DESI

Banda ultralarga e 5G: l’Italia migliora, ma resta ancora molto da fare

Gli indicatori del DESI mostrano pertanto un quadro digitale dell’Italia in continua evoluzione, in cui la crisi pandemica ha accentuato alcune criticità e mostrato la necessità di colmare al più presto ritardi digitali e tecnologici. Cosa è stato fatto e cosa resta da fare

Pubblicato il 26 Nov 2021

Silvestro Demarinis

Business Consulting Director EY

Irene Pipola

Italy TMT Leader di EY

Piattaforma digitale nazionale dati

L’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), pubblicato ogni anno dalla Commissione europea al fine di monitorare i progressi compiuti dagli Stati membri nel settore digitale, permette di avere chiara evidenza che, nonostante i trend in miglioramento degli ultimi mesi, in tema connettività l’Italia ha ancora molto lavoro da fare: l’impulso significativo frutto dell’attuazione della Strategia per la Banda Ultralarga e l’avvio di interventi come “Italia a 1 Giga” e “Italia 5G” deve progressivamente essere supportato da un attento lavoro di sensibilizzazione e accompagnamento alla trasformazione, da parte sia del Governo che delle imprese.

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Connettività, com’è messa l’Italia

Ponendo proprio l’attenzione sulla componente connettività del DESI, nonostante l’incremento di copertura e diffusione delle reti ultra-broadband nel corso del 2020, l’Italia si attesta al 23° posto tra gli Stati membri dell’UE, scendendo di ben 4 posizioni rispetto alla classifica DESI dell’anno scorso. Nel 2020 la percentuale di famiglie coperte da rete fissa ad altissima capacità (FTTH, FTTB o cavo) era del 34%, un aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2019, ma ancora notevolmente al di sotto della media UE del 59%. Il roll out della fibra è rallentato tra il 2019 e il 2020 e sono necessari ulteriori sforzi per aumentare la copertura delle reti ad altissima capacità.

Ben il 93 per cento degli italiani è invece coperto da banda ultra larga normale o superiore (almeno 30 Megabit).

In quanto alla copertura 5G invece, secondo il DESI l’8% delle zone abitate in Italia era coperto dal 5G a metà 2020, dato inferiore alla media UE del 14%. Tuttavia, è bene specificare che, a partire dalla seconda metà del 2020 e con l’inizio del 2021, il deployment della rete 5G in Italia ha avuto un’impennata vertiginosa, superando il 90% di copertura a settembre 2021, soprattutto grazie all’accelerazione impressa dagli operatori del settore e in particolare da quelli che hanno potuto sfruttare l’integrazione di asset già pronti per gli standard tecnologici richiesti. Quest’incremento porterà l’Italia nelle prime posizioni tra i paesi per copertura 5G, anche se nel frattempo in altri paesi gli operatori stanno proseguendo spediti con il roll out della rete 5G: per esempio in Germania entro la fine del 2021 Deutsche Telekom prevede di coprire in 5G il 90% della popolazione, mentre in Francia Free già a fine 2020 dichiarava di coprire in 5G il 70% della popolazione.

Gli indicatori del DESI mostrano pertanto un quadro digitale dell’Italia in continua evoluzione, in cui la crisi pandemica ha accentuato alcune criticità e mostrato la necessità di colmare al più presto ritardi digitali e tecnologici. La spinta alla digitalizzazione del nostro Paese è, non a caso, uno degli elementi cardine su cui si poggia l’insieme di riforme e investimenti previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il piano italiano per la ripresa e la resilienza, il più ampio dell’UE, prevede un ammontare di risorse per il periodo 2021-2026 pari a circa 191,5 miliardi di euro. Il 21,04% di tale importo (circa 40,3 miliardi) è destinato alla transizione digitale.

I progetti per sostenere la diffusione di banda larga ultraveloce e 5G

La connettività gioca un ruolo centrale nella sfida alla riduzione del divario digitale, nello sviluppo tecnologico del Paese e di conseguenza al raggiungimento di posizioni sempre più competitive in classifica DESI. Dei 48 miliardi di euro stanziati a piano per la digitalizzazione, 6,7 miliardi sono infatti dedicati a 5 progetti volti a sostenere la diffusione della banda larga ultraveloce e le reti 5G: “Italia a 1 Giga“, “Italia 5G“, “Scuole connesse“, “Sanità connessa” e “Collegamento isole minori“.

Il piano “Italia 5G”

Con uno stanziamento di 2,02 miliardi di euro, il piano “Italia 5G”, approvato dalla “Strategia nazionale per la banda ultralarga – Verso la Gigabit Society”, è tra i più ambiziosi e necessari all’interno del programma di digitalizzazione del paese, e si pone come obiettivo la diffusione di infrastrutture mobili 5G nelle “aree a fallimento di mercato”, ossia nelle aree nelle quali si rende necessario un intervento pubblico per raggiungere gli obiettivi di connettività previsti a Piano entro il 2026. Il programma prevede inoltre l’incentivazione di ulteriori misure su specifiche aree come corridoi di trasporto e strade extraurbane.

L’importante crescita nella copertura 5G nel territorio nazionale dovrà tuttavia essere accompagnata da una crescente adozione da parte di popolazione e imprese di soluzioni e servizi abilitati dalla rete 5G.

Secondo il report “5 ways to better 5G”, pubblicato a maggio 2021 da Ericsson e con dati aggiornati a fine 2020, solo l’1% degli utilizzatori di smartphone (15-69 anni) in Italia utilizza connessioni 5G. Un ulteriore 2% invece vorrebbe provare connessioni mobili di quinta generazione ma non ha ancora smartphone abilitati mentre il 23% ha uno smartphone 5G ma utilizza ancora piani mobili 4G. Le percentuali si avvicinano molto a quelle italiane anche per altri paesi UE, quali Finlandia, Francia, Germania e Romania. Leggermente migliore è invece la situazione dei vicini di casa svizzeri, in cui l’8% degli utilizzatori di smartphone utilizza connessioni 5G. Buoni anche i valori americani, in cui si registra che il 5% degli utilizzatori di smartphone utilizza connessioni 5G ed il 14% vorrebbe provare connessioni mobili di quinta generazione ma non ha ancora smartphone abilitati. Nettamente migliore è invece la situazione in South Korea: ben il 18% degli utilizzatori di smartphone utilizza connessioni 5G ed un ulteriore 9% sarebbe disposto a provare, ma non ha ancora smartphone abilitati.

Rispetto al 2020, il livello di conoscenza della tecnologia 5G per le aziende italiane è in continua crescita: dalla ricerca 2021 dell’Osservatorio 5G & Beyond del Politecnico di Milano, il valore dell’anno scorso di “conoscenza nulla”, pari al 48% del campione, è sceso fino al 27%, mentre quello di “conoscenza buona/ottima” è salito dal 24% al 30%. Anche i dati dell’ICT Monitor Business di EY confermano questi trend. Secondo le aziende intervistate da EY, migliorare i processi aziendali (51%) e avere a disposizione applicazioni che rispondono in tempo reale (44%) sono le principali aree su cui il 5G potrà fornire un impatto positivo. La velocità di connessione, la bassa latenza e la possibilità di interconnettere elevate quantità di device e sensori saranno gli elementi abilitanti delle nuove reti 5G in grado di spingere l’adozione di soluzioni tecnologicamente avanzate, quali smart manufacturing, smart logistics e smart building

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