Parlando per paradossi si potrebbe dire che il Governo toglie le concessioni alle Autostrade reali, ma non a quelle digitali. Perché se esiste un campo cruciale per il futuro dell’Italia in cui intervenire con il celeberrimo “Fate presto”, quel campo è quello delle infrastrutture digitali. E il ritardo, ahinoi, è siderale.
Ci sono tre vulnerabilità da sanare:
- l’assenza di un interlocutore politico,
- la mancanza di un piano strategico di investimenti
- l’incapacità di percorrere l’ultimo miglio dei provvedimenti normativi.
Il caos politico è drammatico e rischia di causare l’esodo delle nostre aziende all’estero. Manca un punto di riferimento: il ministro per l’Innovazione è senza portafogli ed è legata in maniera pericolosa all’azienda di partito, la Casaleggio Associati, che ha pensato bene di citare tra i consulenti per il Piano nazionale per l’innovazione; il ministro Patuanelli, tra i pochi elementi da salvare nella squadra di Governo, non sembra interessato alla partita; sottosegretari e viceministri sono ancora (!) incredibilmente senza deleghe.
Secondo vulnus: mancano strategia e fondi. Lo schiaffo più violento, passato quasi sotto silenzio (la Lega proverà a rimediare con un emendamento al Milleproroghe), è stata la demolizione del credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo dal 50% al 12%. E poi ci domandiamo come mai in Italia le start-up siano solo 10.000 con nemmeno un miliardo di euro loro dedicato. Istituire un ministero all’Innovazione per battezzare a Torino un pullmino a guida autonoma è davvero troppo poco. A luglio 2019 l’allora ministro pentastellato per il Sud, Barbara Lezzi, rilanciando il CoBul dichiarava: “È necessario accelerare la digitalizzazione del Paese, attraverso la realizzazione di una infrastruttura di rete veloce, efficiente e soprattutto accessibile su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. Con il lancio della seconda fase della Strategia nazionale per la Banda Ultralarga, vogliamo ribadire l’importanza di uno sviluppo tecnologico che si rende necessario per creare finalmente quelle autostrade digitali di cui il Paese ha bisogno”.
Quelle autostrade digitali, di cui non viene mai messa in dubbio la concessione, non ci sono, e sono fermi 1,3 miliardi di euro per i voucher per la banda ultralarga, nonostante la Risoluzione promossa dalla Lega e approvata all’unanimità dalla IX Commissione della Camera. Soldi veri, pezzi enormi di Pil bloccati come pure i fondi per blockchain e intelligenza artificiale, 45 milioni di euro per il 2019-2021 incredibilmente dimenticati nei corridoi della burocrazia ministeriale.
La terza e ultima ferita, quella più profonda, è l’incapacità di percorrere l’ultimo miglio. La fotografia restituita da Open Fiber nelle audizioni alla Camera è raggelante: a novembre i lavori di posa della fibra erano stati completati soltanto in 5 comuni a fronte dei 5.554 previsti dal piano BUL relativo alle aree bianche. Dovessero anche diventare 500 in queste settimane, è questa la #smartnation di Conte e Pisano?
Attenzione a giocare con gli inglesismi, o la nostra rischia di trasformarsi in una piccola nazione…