L’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), pubblicato ogni anno dalla Commissione europea al fine di monitorare i progressi compiuti dagli Stati membri nel settore digitale, permette di avere chiara evidenza che, nonostante i trend in miglioramento degli ultimi mesi, in tema connettività l’Italia ha ancora molto lavoro da fare: l’impulso significativo frutto dell’attuazione della Strategia per la Banda Ultralarga e l’avvio di interventi come “Italia a 1 Giga” e “Italia 5G” deve progressivamente essere supportato da un attento lavoro di sensibilizzazione e accompagnamento alla trasformazione, da parte sia del Governo che delle imprese.
Desi 2021: solo la cultura salverà i cittadini da una PA digitale ancora troppo imbranata
Connettività, com’è messa l’Italia
Ponendo proprio l’attenzione sulla componente connettività del DESI, nonostante l’incremento di copertura e diffusione delle reti ultra-broadband nel corso del 2020, l’Italia si attesta al 23° posto tra gli Stati membri dell’UE, scendendo di ben 4 posizioni rispetto alla classifica DESI dell’anno scorso. Nel 2020 la percentuale di famiglie coperte da rete fissa ad altissima capacità (FTTH, FTTB o cavo) era del 34%, un aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2019, ma ancora notevolmente al di sotto della media UE del 59%. Il roll out della fibra è rallentato tra il 2019 e il 2020 e sono necessari ulteriori sforzi per aumentare la copertura delle reti ad altissima capacità.
Ben il 93 per cento degli italiani è invece coperto da banda ultra larga normale o superiore (almeno 30 Megabit).
In quanto alla copertura 5G invece, secondo il DESI l’8% delle zone abitate in Italia era coperto dal 5G a metà 2020, dato inferiore alla media UE del 14%. Tuttavia, è bene specificare che, a partire dalla seconda metà del 2020 e con l’inizio del 2021, il deployment della rete 5G in Italia ha avuto un’impennata vertiginosa, superando il 90% di copertura a settembre 2021, soprattutto grazie all’accelerazione impressa dagli operatori del settore e in particolare da quelli che hanno potuto sfruttare l’integrazione di asset già pronti per gli standard tecnologici richiesti. Quest’incremento porterà l’Italia nelle prime posizioni tra i paesi per copertura 5G, anche se nel frattempo in altri paesi gli operatori stanno proseguendo spediti con il roll out della rete 5G: per esempio in Germania entro la fine del 2021 Deutsche Telekom prevede di coprire in 5G il 90% della popolazione, mentre in Francia Free già a fine 2020 dichiarava di coprire in 5G il 70% della popolazione.
Gli indicatori del DESI mostrano pertanto un quadro digitale dell’Italia in continua evoluzione, in cui la crisi pandemica ha accentuato alcune criticità e mostrato la necessità di colmare al più presto ritardi digitali e tecnologici. La spinta alla digitalizzazione del nostro Paese è, non a caso, uno degli elementi cardine su cui si poggia l’insieme di riforme e investimenti previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il piano italiano per la ripresa e la resilienza, il più ampio dell’UE, prevede un ammontare di risorse per il periodo 2021-2026 pari a circa 191,5 miliardi di euro. Il 21,04% di tale importo (circa 40,3 miliardi) è destinato alla transizione digitale.
I progetti per sostenere la diffusione di banda larga ultraveloce e 5G
La connettività gioca un ruolo centrale nella sfida alla riduzione del divario digitale, nello sviluppo tecnologico del Paese e di conseguenza al raggiungimento di posizioni sempre più competitive in classifica DESI. Dei 48 miliardi di euro stanziati a piano per la digitalizzazione, 6,7 miliardi sono infatti dedicati a 5 progetti volti a sostenere la diffusione della banda larga ultraveloce e le reti 5G: “Italia a 1 Giga“, “Italia 5G“, “Scuole connesse“, “Sanità connessa” e “Collegamento isole minori“.
L’Italia digitale vista dal DESI
Dal 2014 la Commissione europea pubblica il DESI ogni anno. La fotografia fornita dall’analisi aiuta gli Stati membri a valutare il proprio livello ed evoluzione nei principali ambiti digitali, nonché a individuare i settori di intervento prioritari.
Nell’edizione 2021 del DESI l’Italia si colloca al 20° posto fra i 27 Stati membri dell’UE, scalando di 5 posizioni rispetto allo scorso anno.
Al fine di tener meglio conto dei recenti sviluppi tecnologici e digitali, da quest’anno gli indicatori dell’indice DESI sono stati strutturati in base ai quattro settori principali della bussola per il digitale: capitale umano, connettività, integrazioni delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.
