 siano necessari ulteriori investimenti per circa 2 miliardi di euro. Ci sono alternative al FTTH? Uno studio fornisce un approfondimento sulla questione

Pubblicato il 19 Mar 2020

Marco Forzati

RISE Research Institutes of Sweden, Esperto esterno per la Commissione europea

fibre

La strategia europea per la banda larga prevede degli obiettivi ambiziosi. Tra l’altro, si dichiara che entro il 2025 “tutte le unità abitative europee dovranno avere accesso a una velocità di download di almeno 100 Mbps, incrementabile fino a 1 Gbps”.

In Italia e nel resto d’Europa connessioni in fibra sono sempre più diffuse e soprattutto nelle aree urbane. E il piano nazionale banda ultra larga sta portando alla realizzazione di una capillare rete in fibra in Italia, spesso fino all’abitazione. La disponibilità di una rete in fibra diffusa e performante è una condizione fondamentale anche in vista del lancio del 5G. Vediamo perché e quale lezione trarre dall’esperienza maturata in Svezia.

Ultrabroadband: il caso della Svezia

Che cosa implica connettere “tutte” le unità abitative a 100 Mbps, incrementabili a 1 Gbps”? Il caso della Svezia, che tra i primi Stati membri dell’Unione europea ha cominciato la realizzazione di reti in fibra più di 20 anni fa, ci offre un scorcio sulle problematiche del caso. Il paese ha ormai raggiunto circa il 90% di copertura[1] a 1 Gbps.

Questo dato, però, differisce parecchio tra zone urbane e zone rurali, dove la penetrazione si ferma al 50%. La strategia nazionale per la banda larga, adottata nel 2016, prevede che il 98 percento della popolazione del paese dovrà avere accesso ad almeno 1 Gbps entro il 2025.

A metà del decennio appena concluso, i lavori di realizzazione di reti in fibra avanzavano rapidamente. Diversi operatori ed amministrazioni locali annunciavano l’intenzione di investire ingenti somme nell’espansione. Da allora, alcuni importanti operatori attori hanno ritirato o ridotto i loro piani di sviluppo e nell’autunno del 2019, gli attori del settore hanno reso chiaro che una porzione non insignificante delle unità abitative resteranno non connesse alla rete in fibra.

E in effetti gli investimenti nell’ampliamento della rete fissa sono diminuiti nell’ultimo biennio, a un fronte di crescente fabbisogno di investimento per unità abitativa.

L’Autorità svedese per il mercato tlc (post-och telestyrelse, PTS), stima che per raggiungere l’obiettivo per il 2025 siano necessari, oltre agli attuali piani dichiarati, investimenti per circa 2 miliardi di euro.

Copertura con tecnologie alternative al FTTH: pro e contro

La stima ha dato nuova vita al dibattito sul fatto se le 400 mila unità abitative rimanenti non possano essere collegate per mezzo di soluzioni alternative al FTTH, soprattutto nelle zone rurali. In particolare, il fixed wireless access (FWA) viene presentato come più economico ed efficiente rispetto alla fibra.

In tempi di 5G hype, non sorprende sentire operatori parlare di FWA 5G-ready e di vedere politici e funzionari drizzare le orecchie, mentre il dibattito ha cominciato a prendere una piega poco fattuale. È naturalmente vero che le soluzioni radio rappresentano una modalità economicamente vantaggiosa per collegare molti utenti in un’ampia area geografica, ed è pure vero che la tecnologia odierna può offrire elevate velocità di download, vicino all’obiettivo del Gbps.

Ciò che è dubbio, tuttavia, è la possibilità di raggiungere entrambi gli obiettivi contemporaneamente. Come spesso accade, efficienza economica e performance sono obiettivi contraddittori. In sostanza, una rete FWA molto capillare può garantire performance da Gbps a un elevato costo, mentre una rete FWA costruita in larga parte su infrastruttura esistente può collegare tutte le unità abitative a basso costo, ma con performance modeste.

Fixed wireless access, lo studio RISE

Con l’obiettivo di quantificare questa equazione, abbiamo recentemente effettuato uno studio all’istituto di ricerca RISE, finanziato dalla federazione delle reti comunali (Svenska stadsnätsförening, SSNF), che dà un approfondimento rilevante per il dibattito.

Lo studio esegue un’analisi tecnico-economica di tre diversi scenari wireless rispetto a una rete di fibra per connettere fino al 98% delle unità abitative. I risultati confermano che:

  • il FWA basato sull’infrastruttura esistente presenta costi dimezzati rispetto all’opzione FTTH ma le performance sono più di un ordine di grandezza al di sotto degli obiettivi del governo.
  • L’opzione FWA densificato è invece in grado di offrire velocità in linea con gli obiettivi del governo ma i costi superano quelli di una rete FTTH.

I motivi sono sostanzialmente la necessità di costruire una serie di nuovi punti d’accesso in zone rurali non servite da rete elettrica e fibra (essenziale per il backhauling a questi data rates) e dai costi operazionali accumulati sui dieci anni presi come case study . Inoltre, lo scenario FWA comporta rischi di una ridotta concorrenza a livello di fornitori di servizi, mentre la soluzione full-fibre, soprattutto se implementata in modalità wholesale-only, oltre a offrire massima concorrenza per i servizi di banda larga alle unità abitative, fornisce un’infrastruttura aperta per il backhauling delle nuove reti 5G.

I fattori di incertezza

Naturalmente, ci sono diversi fattori d’incertezza, data la complessità del problema: i costi di deployment possono variare enormemente in diversi tipi di terreno, così come i livelli di domanda e conseguenti fattori di over-subscription accettabili, e i costi di dispositivi e di energia futuri.

I risultati sono tuttavia un potente richiamo alla realtà: il 5G non risolverà il problema banda larga; al contrario, rappresenterà un ulteriore e vorace domanda di capacità. In sostanza se vogliamo il 5G dalle super-performance che vendor, operatori mobili e visionari ci promettono, servirà più fibra, non meno; soprattutto nelle zone rurali, dove il business case per gli operatori mobili per costruire infrastrutture dedicate sarà più incerto. Chi si illude del contrario, verrà amaramente deluso.

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  1. Definita come percentuale di unità abitative con una connessione in fibra o in “assoluta prossimità” di un punto d’accesso in fibra, cioè sulla stessa strada, a un civico che sia a un massimo di 4 portoni di distanza. Soluzioni in rame tipo DSL sono state sostanzialmente abbandonate.

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