Considerando le quattro dimensioni in esame, l’Italia supera la media UE solo in merito all’integrazione delle tecnologie digitali, posizionandosi al 10° posto a livello UE (+ 12 posizioni rispetto allo scorso anno), in particolare per il livello di intensità digitale di base raggiunto dal 69% delle PMI italiane (maggiore di 9 punti percentuali rispetto alla media UE), l’uso della fatturazione elettronica e l’importante crescita dei servizi cloud, che registra un aumento di 23 punti percentuali rispetto al 2018 e nel 2020 si attesta al 38%, superiore di 12 punti percentuali rispetto alla media UE. Tale balzo era auspicabile visti i grandi passi avanti fatti dalle imprese nell’utilizzo e nell’adozione di soluzioni digitali (cloud, eCommerce, smart working, etc.) a fronte del periodo pandemico.
Ancora molto negativo è invece il valore italiano delle competenze digitali, posizionando il nostro Paese al 25° posto nel rapporto 2021 in termini di capitale umano: solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (56 % nell’UE) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (31 % nell’UE). Al contrario, si è registrato un aumento (+6 punti percentuali) in merito agli utenti online italiani che utilizzano servizi di amministrazione online (e-government) e all’adozione di piattaforme abilitanti per i servizi pubblici digitali da parte delle pubbliche amministrazioni. La fotografia dell’Italia sconta l’utilizzo, per molti degli indicatori di dettaglio di questo pillar, di dati aggiornati al 2019 e cioè pre-pandemia. Sono stati molti, infatti, gli italiani che hanno sviluppato competenze digitali per ovviare alle limitazioni del COVID.
Il piano “Italia 5G”
Con uno stanziamento di 2,02 miliardi di euro, il piano “Italia 5G”, approvato dalla “Strategia nazionale per la banda ultralarga – Verso la Gigabit Society”, è tra i più ambiziosi e necessari all’interno del programma di digitalizzazione del paese, e si pone come obiettivo la diffusione di infrastrutture mobili 5G nelle “aree a fallimento di mercato”, ossia nelle aree nelle quali si rende necessario un intervento pubblico per raggiungere gli obiettivi di connettività previsti a Piano entro il 2026. Il programma prevede inoltre l’incentivazione di ulteriori misure su specifiche aree come corridoi di trasporto e strade extraurbane.
L’importante crescita nella copertura 5G nel territorio nazionale dovrà tuttavia essere accompagnata da una crescente adozione da parte di popolazione e imprese di soluzioni e servizi abilitati dalla rete 5G.
Secondo il report “5 ways to better 5G”, pubblicato a maggio 2021 da Ericsson e con dati aggiornati a fine 2020, solo l’1% degli utilizzatori di smartphone (15-69 anni) in Italia utilizza connessioni 5G. Un ulteriore 2% invece vorrebbe provare connessioni mobili di quinta generazione ma non ha ancora smartphone abilitati mentre il 23% ha uno smartphone 5G ma utilizza ancora piani mobili 4G. Le percentuali si avvicinano molto a quelle italiane anche per altri paesi UE, quali Finlandia, Francia, Germania e Romania. Leggermente migliore è invece la situazione dei vicini di casa svizzeri, in cui l’8% degli utilizzatori di smartphone utilizza connessioni 5G. Buoni anche i valori americani, in cui si registra che il 5% degli utilizzatori di smartphone utilizza connessioni 5G ed il 14% vorrebbe provare connessioni mobili di quinta generazione ma non ha ancora smartphone abilitati. Nettamente migliore è invece la situazione in South Korea: ben il 18% degli utilizzatori di smartphone utilizza connessioni 5G ed un ulteriore 9% sarebbe disposto a provare, ma non ha ancora smartphone abilitati.
Rispetto al 2020, il livello di conoscenza della tecnologia 5G per le aziende italiane è in continua crescita: dalla ricerca 2021 dell’Osservatorio 5G & Beyond del Politecnico di Milano, il valore dell’anno scorso di “conoscenza nulla”, pari al 48% del campione, è sceso fino al 27%, mentre quello di “conoscenza buona/ottima” è salito dal 24% al 30%. Anche i dati dell’ICT Monitor Business di EY confermano questi trend. Secondo le aziende intervistate da EY, migliorare i processi aziendali (51%) e avere a disposizione applicazioni che rispondono in tempo reale (44%) sono le principali aree su cui il 5G potrà fornire un impatto positivo. La velocità di connessione, la bassa latenza e la possibilità di interconnettere elevate quantità di device e sensori saranno gli elementi abilitanti delle nuove reti 5G in grado di spingere l’adozione di soluzioni tecnologicamente avanzate, quali smart manufacturing, smart logistics e smart building